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La Repubblica Rassegna Stampa
24.09.2015 I disegnatori Riss e Plantu divisi sulle vignette che 'offendono l'islam'
Commento di Anais Ginori

Testata: La Repubblica
Data: 24 settembre 2015
Pagina: 39
Autore: Anais Ginori
Titolo: «Le vignette di Maometto dividono Riss e Plantu»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/09/2015, a pag. 39, con il titolo "Le vignette di Maometto dividono Riss e Plantu", il commento di Anais Ginori. Che Plantu - su Le Monde -sposasse teorie terzomondiste - e che avesse un debole per gli odiatori di Israele - non è una novità. D'altra parte, in nome del "politicamente corretto", si è sempre rifiutato di disegnare qualsiasi soggetto che potesse anche solo lontanamente offendere l'islam.

Ecco l'articolo, che mette a confronto le opinioni dei due disegnatori:

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Anais Ginori

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Plantu sostiene "Charlie": "Sono Charlie, ma..."
Ottima vignetta su Plantu, quel 'ma' vale un intero articolo sull'ipocrisia e cinismo del vignettista di Le Monde

E' uno scontro ideologico che cova da tempo nel mondo dei vignettisti. Esisteva già prima degli attentati del 7 gennaio, anche se l’attacco a Charlie Hebdo ha in qualche modo sospeso la discussione, in uno slancio di solidarietà con la redazione colpita. Nove mesi dopo la polemica riemerge, com’è naturale che sia. Più che una rivalità tra disegnatori è infatti un dibattito profondo sul senso di un mestiere antico, ma che nella nostra epoca, improvvisamente, sembra scomodo, persino pericoloso. E così un incontro tra Plantu, il famoso vignettista di Le Monde , e Riss, direttore di Charlie Hebdo , è diventato la rappresentazione di due posizioni quasi antitetiche sullo stesso tema.

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Riss (Laurent Sourisseau)

Il dilemma è noto. Disegnare o non disegnare Maometto? Ovvero rispettare il diktat di una credenza iconoclasta seguita da milioni di fedeli, tra cui una minoranza di fanatici, oppure non accettare questo limite, in nome della sacrosanta libertà di espressione. «Si può essere più furbi degli intolleranti: basta aggirare il divieto», ha spiegato Plantu facendo l’esempio di una vignetta del danese Carsten Graabaek in cui ci sono Dio, Yahvé e Maometto che si domandano se possono ancora stare sulla stessa nuvola. Con un dettaglio: il volto di Maometto è sfocato, come si fa in tv quando si vuole difendere l’identità di qualcuno. «In questo caso il divieto non è aggirato», ha risposto Riss a Plantu. «È stato rispettato», continua il disegnatore secondo cui Graabaek si è piegato agli integralisti.

La distanza tra Plantu e Riss non è sorprendente. L’incontro era organizzato a Parigi da Cartooning for Peace, l’associazione fondata nel 2006 da Plantu e l’ex Segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, proprio all’indomani delle violenze suscitate nel mondo arabo dalle prime vignette su Maometto pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten . I problemi e le minacce a Charlie Hebdo cominciarono in quell’anno, visto che il settimanale satirico si era associato alla pubblicazione e ha poi proseguito nella stessa battaglia. Accettando l’invito di Cartooning for Peace era chiaro che Riss non si sarebbe trovato d’accordo con il presidente dell’associazione, che milita invece per il dialogo tra mondi e culture. Plantu non ha mai voluto disegnare Maometto, ironizzando anche su questo limite in un celebre disegno “Je ne dois pas dessiner Mahomet” finito in prima di Le Monde nel 2005, quando tutto è cominciato.

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Plantu (Jean Plantureux)

L’associazione si definisce come una rete internazionale di vignettisti «impegnati con ironia per il rispetto delle culture e delle libertà». Plantu rivendica la possibilità di un’autocensura. «Bisogna rispettare la percezione di chi è coinvolto dal disegno», ha detto. «Anche io ho una percezione ma non è per questo che la imporrò agli altri», ha risposto Riss, ferito durante l’attacco del 7 gennaio e che ora vive sotto scorta. «È un discorso inaccettabile », ha proseguito il direttore di Charlie Hebdo . «Non dobbiamo seguire criteri emotivi». Alla base c’è anche un diverso modo di interpretare il ruolo del vignettista. Il “partito” di Plantu è quello di chi vuole provocare una riflessione attraverso un sorriso. Riss invece è meno incline all’umorismo e ribatte: «I nostri disegni non servono a far ridere. Hanno una dimensione politica».

Non bisogna cedere al ricatto di chi vive nella paura di Dio, ha concluso, e vorrebbe instaurare una “società teocratica”. Lo scontro tra Plantu, che riconosce una “responsabilità” del disegnatore, e Riss, direttore di un giornale che ha scritto sotto la testata “irresponsabile”, è destinato probabilmente a continuare in una società, come quella francese, che fortunatamente permette ai vignettisti di ogni credo la possibilità di esprimersi e pubblicare. Anche dentro a Charlie Hebdo sono apparsi punti di vista meno radicali. Luz, storico nome che lascerà il settimanale la prossima settimana, ha annunciato che non farà più disegni di Maometto. Paura? «No — ha risposto a Repubblica qualche mese fa — sono stufo, non mi interessa più».

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