Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/09/2015, a pag. 11, con il titolo "Anche Israele lascia campo a Putin", l'intervista di Fabio Scuto a Ely Karmon, esperto di geopolitica mediorientale e docente all'International Institute for Counter-Terrorism di Herzliya, in Israele.
Fabio Scuto, Ely Karmon
«Non è una sorpresa l’arrivo di Putin sulla scena siriana, del resto è dall’accordo tra Stati Uniti e Russia del 2012 sul disarmo batteriologico che Mosca ha progressivamente occupato un ruolo fondamentale nel conflitto, e poi c’è il fallimento strategico dell’America in tutto il Medio Oriente». Non fa certo sconti all’America di Obama il professor Ely Karmon, docente all’International Institute for Counter-Terrorism di Herzilya e osservatore attento di quanto accade in Siria e Iran.
L’impegno di Mosca quindi non la sorprende? «Per tutti questi anni la Russia ha appoggiato Assad e poi non dobbiamo dimenticare l’intervento iraniano attraverso gli Hezbollah libanesi e altre milizie sciite — irachene, afghane e pakistane — che combattono in Siria a fianco del regime».
E la Casa Bianca lo ha sempre saputo? «La debolezza di Obama sullo sfondo della crisi ucraina ha dato a Putin la spinta necessaria per aumentare il proprio ruolo militare, anche con forze aeree dispiegate sul campo. Certo, il pretesto è colpire i miliziani dello Stato Islamico ma questo aiuta chiaramente il regime... e questo è paradossale perché Putin ha fatto di tutto per spedire i ceceni e i pakistani che combattevano nel Caucaso verso Siria e Iraq».
Il premier Netanyahu è molto allarmato… «La Russia è sempre più coinvolta in Medio Oriente, non solo in Siria ma anche in Iran e gode anche di libertà d’azione da Israele. Ma c’è il timore che gli armamenti destinati ad Assad possano passare nelle mani di Hezbollah. Ecco perché Netanyahu andrà a Mosca».
La campagna militare americana contro l’Is è un fallimento? «Non hanno dispiegato una forza aerea seria. Basta confrontare i raid con quelli compiuti dalla nostra aviazione su Gaza l’anno scorso, sono stati 15 volte più numerosi di quelli Usa contro l’Is. Questa operazione è un completo fallimento, hanno speso centinaia di milioni di dollari per addestrare 54 ribelli. Una strategia totalmente inadeguata, oppure scelta per non far cadere il regime».
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