Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/07/2015, a pag. 8, con il titolo "Quella campagna lanciata dalle Ong per isolare lo Stato ebraico", l'analisi di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Denunciando il boicottaggio di Israele dal podio della Knesset, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha indicato una ferita nei rapporti fra Europa e Stato ebraico. Si tratta della campagna «Bds» - Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni - lanciata dieci anni fa da un network di Ong palestinesi e riuscita a contagiare più Paesi dell’Unione europea. La mente del «Bds» è Omar Barghouti, autore del libro «Boycott, Divestment, Sanctions», da cui il movimento trae i tre obiettivi: diritto al ritorno di tutti i profughi palestinesi; equiparazione dei diritti degli arabi-palestinesi d’Israele agli altri cittadini e fine di «occupazione e colonizzazione delle terre arabe da parte di Israele».
L’ispirazione
«Ci ispiriamo al movimento anti-apartheid contro il Sudafrica razzista» ha scritto Barghouti in un articolo-manifesto, puntando a mobilitare singoli, organizzazioni e Stati contro «la giudaizzazione di Gerusalemme, Galilea, Valle del Giordano e Negev». È una campagna cresciuta coinvolgendo Ong, europee e non, cogliendo risultati in Paesi come l’Irlanda, dove 140 accademici e 250 artisti hanno aderito, e la Danimarca, con la decisione della «Danske Bank» di interrompere i rapporti con la «Bank Hapoalim», maggiore banca israeliana. E in Scandinavia la mobilitazione contro l’azienda israeliana «SodaStream» ha portato a far smantellare l’impianto di Mishor Adumim, in Cisgiordania, trasferendolo nel Negev.
Lo studioso israeliano Gerald Steinberg, che ha approfondito il fenomeno, parla di un «nuovo antisemitismo attraverso le Ong» spiegando che «accusare tutta Israele di crimini di guerra e apartheid ha poco a che vedere con la soluzione dei due Stati» anche perché «gli obiettivi del “Bds” e quanto afferma Barghouti chiamano in causa territori di Israele all’interno dei confini pre-1967». «Promuovendo il rispetto dei diritti umani, “Bds” demonizza Israele» sottolinea Steinberg.
E l’Istituto di studi sulla sicurezza nazionale di Israele, in un rapporto, afferma che il «Bds» «è impegnato a descrivere lo Stato ebraico come razzista e totalitario» al fine di colpire «obiettivi diplomatici, economici, accademici e culturali» con l’«incitamento all’odio». Il timore di Israele è che il «Bds» possa cogliere un successo di rilievo se l’Unione europea deciderà di etichettare i prodotti provenienti dagli insediamenti, indicando «West Bank». Un rapporto del governo, rivelato da «Calcalist», prevede in tal caso danni annuali all’economia per 1,4 miliardi di dollari.
Questo è antisemitismo
La controffensiva
È tale pericolo che ha spinto il viceministro degli Esteri, Tzipi Hotovely, a rivolgersi, proprio ieri, all’Ue per chiedere di «porre fine al finanziamento delle Ong che sostengono il “Bds”». Si tratta ad esempio della «Coalition of Women for Peace» (Cpw), creata in Israele, che ha promosso l’offensiva contro «SodaStream» come le azioni, in più Paesi, contro banche israeliane e la compagnia idrica Mekorot accusandole di «sostenere gli insediamenti». Per «Ngo Monitor» la «Cpw» ha ricevuto fondi da Paesi Bassi, Spagna, Germania, Irlanda, Canada e Ue con i maggiori aiuti arrivati da «Oxfam Novib», ramo olandese di «Oxfam International», a cui l’Aja versa «decine di milioni di euro ogni anno».
Sebbene Oxfam neghi ogni coinvolgimento, Israele ritiene che sia un sistema di scatole cinesi per raccogliere ingenti fondi e «continuare con nuovi mezzi la campagna di boicottaggio - termina Steinberg - che gli Stati arabi iniziarono nel 1948 e vide nel 2001 il Forum delle Ong alla Conferenza di Durban adottare tale strategia per ottenere il completo isolamento di Israele».
Le Ong
A dare vita al «Bds» sono 171 ong palestinesi che identificano Israele con il Sudafrica dell’apartheid e chiedono di adottare sanzioni
Cos’è
Il movimento «Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni» nasce nel 2005 per dar vita a una campagna globale contro Israele. Chiede «il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, stessi diritti fra palestinesi d’Israele e altri cittadini e fine dell’occupazione delle terre arabe
Artisti e studenti
Fra i Paesi dove il «Bds» ha più adesioni spicca l’Irlanda dove dal 2010 decine di artisti, studenti, docenti e accademici si sono impegnati a boicottare Israele
Banche nel mirino
Nel 2014 la Danske Bank, maggiore banca danese, ha deciso di mettere sulla «lista nera» la Bank Hapoalim, la più grande banca israeliana, accusandola di «violare la legge internazionale finanziando gli insediamenti in Cisgiordania»
Appello all’Europa
Il viceministro degli Esteri di Israele, Tzipi Hotovely, ha chiesto all’Ue di cessare di sovvenzionare le ong che sostengono il «Bds»
Il caso SodaStream
L’azienda israeliana «SodaStream» ha spostato il suo maggior impianto da Mishor Adumim, nella West Bank, in una località del Negev, a seguito del boicottaggio in Norvegia, Svezia e Finlandia
I danni economici
Il «Bds» potrebbe arrecare all’economia israeliana un danno di 1,4 miliardi di dollari l’anno se l’Unione europea deciderà di etichettare i prodotti israeliani che arrivano dagli insediamenti in Cisgiordania
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