Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/08/2015, a pag.14, con il titolo "Destra israeliana divisa sui coloni", il commento di Davide Frattini.
Davide Frattini
Davide Frattini è un corrispondente da Israele cui vanno riconosciuti competenza e accuratezza. Vorremmo però rivolgergli, con tutto il rispetto per il suo lavoro, di provare a citare anche parole che non godono della benedizione politicamente corretta, quindi parole scomparse dal vangelo giornalistico. Per esempio, perchè non scrivere con Cisgiordania anche i nomi di Giudea e Samaria ? In fondo si sono chiamati così per migliaia di anni, contengono gran parte della Storia di Israele, sarebbe una citazione storica più che corretta. Cisgiordania è una invenzione delle potenze imperialista europee quando si sono divise l'impero ottomano. E poi, perchè sempre territori 'occupati' e non invece 'contesi', come dovrebbe essere logico, in quanto stabilito persino negli accordi Oslo, firmati anche da Arafat ? Scrivendo occupati - occupati soltanto da Israele- si condanna già Israele, si evita di dire che quei territori avranno una apparteneza definitica solo dopo un accordo fra le parti. Che però non c'è ancora.
Lo chiediamo a Davide Frattini, non ai vari Giorgio,Salerno, De Giovannageli & Co.non siamo così ingenui. Ma a Frattini sì, perchè darebbe il via a un sano ripensamento su un liguaggio che influenza il lettore invece di informarlo.
Ecco l'articolo:
Il ministro della Difesa e il suo vice condividono il corridoio nel grattacielo-fortezza della Kiriya a Tel Aviv. Poco altro li unisce fin da quando Eli Ben Dahan è stato imposto dal suo partito e Moshe Yaalon gli ha tolto l'unico potere che davvero gli interessasse: quello di decidere le costruzioni (o fermare le demolizioni) nelle colonie israeliane in Cisgiordania. Così pochi giorni fa Yaalon si è sentito dare del «pericoloso pacifista» dal vice e dagli altri parlamentari di Focolare Ebraico per aver ordinato all'esercito di procedere con l'abbattimento di due case a Beit El. L'ex capo di Stato Maggiore è convinto quanto gli ultranazionalisti che edificare nei territori occupati sia parte della missione sionista. Non fino al punto di trasgredire una decisione della Corte Suprema: mentre Yaalon faceva eseguire quello che i giudici avevano stabilito, alcuni ministri nella coalizione incitavano a usare le ruspe sì ma per «distruggere» la Corte. Frasi che Yaalon ha definito da irresponsabili. «Va al di là della sua comprensione — commenta Yossi Verter sul quotidiano liberal Haaretz — come il ministro dell'Istruzione abbia l'arroganza di attaccare gli alti magistrati». «Un'altra lezione di Educazione civica come questa e il nostro Paese è perduto», avrebbe mormorato ai suoi consiglieri.
I disordini a Beit El hanno mostrato le fratture nella destra al potere, che pure è stata unanime nel condannare come «terrorismo» l'attentato di venerdì all'alba contro la famiglia palestinese Dawabshah, il piccolo Ali bruciato vivo da una bottiglia incendiaria,la polizia sospetta gli estremisti ebrei. Negli scontri dopo il funerale un giovane arabo è stato ucciso. Divisioni. Il premier Benjamin Netanyahu che per evitare una crisi di governo approva la costruzione di 300 abitazioni a Beit El come risarcimento, ancora Yaalon che si oppone perché la decisione è come capitolare davanti alla violenza. II presidente Reuven Rivlin — già tra i leader del Likud, contrario alla soluzione dei due Stati — che proclama «mi vergogno perché gli assassini di Ali vengono dal mio popolo» e quelli che potrebbero essere i suoi elettori ad augurargli su Face-book la stessa fine del laburista Yitzhak Rabin, ammazzato da un terrorista di destra.
Dentro i due edifici a Beit El si sono asserragliati i giovani cresciuti nel trauma del ritiro dalla Striscia di Gaza, ragazzi che alcuni leader del movimento ammettono di non capire più: «È un branco che ha perso il contatto con la realtà».
Moshe Orbach, uno dei capi di questo branco, è stato incriminato per aver compilato il manuale che spiega come organizzare il «tag mehir», un'operazione punitiva per intimidire i palestinesi e far capire alla polizia israeliana che qualunque tentativo di imporre la legge in Cisgiordania ha un costo («tag mehir» in ebraico significa cartellino del prezzo): le moschee o le chiese incendiate, le pecore dei pastori arabi avvelenate. «Qualche volta non ci basta — scrive Orbach — colpire le proprietà. Così diamo fuoco a una casa e ai suoi abitanti». È quello che è successo venerdi a Duma. Gli investigatori stanno ricostruendo gli attacchi del passato che — «solo per un caso», fa notare Haaretz — non avevano causato vittime. «Le forze di sicurezza, il Parlamento, í tribunali — critica Ron Ben-Yishai sul canale i24 — non possono lavarsene le mani ancora una volta. Avessero trattato i terroristi ebrei allo stesso modo di quelli arabi avrebbero potuto prevenire molti degli atti vandalici e l'ultima tragedia».
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