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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.09.2015 A Parigi stasera vertice europeo su Siria, Iran, Libia
Cronaca di Giuseppe Sarcina

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 settembre 2015
Pagina: 15
Autore: Giuseppe Sarcina
Titolo: «Vertice su Siria e Libia, l'Italia viene tenuta fuori»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/09/2015, a pag. 15, con il titolo "Vertice su Siria e Libia, l'Italia viene tenuta fuori", la cronaca di Giuseppe Sarcina.

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Giuseppe Sarcina

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Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo

Appuntamento a Parigi, per stasera, ora di cena. Menù politico di massimo interesse per l’Europa: Iran, sicuramente Siria, probabilmente Libia. Ma il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha previsto solo altri tre commensali: il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, quello britannico Philip Hammond e Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Chiusa la due giorni di vertici corali sull’immigrazione a Bruxelles, l’Unione europea riparte da un trilaterale che sarebbe dovuto restare riservato. Il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni,non è stato chiamato.

Da Roma nessun commento, mentre da Bruxelles si fa sapere che «gli inviti sono partiti da Parigi e che la cena è un incontro tra i componenti europei del gruppo 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna più la Germania ndr) che ha negoziato con l’Iran. Si farà il punto della situazione dopo l’accordo e in questo senso si parlerà anche di Siria». La spiegazione non convince la diplomazia italiana che, secondo una ricostruzione affidabile, non sarebbe stata neanche ufficialmente informata. Qualcuno nel governo si aspettava almeno una telefonata da Federica Mogherini, candidata con decisione all’incarico europeo da Matteo Renzi, giusto un anno fa. I tre ministri partiranno dal nucleare iraniano e rapidamente arriveranno all’ esodo dei siriani. Guerra e immigrazione, e dentro c’è anche la Libia, fanno ormai parte dello stesso dossier.

La scorsa settimana il segretario di Stato americano John Kerry ha visto prima il britannico Hammond e poi il tedesco Steinmeier. La linea degli Stati Uniti poggia su un paio di punti fermi: no a un intervento militare massiccio in Siria, sì ad azione mirate contro l’Isis. Ma il mini-direttorio europeo è diviso: i francesi sono pronti a bombardare le posizioni dello Stato Islamico, i britannici anche, senonché il premier David Cameron non sembra avere la maggioranza in Parlamento per autorizzare l’intervento; i tedeschi vogliono solo sentire parlare di negoziati. Qualunque sia la strategia che prevarrà, tutti gli altri Paesi europei dovranno semplicemente adeguarsi. Fabius, Steinmeier e Hammond terranno conto anche della relazione presentata ieri al vertice di Bruxelles da Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.

Tusk è appena tornato da un lungo giro nei campi di accoglienza di Libano, Giordania e Turchia. Ha descritto una situazione devastante, sostenendo che in tutta la regione ci sono «10-12 milioni di potenziali rifugiati che potrebbero diventare potenziali migranti». Cifre difficili da controllare, ma per mantenere l’allarme al massimo livello bastano i quasi due milioni di profughi siriani ospitati dalla Turchia. «I campi di accoglienza turchi di fatto sono ormai aperti», ha riferito Tusk.. Al di là dell’appoggio finanziario promesso da Bruxelles, il governo di Istanbul insiste: dobbiamo creare una zona cuscinetto fuori dai confini in cui accogliere i rifugiati sotto il controllo di Turchia, Ue e Usa. Non sarà una cena leggera.

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