Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/09/2015, a pag. 7, con il titolo " Le grandi manovre sulla Siria " l'analisi Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
L’incontro a New York fra Javad Zarif e John Kerry segna l’inizio del tentativo russo-iraniano di trovare una composizione diplomatica alla guerra siriana facendo leva sulla realpolitik maturata a seguito dell’intesa di Losanna sul nucleare di Teheran. Zarif è portatore della proposta, confezionata dal Cremlino, di una transizione a Damasco che lasci Bashar Assad alla presidenza per un «certo periodo di tempo ». L’intento è fare leva sugli Usa per arrivare ad un accordo con i Paesi sunniti che sostengono i ribelli islamici non- Isis ovvero Arabia Saudita, Turchia e Qatar.
Il patto Russia-Iran
A disegnare l’offensiva diplomatica russo-iraniana è quanto sta avvenendo a New York. Ieri Zarif ha visto Kerry che gli ha confermato la volontà di «soluzioni pacifiche in Siria e Yemen ». Oggi sarà il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ad incontrare il Segretario di StatoUsa per confezionare una piattaformadestinataadessere esaminata, domani, nel summit fra Obama e Putin. L’Iran fa da apripista a Putin. E Washington manda segnali di disponibilità conWendySherman, vice di Kerry, che dice: «Comprendiamo che può esserci una soluzione politica se Assad resta per un certo periodo di tempo, con un qualche incarico, mentre si svolge la transizione».
Baratto Yemen-Siria?
Kerry parla di «sviluppi positivi », ma resta da vedere se Washington riuscirà a convincere Riad, Ankara e Doha. Un’ipotesi, che circola fra i diplomatici arabi è un baratto fra due guerre in corso: Teheran potrebbe abbandonare i ribelli houthi in Yemen in cambio dell’avallo sunnita ad una transizione che comprenda «Assad».
Tregua a Zabadani
A suggerire che qualcosa si sta muovendo in Siria c’è l’intesa sul cessate il fuoco in tre località fra Hezbollah, sostenuto dall’Iran, e i ribelli islamici appoggiati da Turchia, Qatar e sauditi. L’accordo negoziato dall’Onu prevede, nell’arco di sei mesi, il ritiro dei ribelli islamici accerchiati da Hezbollah a Zabadani e l’evacuazione dei civili sciiti da Foua e Kefraya. Oltre allo scambio di circa 500 prigionieri.
La minaccia di Putin
A rendere credibile l’iniziativa russo-iraniana è il rafforzamento della presenza militare del Cremlino in Siria. Gli aerei da combattimento a Latakia sono già più di 30, i russi costruiscono altre due basi nella costa alawita e danno inizio nel Mediterraneo Orientale a manovre navali - con oltre 40 unità della flotta del MarNero - che dureranno un mese. La visibilità dello schieramento serve a Putin per recapitare a Washington un messaggio affidato da «fonti russe» all’agenzia Bloomberg: «Senza un accordo di coordinamento con la coalizione anti-Isis,Mosca inizierà propri raid». È il secondo aspetto dell’iniziativa russa sulla Siria: il Cremlino è pronto ad attaccare i ribelli anti-Assad. Ovvero: Riad, Ankara e Doha devono sapere che rifiutando l’offerta di Zarif-Lavrov vedranno i propri alleati bersagliati dai Sukhoi. Ma non è tutto, perché a Baghdad i russi creano una «war room» congiunta con Iran, Iraq e Siria destinata a diventare la cabina di regia di una coalizione anti-Isis guidata dal Cremlino e dotata di forze di terra credibili. A differenza di quella, solo aerea, creata dalla Casa Bianca a cui partecipano molte nazioni europee. Latakia tallone d’Achille
Putin è all’offensiva, politica e militare, in Siria. Ma l’intervento russo ha un tallone d’Achille. Latakia, sede dell’aeroporto dove arrivano uomini e mezzi a bordo degli Antonov Condor, è una zona a rischio perché si tratta di una città in origine sunnita che gli Assad hanno alterato demograficamente consegnandola agli alawiti e dove ora si accumulano migliaia di profughi, in gran parte sunniti. Il rischio di una rivolta anti-Assad è tale da obbligare i governativi a circondare i quartieri sunniti. Se dovesse iniziare, i russi si troverebbero immersi nel conflitto. I razzi contro gli aerei russi ad Humaymin e i mortai sull’ambasciata russa a Damasco suggeriscono le volontà dei gruppi islamici di sfidareMosca. Jaysh Al-Islam promette: «I russi non saranno mai al sicuro» e la Siria «diventerà un loro cimitero, come l’Afghanistan». Senza contare che il Califfo di Isis avrebbe ordinato ai jihadisti ceceni il sequestro di soldati russi.
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