Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/09/2015, a pag.11, con il titolo " Svolta sulla Siria, via al negoziato Usa-Russia ", l'analisi di Guido Olimpio.
Guido Olimpio Putin e Obama
WASHINGTON - Prove di forza e dialogo attorno alla Siria. Mosca, secondo l'intelligence statunitense, ha spostato quattro caccia nella base siriana di Latakia. Mossa attesa che conferma come Putin prosegua con l'assistenza all'amico Assad. Mossa importante che coincide con un altro evento significativo: un contatto diretto tra i due apparati militari dopo un anno di gelo. Il segretario della Difesa americano Ashton Carter ha avuto un colloquio telefonico di 5o minuti con il ministro della Difesa di Mosca Sergei Shoigu. Come si dice in questi casi si è trattata di una discussione «costruttiva». Anzi, Shoigu ha sostenuto che le posizioni sono vicine o «coincidono» su molti aspetti, versione per addolcire i contrasti di questi mesi. Che restano profondi come evidenzia un'esclusiva di Foreign Policy. I1 Pentagono sta rivedendo i piani di contingenza non escludendo un conflitto con la Russia nella regione del Baltico. Un'indiscrezione che racchiude chiaramente un messaggio in questa fase delicata su più fronti. Carter e Shoigu hanno discusso su come evitare incidenti ora che le forze russe sono sbarcate nel territorio siriano e gli aerei statunitensi non sono lontani. Aspetti tecnico-militari che servono a preparare il terreno per discussioni ben più ampie sulle possibili soluzioni politiche per la guerra. Da Londra il segretario di Stato John Kerry ha parlato di Vertice possibile Putin e Obama potrebbero incontrarsi a fine mese durante i lavori alle Nazioni Unite numerose opzioni allo studio ed è parso concedere tempo al raìs siriano, almeno nel breve termine. Un quadro in movimento dove potrebbe trovare spazio un vertice tra Vladimir Putin e Barack Obama entro la fine del mese all'Onu. La catena di eventi è stata piuttosto veloce. E iniziata con le informazioni sull'arrivo di unità russe in Siria, nell'area di Latakia, e sul flusso lento ma continuo di rifornimenti per mare e per via aerea in sostegno di Assad. Poi l'offerta del Cremlino a Washington per un'azione comune contro il terrorismo con il chiaro intento di spingere gli Stati Uniti verso Assad. Inoltre i russi hanno proposto qualche forma di coordinamento. La Casa Bianca ha traccheggiato, quindi ha accolto l'idea di dialogo. Non poteva fare diversamente, troppo pericoloso agire in modo indipendente in uno scacchiere così affollato e confuso. La manovra di Putin è stata affiancata da una raffica di dichiarazioni. Parole che riportano all'abbraccio fraterno sovietico ai satelliti dell'Est. Damasco: sappiamo che se ci sarà bisogno la Russia sarà al nostro flanco. Mosca: se ci sarà una richiesta di intervento militare la esamineremo. In realtà, i russi operano già al flanco dell'esercito lealista. Dopo diverse centinaia di soldati, qualche tank e alcuni elicotteri d'attacco, Mosca ha fatto arrivare quattro caccia. «Attività difensive», le ha definite Shoigu. I governativi ne hanno bisogno. Ieri è stato segnalato che avrebbero sparato dei razzi contro l'aeroporto di Latakia, il terminale del «ponte» russo. Il Pentagono ritiene che presto sarà pronta una base avanzata per lanciare una campagna aerea contro gli avversari del regime. Infatti sono attesi aerei adatti a questo profilo di missione. Deve pensare al domani anche la Casa Bianca. E non è facile. Obama ha convocato i consiglieri per esaminare un nuovo piano che di fatto degrada il progetto di addestrare 5 mila insorti siriani affidabili. Il primo esperimento è andato male. Dei 6o mandati in missione ne sono rimasti 4 o 5. Gli altri sono stati spazzati via dagli avversari, i qaedisti di Al Nusra. Ora il Pentagono pensa in piccolo: solo 50o ribelli che saranno inseriti in altre formazioni, in particolare i curdi del movimento Ypg, nel Nordest della Siria. 11 loro compito sarà quello di agevolare i raid aerei. In questo contesto spuntano le rivelazioni di Foreign Policy sul fronte baltico e gli scenari del Pentagono. I generali americani studiano opzioni nel caso i russi dovessero attaccare un Paese membro della Nato e missioni statunitensi al di fuori dell'Alleanza. D'accordo, sono ipotesi ma che riportano Mosca nella casella dei potenziali nemici considerando il rischio di guerra. Non accadeva dal 1991.
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