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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.08.2015 Barenboim vuole suonare a Teheran, sa che è un modo per legittimare il regime degli ayatollah
La protesta del ministro della Cultura israeliano Miri Regev

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 agosto 2015
Pagina: 16
Autore: la redazione
Titolo: «Israele a Berlino: 'Barenboim non suoni a Teheran'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/08/2015, a pag. 16, la breve "Israele a Berlino: 'Barenboim non suoni a Teheran' ".

Affermare che la musica sia capace di avvicinare tutti gli uomini abbattendo le frontiere che li dividono è in tutta evidenza un modo per aggirare il problema.  Il problema è che l'Iran è un regime sanguinario fondato sulla legge del Corano in cui i diritti delle minoranze etniche, delle donne, degli omosessuali e di tutti coloro che non si piegano alla volontà del clero sciita vengono quotidianamente calpestati. E' inoltre un Paese che minaccia di distruzione Israele e che cerca di perseguire l'obiettivo dando appoggio a formazioni terroriste come Hezbollah e Hamas, dotandosi di armi nucleari, grazie anche alle fallimentari politiche dell'Occidente e di Obama in primo luogo.
Per questi motivi suonare a Teheran è un aiuto indiretto all'accettazione di un regime estremista che non può essere accettato. B. ci va di corsa, questo è ovvio, ma è la Germania a dover dire no grazie.

Ecco la breve:

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Daniel Barenboim

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Miri Regev

Un crescendo di tensione diplomatica tra Israele e Germania dovuto a un concerto di musica classica. L’ex direttore artistico della Scala di Milano dal 2011 al 2014, l’israelo-argentino Daniel Barenboim, ha confermato di voler dirigere un concerto a Teheran con la «Staatskapelle» di Berlino, durante la visita di Angela Merkel in Iran il prossimo ottobre.

Dura la reazione di Israele: per la ministra della Cultura Miri Regev quest’idea rischia di legittimare un Paese come l’Iran «che foraggia il terrorismo, è dietro Hezbollah, la Jihad islamica e Hamas e i suoi capi hanno le mani inondate di sangue». Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, favorevole all’iniziativa, ha risposto che la musica è un’arte «accessibile a tutti, al di là di confini nazionali, religiosi e etnici». A complicare la situazione, il fatto che Barenboim non gode di buona fama tra i vertici di Israele per le sue posizioni di grande apertura e verso i palestinesi.

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lettere@corriere.it

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