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Italia Oggi Rassegna Stampa
12.09.2015 Dopo l'alià in Israele. Ritornare in Francia ? Sì, per le vacanze
Cronaca di Ettore Bianchi

Testata: Italia Oggi
Data: 12 settembre 2015
Pagina: 15
Autore: Ettore Bianchi
Titolo: «Parigi cerca talenti in Israele»

Riprendiamo da ITALIA OGGI del 12/09/2015, a pag.15, con il titolo " Parigi cerca talenti in Israele ", la cronaca di Ettore Bianchi. Un racconto molto efficace sui rapporti Francia-Israele, l'alià degli ebrei e il loro inserimento nell'economia  israeliana.

La Francia sta cercando di attirare talenti hi-tech da Israele. Sono i famosi cervelli in fuga, che evidentemente non esistono solo in Italia: ebrei, che avevano lasciato il loro paese in cerca di fortuna. Ora Parigi vuole riprenderseli, ma l'operazione non sta avendo granché successo, perché in molti hanno risposto che si lavora meglio dalle parti di Tel Aviv.
Non è certo un'esperienza incoraggiante quella vissuta in prima persona dal ministro francese dell'economia Emmanuel Macron, che ha visitato la sede di Technion, l'istituto israeliano di tecnologia. Uno degli studenti si è addirittura permesso di replicare con una battuta: sì, per le vacanze. Qualcun altro ha domandato se la Francia si sta impegnando a sufficienza per far fronte all'ondata di attacchi antisemiti che si è verificata ultimamente.
Se Oltralpe mancano imprenditori specializzati nell'alta tecnologia, gli ebrei francesi si stanno ricollocando proprio nella nazione ebraica. E questo non soltanto per il clima di paura vissuto in Francia, ma anche per l'abilità israeliana nel coltivare le start up innovative. Così, una volta raggiunta un'ottima preparazione in questa università di alto livello, i neo imprenditori, che non rimpiangono certo la rigidità del sistema educativo e professionale francese, rimangono nella nazione mediorientale dove avviano nuove imprese che danno lavoro ad addetti sul posto.


Suscitando l'invidia del governo francese, che però sembra avere attualmente le armi spuntate per far tornare a casa i talenti. Il forte incremento di partenze alla volta di Israele sta preoccupando non poco il presidente François Hollande e i suo collaboratori. La comunitò ebraica in Francia, composta da quasi 500 mila persone, è in costante diminuzione e questo contribuisce a impoverire il tessuto economico.
Il ministro dell'economia ha detto che molte di queste persone, emigrate in Israele, possiedono molta energia e vitalità e vogliono innovare e creare lavoro in loco, mentre potrebbero farlo altrettanto bene in Francia.
Per avvalorare questa tesi, Macron ha fatto riferimento a misure governative come gli incentivi fiscali e l'accorciamento dei tempi per i contenziosi giudiziari. Ma ha anche aggiunto che il clima culturale è diverso: c'è meno predisposizione al rischio e, una volta raggiunta una posizione, si tende a conservarla.
Comunque Parigi ha accantonato 200 milioni di euro per finanziare start up e incubatori, esentando dal pagamento delle tasse i nuovi imprenditori e i loro investitori fino all'85% del guadagno nel caso in cui rimangano proprietari dell'azienda per almeno otto anni.
Ma chi si è stabilito in territorio israeliano ribatte che in Francia manca il valore aggiunto della tranquillità.
L'anno scorso, in seguito al riacutizzarsi del conflitto fra Israele e palestinesi nella striscia di Gaza, diverse imprese detenute da ebrei in Francia furono prese di mira con atti di vandalismo. Un giovane imprenditore attivo in Israele ha spiegato, senza troppi giri di parole, che essere ebrei in Francia è come far parte di una squadra di calcio nella quale nessuno ti passa la palla. Davvero poco incoraggiante.

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