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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.07.2015 Libia: come combattere (efficacemente) i terroristi?
Analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 luglio 2015
Pagina: 21
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Contro l'Isis in Libia droni americani in Tunisia ed Egitto»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/07/2015, a pag. 21, con il titolo "Contro l'Isis in Libia droni americani in Tunisia ed Egitto", l'analisi di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

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Per gli Usa la base di Sigonella è troppo lontana dal fronte libico. Serve un avamposto più vicino al fronte libico — spiegano — una base che permetta ai droni (e non solo a loro) di raggiungere rapidamente il Nord Africa e di starci a lungo. La caccia ai terroristi richiede tempo, è un lavoro paziente che può durare giorni o settimane. Ecco allora la richiesta di aprire un’installazione in un Paese amico, dal quale far decollare i velivoli senza pilota spesso protagonisti della guerra non vista. La preferita della presidenza Obama.

Washington — secondo il Wall Street Journal — ha avviato negoziati con alcuni governi della regione. Si ipotizzano la Tunisia e l’Egitto, entrambi alleati e alle prese con la sfida jihadista. Uno dei due potrebbe dire sì, anche se ci sono ostacoli politici e di sensibilità. Già in passato il Pentagono aveva sondato i tunisini, voleva creare un «centro» nella parte meridionale del Paese. Anche il Corriere aveva raccontato dell’attività di forze speciali statunitensi. Presenza, però, smentita a livello ufficiale ma che potrebbe essersi concretizzata in operazioni d’appoggio alle unità locali.

E del resto un aereo per l’intelligence americano usa regolarmente Catania o Pantelleria per missioni nelle aree dove si nascondono i guerriglieri islamisti, da Kasserine fin verso est. Altri velivoli usano punti d’appoggio in Marocco, Mauritania e Niger: interventi iniziati all’epoca del contrasto ad Al Qaeda nella terra del Maghreb ma che devono essere «aggiornati» in chiave anti-Isis. Per questo il comando americano punta ad avere maggiori opzioni, cercando di eliminare una carenza di intelligence sul teatro della Libia, ritenuto un «punto cieco».

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Un'esecuzione dello Stato islamico

Qui, oltre alle molte milizie, agiscono «brigate» qaediste e le formazioni dello Stato Islamico. Qualche settimana fa quattro caccia F15E hanno colpito una riunione di capi con una lunga missione: in apparenza sono partiti dalla Gran Bretagna ed hanno avuto bisogno di numerosi aerei-cisterna. Aspetti logistici che con una base di droni armati in Tunisia o in Egitto verrebbero superati. Il «mietitore di Obama» rimarrebbe per ore su Sirte, Derna o la zona sud, crocevia dei traffici e snodo i movimenti dei mujaheddin. Se fino a ieri ci sono state resistenze da parte dei governi della regione che temevano di offrire altri pretesti ai loro nemici ospitando mezzi statunitensi, non è azzardato pensare che la situazione attuale li costringa a cambiare idea accogliendo i desiderata del Pentagono. La Libia è perennemente in fiamme, ma il fuoco brucia intenso a Tunisi come al Cairo.

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