Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/07/2015, a pag. 44, con il titolo "L'uomo che seduceva troppo", la recensione di Giorgio Montefoschi a "Sender Prager" di Israel Joshua Singer.
Giorgio Montefoschi
Israel J. Singer con la copertina del libro
Non credono ai loro occhi i mendicanti del quartiere ebraico di Varsavia quando, di prima mattina, affisso alla vetrina appannata del ristorante kosher «Praga», abitualmente frequentato dai mercanti di bestiame, vedono un annuncio nel quale si comunica che, essendo quello il giorno del matrimonio del proprietario del ristorante, vale a dire Sender Prager, a tutti verrà offerto un pasto gratis (in due sale separate, ovviamente: una per gli uomini e una per le donne), composto da un bel piatto di crauti caldi, un pezzo di pane e una salsiccia. Increduli, a dir la verità — non tanto per l’atto di generosità, quanto per la notizia del matrimonio — sono in parecchi altri nella comunità ebraica: gli amici, gli avventori, il barbiere-cerusico abituato a occuparsi della salute e dei capelli del futuro sposo, ma soprattutto le donne.
Perché a Sender Prager, arrivato alla stimabile età di anni quarantaquattro, l’idea di sposarsi non gli è mai passata per la testa. Bello robusto, coi suoi capelli neri, l’aria virile, lui, le donne — sia le infelici e eternamente deluse cameriere del ristorante, che le ragazze in cerca di marito, che le mogli infedeli (certo, pure quelle) — le ha sempre e soltanto concupite per la propria soddisfazione carnale. Al primo piano della trattoria, sopra le sale in cui si mangia e le cucine nelle quali le fantesche sudano e si arrabattano nella vana speranza di accalappiarlo, si è organizzato uno «studiolo» molto accogliente, con un bel divano di velluto rosso, bottiglie e bicchierini, e un quadro inverecondo nel quale è rappresentata addirittura una donna completamente nuda, nel quale porta le sue facili conquiste. «Vuole la panna e non il latte», dicono con rabbia le donne di questo giovanotto impenitente, mentre i sensali delle nozze invano lo supplicano. A loro, lui risponde, beffardo: «Per quale motivo dovrei prendere una moglie per gli altri, dal momento che posso prendere le mogli degli altri per me?».
Siamo all’inizio di Sender Prager (Adelphi), il fulminante e imprevedibile racconto lungo di Israel Joshua Singer, autore del fortunato La famiglia Karnowski. Fulminante e imprevedibile, perché, detto tutto questo, col colletto duro che gli pizzica, la barba rasata fino a scorticargli la pelle, Sender Prager sta per sposarsi. Ma fin qui, siamo abbastanza nella logica, in fondo. Quando ti guardi allo specchio e vedi che cominciano a spuntarti i capelli bianchi e rifletti che non hai nemmeno uno straccio di parente e sei solo; quando, pur non essendo un uomo di fede fervente, tutto sommato pensi che un Dio di cui avere il timore da qualche parte ci deve essere, e magari c’è pure quell’inferno che la notte ti appare nei sogni se hai mangiato troppa oca arrostita e bevuto troppi Schnaps; quando c’è il rabbi di Yartchev che ti ammonisce e perseguita giorno e notte, ricordandoti che un buon ebreo deve avere, sempre, moglie e figli; quando te la presentano una ragazza ebrea, povera ma pura (non male: minuta, ma con seni alti e due grandi occhi neri), alla fine devi alzare bandiera bianca.
Vorremmo raccontare nei dettagli (purtroppo non è possibile: i lettori se la godranno per proprio conto) la fantastica scena del matrimonio: con i testimoni nervosi e frettolosi, le domande a tranello per verificare il grado di devozione dello sposo, i parenti, la madre piagnucolosa, lo zio invadente, i canti, il giro attorno alla sposa tenendo i lembi del fazzoletto. Dobbiamo, invece, arrivare di corsa all’alba: quando, stremati dai festeggiamenti, marito e moglie: Sender Prager e Edye Barenboim, entrano nel nido con i paralumi rosa e risuona lo schiaffo. Altro che pura! Ora, Sender Prager lo scapolo che ha usato tutta la vita le donne e che da questa donnina coi seni alti e i grandi occhi neri spalancati è stato ingannato in pieno, che deve fare? Ripudiare la sposa e di conseguenza incorrere nel dileggio del quartiere, o lasciare le cose come sono, far finta di niente, e tornare alla vecchia vita di gaudente nello studiolo? Farà così: tornerà a ingozzarsi d’alcol e a fornicare con le serve nello studiolo. Ma che sconfitta! Lui, Sender Prager, abbassatosi davanti a quei bigotti, a quei finti giusti coi cappelli rivestiti di pelliccia! E con tutte le spese per la casa, per gli abiti, per il ricevimento e il pasto gratis ai mendicanti! Si può morire per una sconfitta come questa.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante