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La Repubblica Rassegna Stampa
01.08.2015 Israele: serve unità contro gli estremisti
Abraham B. Yehoshua intervistato da Guido Andruetto

Testata: La Repubblica
Data: 01 agosto 2015
Pagina: 15
Autore: Guido Andruetto
Titolo: «'Clima di odio mai visto, nessuno ferma gli estremisti'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/08/2015, a pag. 15, con il titolo "Clima di odio mai visto, nessuno ferma gli estremisti", l'intervista di Guido Andruetto a Abraham B. Yehoshua.

L'auspicio con cui termina l'intervista, ovvero che l'Europa possa giocare un ruolo maggiore per la soluzione del conflitto del mondo arabo-islamico contro Israele, ci sembra azzardato. L'esperienza, anche quella più recente, dovrebbe insegnare che l'Europa ha posizioni tutto fuorché equilibrate su Israele e mondo arabo.

Ecco l'articolo:

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Abraham B. Yehoshua

Soltanto quarantotto chilometri separano Nablus da Tel Aviv. L’urlo che si leva dalla Cisgiordania dopo l’attentato incendiario in cui ha perso la vita un bimbo palestinese rimbomba nella casa silenziosa dove Abraham B. Yehoshua è intento a scrivere nel suo studio. Il grande romanziere israeliano risponde al telefono con un tono di voce affranto, colmo di dolore. «Trovo davvero spaventoso quanto è accaduto — confessa — è stato un atto di violenza terrificante. Non so cosa pensare, sono profondamente scosso».

Signor Yehoshua, perché non sembra esserci limite alla sofferenza e alla violenza in questa terra ferita? «Perché ci sono delle colpe e nessuno si assume le sue responsabilità. Continuano ad esserci molte azioni violente negli insediamenti in Cisgiordania e le forze di polizia non arrestano e non fermano gli autori. Questa situazione dura da anni ed è inaccettabile».

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Benjamin Netanyahu ha parlato di "terrorismo ebraico" per definire i fatti di ieri

Che colpa ha la polizia? «Le faccio un esempio. Quando un palestinese tira una pietra, dopo un giorno le forze di polizia lo vanno a prelevare dal campo profughi o magari nei sobborghi di Jenin e di Nablus. E lo arrestano. Invece gli insediamenti — dove non tutti quelli che vi abitano sono dei violenti ovviamente — hanno al loro interno alcuni gruppi estremisti e violenti che stanno facendo cose terribili e la polizia non li può controllare. Sa perché? Perché manca una seria attività di contrasto di questo fenomeno, che serva a fermarli e a processarli per i reati che commettono».

Si riferisce anche a quanto è accaduto l’altro giorno al Gay Pride? «Sì, certamente. Un religioso, non uno degli insediamenti, che con un coltello ferma la manifestazione degli omosessuali a Gerusalemme e ferisce sei persone. Di lui poi si scopre che era già stato in carcere. Questa è una violenza che arriva dagli estremisti religiosi, sia che essi vivano negli insediamenti o nel paese stesso. Oggi possiamo solo criticare la polizia, perché loro sanno tutto quello che avviene tra i violenti degli insediamenti e tra gli estremisti».

La morte del piccolo Ali Dawabsheh ci ricorda che i bambini sono i veri innocenti in questa tragica storia? «Ma non solo i bambini, non solo i bambini sono innocenti! Anche le altre persone sono innocenti. Io mi sento male per questo piccolo bambino, non è la prima volta che accade, l’atmosfera è così, è terribile, pesante. E questa violenza non è solo contro i palestinesi o gli arabi, è rivolta anche contro chi vuole cercare la pace, contro la sinistra. Su Internet si leggono delle cose davvero violentissime. Il punto è che la violenza viene fomentata anche da membri del parlamento dell’estrema destra e dal governo. Mai in Israele c’è stata un’attitudine all’aggressione da parte della destra violenta come dopo queste elezioni, e questa è la regia del primo ministro Benjamin Netanyahu».

Dall’Europa e dagli Stati Uniti si guarda con preoccupazione alle violenze in Cisgiordania. Crede che si aprirà mai un varco di luce in questo scenario di conflitto permanente? «Guardi, qui non siamo in Siria e neanche in Iraq. Noi siamo una democrazia, siamo parte del mondo libero occidentale. È difficile fare qualcosa contro lo Stato Islamico e l’Europa non può fare molto in Ucraina o in Yemen, ma qui invece gli europei sono amici di Israele, e in quanto amici di un paese civile dovete aiutarci a cambiare questa politica. Sono convinto che l’Europa possa dare un grande contributo per trovare una soluzione al conflitto fra israeliani e palestinesi».

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