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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.08.2015 Israele unita contro l'estremismo
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 agosto 2015
Pagina: 29
Autore: Davide frattini
Titolo: «Israele, l'estremismo e la rivolta delle coscienze»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/08/2015, a pag. 29, con il titolo "Israele, l'estremismo e la rivolta delle coscienze", il commento di Davide Frattini.

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Davide Frattini

«Vergognarsi di loro. Vergognarci di noi. Di far parte del popolo che ha prodotto queste persone». «Pensare che non era questo l’ideale. Non era per questo che abbiamo fatto il servizio militare». «Pensare che ci piacerebbe vivere da qualche altra parte, dove la gente parla del tempo che fa». «Sapere che non possiamo vivere in nessun altro posto. Che siamo troppo legati, con ogni nostra fibra, a questo luogo». La rabbia e il dolore di Eshkol Nevo finiscono sulla prima pagina del quotidiano Yedioth Ahronoth , il più venduto in Israele. Lo scrittore usa la parola «vergogna», la stessa scelta dal presidente Reuven Rivlin quando al palco a Gerusalemme condanna i terroristi ebrei che hanno ammazzato il piccolo Ali, 18 mesi, con una bottiglia incendiaria lanciata dentro la finestra di casa.

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Reuven Rivlin

Rivlin parla di altre fiamme, quelle che «stanno incendiando il Paese, che permettono di uccidere in nome della Torah». Prima di essere eletto presidente, è stato tra i leader del Likud, fa parte di quella destra contraria alla soluzione dei due Stati, a una nazione per i palestinesi. Ma Rivlin — come il ministro della Difesa Moshe Yaalon che ha insistito perché il governo estendesse ai radicali ebrei le misure applicate agli estremisti palestinesi — è anche consapevole da sionista che una Israele travolta dai razzisti e dai fanatici non può resistere. Come scrive Eshkol Nevo: «Sapere che non c’è alternativa all’alzarsi in piedi e al combattere per l’immagine di questo Paese.

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Eshkol Nevo

La maggioranza silenziosa deve, semplicemente deve, smettere di essere silenziosa. Prima che sia troppo tardi». Adesso gli ultranazionalisti religiosi minacciano il presidente, lo avvertono «rischi di fare la stessa fine di Yizthak Rabin», il primo ministro assassinato nel novembre di vent’anni fa per aver firmato la pace con Yasser Arafat. Lo chiamano «Rivlin l’arabo», per loro è un insulto. Lui sceglie di rendere pubblico il suo messaggio anche in arabo perché vuole parlare a tutti.

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