Da AVVENIRE di oggi, 02/08/2015, a pag.4, riprendiamo l'intervista di Federica Zoja dal titolo "Israele merita un governo diverso che sappia parlare con gli arabi". Abituati come siamo a vedere distorta la realtà israeliana sul quotidiano dei vescovi, l'intervista a Yair Lapid - non dimentichiamo che fa parte dell'opposizione- ci pare corretta, per questo la segnaliamo volentieri, Anche se il titolo ha privilegiato la critica a Israele.
Ecco l'articolo:
Yair Lapid Federica Zoja
Israele merita un governo diverso. Per la pace con i palestinesi è necessario sedersi a un tavolo con i Paesi arabi. Sono queste le linee direttrici del pensiero politico di Yair Lapid, fondatore del partito Yesh Atid (C'è un futuro, ndr) nel 2012. Ministro delle Finanze nel governo Netanyahu fino al dicembre 2014, rappresentante della classe media laica, ora Lapid è all'opposizione. Venerdì scorso, a Duma, vicino a Nablus, l'abitazione di una famiglia palestinese è stata incendiata mentre i suoi abitanti dormivano all'interno. Tutto fa pensare che si tratti di un altro attacco a opera di coloni ultranazionalisti. Qual è la sua opinione in merito?Una tragedia terribile. Considero i responsabili dei terroristi come quelli dello Stato islamico (Is) o di al-Qaeda. Mi vergogno del fatto che siano ebrei come me. E la netta maggioranza degli israeliani, inclusi il primo ministro Netanyahu e il presidente, la pensano allo stesso modo. Senza alcuna esitazione dobbiamo contrastare questa gente, che ha dichiarato guerra prima di tutto allo Stato di Israele. Non pensa che ci sia un collegamento fra gli episodi di intolleranza nei confronti dei palestinesi di Cisgiordania - in aumento negli ultimi dieci anni - e la politica di ampliamento delle colonie israeliane in atto?Sono critico rispetto alle strategie dell'attuale esecutivo in materia di insediamenti, ma non penso ci sia una connessione diretta. Un esempio: quando Is decapita la gente non giudichiamo questi atti in termini politici; si tratta di follia. Allo stesso modo, se una bomba Molotov viene gettata nella casa di una famiglia che dorme, è un atto disumano. A seguito delle demolizioni a Beit El, colonia vicina a Ramallah, forze dell'ordine e coloni si sono affrontati con violenza. Si aspettava un'escalation di tale portata? Speravo che non si verificasse, ma non c'è modo di prevedere le azioni dei folli. La radicalizzazione di alcune fasce della popolazione israeliana è in crescita. Come fermare questo processo? Il problema ha a che fare con la mancanza di strategie coerenti. Lo Stato di Israele ha bisogno di presentarsi a una conferenza regionale insieme ai palestinesi, all'Egitto, all'Arabia Saudita, alla Giordania e agli Stati del Golfo. Sarebbe il primo passo sulla strada di un accordo fra Israele e palestinesi con adeguate misure di sicurezza. Così Israele manterrebbe i principali blocchi di insediamenti, ma cederebbe - con grande tristezza - quelli isolati nel cuore dei centri urbani palestinesi. In più di un'occasione, l'esecutivo Netanyahu è parso ostaggio degli alleati nazionalisti. Con la stampa internazionale preferisco evitare di criticare il governo. Dirò soltanto che, in quanto esponente dell'opposizione, sia chiaro che io ritengo quanto segue: meritiamo un esecutivo diverso. Abu Mazen è a un passo dal denunciare Israele presso la Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità. Quali conseguenze dirette per Israele?Sarebbe una mossa unilaterale controproducente. Vogliamo rendere il conflitto più profondo oppure cercare di risolverlo? Puntiamo al dialogo o a mettere altre barriere sul cammino? E poi, dopo aver presentato la denuncia, Abu Mazen non dovrà forse rispondere a domande pesanti sul terrorismo palestinese? Israele è uno Stato democratico con una Corte Suprema forte. Pensa che la tensione di questi giorni potrebbe sfociare in una terza Intifada? Faremo di tutto per evitarlo. Ma anche i palestinesi devono fare la loro parte. L'incitamento contro Israele nei media palestinesi e nel sistema scolastico è anti-semitico e invita apertamente a uccidere gli ebrei. Questo deve finire.
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Zeev Sternhell U.De Giovannangeli
Sull 'UNITA' nuova versione, di oggi, 02/08/2015, con il titolo "Impunità e fanatismo, Israele va nelle direzione sbagliata" Umberto De Giovannangeli intervista Zeev Sternhell.
l'accanimento è quello tipico della vecchia UNITA', è cambiato il formato ma non la linea, anche se adesso la proprietà appartiene a un banchiere. Udg continua ad intervistare Zeev Sternhell, come se in Israele non esistesse un pensiero differente. Comprendiamo quanto a un certo comunismo trinariciuto manchi l'ordine che viene dall'alto, al quale il compagno deve obbedire, ma Udg esagera, anche se la nuova gestione partorita dal Governo Renzi ha di fatto mantenuto la vecchia linea. L'amicizia di un banchiere ha riportato in vita la vecchia testata, alle banche i soldi non mancano, se poi l'investimento è cattivo - e questo è assodato fin dall'inizio - saranno i correntisti a pagare il deficit. E' sempre successo così, e così sarà per l' UNITA'.
Per chi volesse informazione, eviti Sternhell e legga la Cartolina di oggi di Ugo Volli.
Ecco l'articolo:
«Ora il primo ministro si dice scioccato e promette "tolleranza zero" verso gli assassini del neonato palestinese. Ma questa "tolleranza zero" non può riguardare solo aspetti di polizia, ma deve estendersi all'ideologia fanatica, a quella cultura dell'impunità che arma la mano a questi terroristi. Ed è una ideologia che non riguarda solo le punte più estreme del movimento dei coloni, ma permea anche forze che oggi governano il Paese. Ma dubito fortemente che Benjamin Netanyahu si spingerà mai sino a questo punto».
A parlare è il più autorevole storico israeliano: Zeev Stemhell. Tra le sue opere, ricordiamo «Nascita d'Israele. Miti, storia, contraddizioni»; «Nascita dell'ideologia fascista»; «Contro l'illuminismo. Dal XVIII secolo alla guerra fredda», editi in Italia da Baldini Castoldi Dalai. Nel 2008, è stato insignito della più prestigiosa onorificenza culturale e scientifica del suo Paese: il Premio Israele per le Scienze politiche. Sternhell, 80 anni, coscienza critica d'Israele, sa cosa significa entrare nel mirino dei terroristi dell'ultradestra ebraica: il 25 settembredel 2008, rimase ferito dallo scoppio di un ordigno artigianale piazzato sulla porta della sua abitazione a Gerusalemme. «Di fronte a questa escalation di violenza e d'intolleranza verso chiunque manifesti una "diversità" rispetto ad una idea integralistica della "purezza ebraica" e di "Eretz Israel", la Sacra Terra d'Israele - rimarca lo storico israeliano - la domanda da porsi non è più dove sta andando il negoziato di pace con i palestinesi, condotto consapevolmente su un binario morto dai governi a guida Netanyahu, ma dove sta andando Israele. E la sua direzione di marcia è inquietante e va nella direzione opposta di quella tratteggiata dal sionismo». Professor Sternhell, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha usato parole durissime contro gli autori dell'attacco alla casa palestinese, in cui ha perso la vita un bambinodi 18 mesi. «Prendo atto di queste parole, ma se non ricordo male furono pressappoco le stessec he Netanyahu utilizzò dopo che un diciassettenne palestinese fu rapito e arso vivo a Gerusalemme. Netanyahu non vive sulla luna, legge i rapporti dello Shin Bet (il servizio di sicurezz ainterno israeliano, ndr), vede la televisione ed è perfettamente a conoscenza dei tanti episodi di violenza di cui si sono macchiate le frange più estreme del movimento dei coloni. Oggi parla di "tolleranza zero" ma essa non può ridursi a un pur importante problema di polizia, ma deve investire l'ideologia stessa che arma la mano di questi criminali». Quail sono i cardini dl questa ideologia? «Un mix di messianesimo religioso, da popolo eletto.e utltra nazionalismo. E l'ideoogia che vede in ogni diversità una minaccia moraie alla purezza ebraica", e coloro che ne sono portatori vanno combattuti e se possibile eliminati: siano essi arabi, gay, ebrei che hanno osato dialogare col "Nemico". Per coloro che hanno dato fuoco alla casa del piccolo Ali, Yigal Amir, l'assassino di Yitzhak Rabin è un eroe e non un criminale quale egli è. Costoro non sono dei corpi estranei alla società israeliana, affermarlo è da irresponsabili. Sono invece delle metastasi cancerogene che stanno minando la stessa democrazia israeliana, sono l'espressione più estrema e brutale, ma non isolata, di una destra che considera i coloni, anche quelli più duri, come dei nuovi pionieri dello Stato ebraico. Questa gente è cresciuta nella convinzione che tutto le fosse permesso, e che nei Territori palestinesi la vera legge fosse la loro. Ed ora vediamo le conseguenze di tutto cib. Quando si banalizza questo fenomeno o peggio ancora si giustificano questi "patrioti", allora siamo di fronte all'inizio dello sfaldamento della democrazia che, di per se stessa, è una forma fragilissima di regime, da tenere continuamente sotto protezione. Se si ledono le fondamenta di questa struttura, tutto l'edificio può crollare. Ed è ciò che, purtroppo, sta accadendo». Lei invoca una rivolta culturale, non solo politica, contro l'Israele dell'intolleranza. «Il termine più appropriato è una rivolta delle coscienze. Ecco, quello di cui avverto maggiormente la necessità: lo svilupparsi di un movimento d'opinione capace di scuotere la coscienza collettiva, di trasformare la psicologia di una nazione. Un movimento che dica con forza che nei Territori non possono più esistere due modelli legali, uno per i palestinesi e uno per i coloni. Per quanto mi riguarda, continuerò a sostenere che nei Territori vige un regime coloniale che va abbattuto. Per il bene della pace, per il bene d'Israele». I coloni oltranzisti l'accuserebbero di tradimento, i più benevoli di essere un sognatore. «A smuovere il mondo sono i "sognatori", coloro che hanno il coraggio di portare avanti una visione. Senza questi "sognatori" lo Statod'Israele non sarebbe mai nato. E un argomento che è stato al centro di nostre precedenti conversazioni. Non possiamo, non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà: ed è la realtà dei fatti, sono tragedie come quella consumatasi a Nablus che ci dicono che l'occupazione sta corrodendo le basi della nostra democrazia, così come la colonizzazione dei Territori occupati alimenta una cultura dell'illegalità. Tutto questo non ha nulla a che vedere con quei valori che furono a fondamento del pionierismo sionista. Non si tratta di mitizzare il sionismo, ma di avere coscienza che l'obiettivo finale non era solo quello di creare un focolaio nazionale per il popolo ebraico, ma anche di far vivere un Paese "normale". E questa normalità è oggi minacciata dai terroristi che dicono di agire in nome e per conto del "popolo eletto". Dovremmo essere in tanti a gridare: "non in mio nome, assassini"»
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