Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/08/2015, a pag. 13, con il titolo "Mio figlio soldato e il nemico in casa", il commento di Yair Lapid, giornalista israeliano e leader del partito di centro Yesh Atid, membro della Knesset, merita un plauso.
Yair Lapid
Chi dà fuoco a un neonato palestinese dichiara guerra allo Stato di Israele. Chi accoltella dei giovani alla Marcia dell’orgoglio gay dichiara guerra allo Stato di Israele. Chi incendia e distrugge una chiesa dichiara guerra allo Stato di Israele. Chi minaccia di attaccare la Corte Suprema con un bulldozer D-9 dichiara guerra allo Stato di Israele. Chi lancia pietre ai servizi di sicurezza dichiara guerra allo Stato di Israele. I membri di «Lehava» (organizzazione ebraica di estrema destra) sono traditori che aiutano il nemico in tempo di guerra. I giovani che hanno attaccato gli arabi a Gerusalemme: traditori.
Chiunque canti «A morte gli arabi» ad una partita della Beitar Jerusalem: è un traditore della nostra patria. Di là nell’altra stanza, mio figlio sta indossando la sua uniforme. È tornato a casa la scorsa notte e ha appena ricevuto una telefonata. «Chiamata di emergenza», dice, con il viso contratto. È stato richiamato perché il nemico ha colpito la scorsa notte a Duma. In un’incursione notturna, dei terroristi hanno dato fuoco a un neonato.
Come sempre, l’Idf farà la guerra al nemico. È solo questa volta che il nemico è di qui, interno, interno a noi. Sono la quinta colonna. Sono i complici naturali di Hamas, Hezbollah, Isis. Assomigliano a noi, ma non sono come noi. Sono traditori di tutto quello che per noi è sacro, traditori dell’idea stessa su cui è stato fondato lo Stato di Israele, traditori del giudaismo. E cercano — come fa sempre il nemico — di distruggere lo Stato di Israele. Non lo permetteremo.
Soldati israeliani
Questa non è una guerra tra la destra e la sinistra, ma tra il centro israeliano assennato e le frange folli. La nostra arma è la legge. La nostra roccaforte è la Corte Suprema. Il nostro esercito sono tutti coloro che si rifiutano di rimanere zitti mentre lo Stato di Israele crolla sotto un governo debole ed esitante. Siamo in guerra. Per il futuro, il sionismo, la nostra esistenza. Come in tutte le guerre di Israele, non possiamo permetterci di perdere. *Giornalista, conduttore tv, politico, è stato ministro delle Finanze israeliano fino al dicembre 2014
(Traduzione di Ettore C. Iannelli)
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