Gli errori storici si pagano
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Violenza palestinese al Monte del Tempio
Una delle tecniche della propaganda arabo/palestinista che ha riscosso sempre attenzione, e quindi successo mediatico, è quella della cosiddetta “sostituzione”. Essendo l’islam arrivato terzo fra le religioni monoteiste, dopo ebraismo e cristianesimo, invece di occupare tranquillamente il proprio posto ed elaborare le regole religiose che Maometto avrebbe poi imposto ai futuri fedeli, ha ritenuto di affidarsi all’appropriazione delle fedi altrui, iniziando da quella più antica, l’ebraismo. Ma gli ebrei, pur rimanendo Israele il ‘piccolo satana’, non fanno proselitismo, a differenza del cristianesimo, che è così diventato il concorrente più temibile.
Palestinesi presso la Moschea della Roccia
La storia è piena di esempi, e per approfondire l’argomento ci sono i libri. Qui citeremo gli episodi più recenti di questa appropriazione, che avviene senza che il derubato protesti. Il Papa, nella sua visita a Betlemme, si è trovato davanti a un Gesù nella culla avvolto in una keffia, e la sacra famiglia diventata anziché ebrea rigorosamente islamica. Il Papa non ha detto nulla, e non saremo certo noi a fare da suggeritori. Così come prendiamo atto della persecuzione dei cristiani nel mondo musulmano, senza alcuna presunzione di poter cambiare la politica del Vaticano. Certo, l’abbandono dei cristiani da parte di chi dovrebbe avere a cuore la loro protezione ci coinvolge, soprattutto quando la regione interessata è il Medio Oriente. Dove l’islam ha messo in atto contro Israele le medesime tecniche sostitutive. A partire da Abramo fino ai giorni nostri tutto è diventato storia islamica, la millenaria storia di Israele non è mai esistita e con essa il popolo ebraico. Erano musulmani a loro insaputa. Goebbels diceva che una menzogna ripetuta migliaia di volte diventa verità, aveva ragione, è stata questa la pratica nazista, non dissimile da quella islamica.
Il Muro Occidentale
Ma veniamo ad oggi, anzi a ieri, dopo l’ennesima violenza palestinista sul Monte del Tempio, uno dei luoghi fondamentali della storia ebraica, con il Muro Occidentale che ricorda le due distruzioni del Tempio avvenute in anni diversi ma nello stesso mese e giorno, il 9 di Av. La cronaca è uguale a quella di sempre, gli ebrei non hanno il diritto di pregare nel luogo più sacro della loro religione, se si ostinano, interviene la violenza palestinista a dissuaderli, si comincia con gli insulti, gli spintoni, fino al lancio di pietre contro i soldati israeliani cui spetta il compito di mantenere l’ordine. Così è andata anche quest’anno – riportiamo la cronaca di Maurizio Molinari in altra pagina – feriti tra i soldati, nessun arresto di lanciatori di pietre ‘per non esacerbare gli animi’, in attesa delle prossime violenze che in quel luogo godono di libertà di azione grazie a una errata valutazione storica alla quale occorre trovare rimedio.
Moshe Dayan
Nel momento della riunificazione della città dopo la guerra dei 6 giorni, essendoci due moschee in cima al Monte del Tempio, Moshè Dayan concesse al Wafk – l’ente religioso musulmano – le chiavi che gli hanno poi consentito di amministrare la spianata. Era un gesto di pacificazione, quello voluto da Dayan, ma allora non era ancora ben chiaro – e forse non lo è ancora adesso – che nel mondo islamico quello che noi chiamiamo cooperazione, condivisione, pace, in arabo ha una unica traduzione: debolezza, ovvero possiamo fare ciò che vogliamo. La vicenda del Monte del Tempio è un aspetto, identico però a molti altri che consentono di capire perché dopo decenni di trattative per arrivare a una soluzione pacifica che tenga conto degli interessi di entrambe le parti, non si sia ancora arrivati a un risultato.
Il no palestinista finora ha consentito la crescita dell’antisemitismo grazie a una delegittimazione di Israele che non ha precedenti. Un odio rinato contro gli ebrei che si manifesta impunemente perché giustificato dalla… politica di Israele verso i palestinesi. E’ sulla diffusione di questa grande menzogna che Israele deve darsi nuove tecniche di informazione. L’intelligenza per realizzarle c’è, manca però la volontà di metterle in pratica. E Israele è sempre al centro di ogni bufera quando a scatenarla sono altri.
Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele