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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.09.2015 Io vivo dopo 50 frustate tra la folla che osannava Allah
Testimonianza di Raif Badawi, l'eroe musulmano, sotto tortura in Arabia Saudita

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 settembre 2015
Pagina: 20
Autore: Raif Badawi
Titolo: «Io vivo dopo 50 frustate tra la folla che osannava Allah»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/09/2015, a pag.20, con il titolo "Io vivo dopo 50 frustate tra la folla che osannava Allah ", una anticipazione del libro di Raif Badawi pubblicato dall'ed.Chiarelettere

 Nel 2008 Badawi ha fondato il forum online «I liberali sauditi» sul rapporto tra politica e religione. Condannato a 10 anni di carcere e 1.000 frustate, ha subito le prime 50 a gennaio. A febbraio ha dettato le parole seguenti alla moglie  che vive all'estero per telefono.

Il compito che mi ero proposto era di cercare una nuova lettura del liberalismo in Arabia Saudita e di fare la mia parte nel diffondere l'«illuminismo» nella società araba, abbattendo i muri dell'ignoranza, incrinando la visione sacrale delle autorità religiose e promuovendo un minimo di pluralismo e di rispetto per la libertà di espressione, i diritti delle donne, delle minoranze e dei poveri. Era questa la mia vita quando, nel 2012, sono stato gettato in una cella in compagnia di gente accusata d'ogni sorta di delitto: ladri, assassini, trafficanti di droga, persino stupratori di bambini. Frequentare queste persone ha cambiato molte cose, a cominciare dai miei preconcetti. Immaginate di trascorrere le vostre giornate in uno spazio non più grande di 20 metri quadrati. E immaginate di dover condividere quello spazio con altre 30 persone, su cui pende l'accusa di ogni genere di reato! (...) Quando sono in bagno, ultimamente, mi capita di guardarmi attorno. Mucchi di carta igienica sporca, rifiuti ovunque, pareti imbrattate, porte sprangate e arrugginite. Un giorno mentre scorrevo le centinaia di scritte incise sulle pareti sudice della toilette della cella comune, una frase mi è balzata agli occhi: « La soluzione è il laicismo!». Sopraffatto dallo stupore, mi sono strofinato gli occhi come per convincermi che fosse davvero lì! Sorridendo tra me mi sono messo a rimuginare su chi potesse aver scritto quelle parole. Quella breve frase, bella e così insolita, mi ha sorpreso e rallegrato immensamente. Il fatto che tra le centinaia di volgarità scarabocchiate in tutti i dialetti arabi sulle pareti dei bagni abbia potuto leggere un pensiero del genere significa che da qualche parte, in questa prigione, c'è almeno una persona in grado di capirmi. Di comprendere ciò per cui ho lottato, il motivo per cui mi trovo rinchiuso. (...) Quando la mia adorata moglie Ensaf mi ha detto che una grande casa editrice in Germania voleva raccogliere i miei articoli, tradurli e farne un libro, inizialmente ho accolto la notizia con scetticismo. Voglio essere sincero: all'epoca in cui scrissi il primo post non avrei mai immaginato che un giorno i miei interventi su un blog potessero diventare un libro. Mi considero un uomo esile sia pure tenace, sopravvissuto per miracolo a 50 colpi di frusta davanti a una folla osannante che gridava senza sosta Allahu Akbar. SII, il tribunale mi ha condannato alla pena di morte, commisurata alla «gravità dell'apostasia dell'islam». La pena è stata poi ridotta a io anni di carcere, a i000 colpi di frusta e a una multa di un milione di rial. Mentre scrivo queste righe ho già scontato tre anni e mia moglie è all estero coi nostri tre figli perché le pressioni erano ormai insostenibili. E tutta questa sofferenza solo perché avevo espresso la mia opinione. Ecco, è questo il prezzo delle parole che state per leggere!

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

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