Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/07/2015, a pag. 12, con il titolo "Terrorismo, petrolio e Iran, Israele e Arabia quasi alleati", il commento di Michael Sfaradi.
Michael Sfaradi
II principe saudita Al Walid bin Talal
II principe saudita Al Walid bin Talal oltre ad essere uno degli uomini più ricchi del mondo è anche imparentato con gli Al Saud la famiglia reggente dell'Arabia Saudita. Anche se non ha alcun incarico politico e vive a Londra gode comunque di ottimi contatti con chi detiene il potere, e i suoi consigli vengono ascoltati a corte.
In nessun luogo come in medio-riente la famiglia, anche allargata, è una cosa importante. Al Walid già in passato si era reso protagonista di alcune esternazioni decisamente contro corrente affermando che il Medioriente avrebbe potuto diventare più pacifico solo dopo che il mondo arabo avesse rivisto la sua politica nei confronti di Israele. Queste dichiarazioni, spesso ignorate dai grandi mezzi di comunicazione sia occidentali che arabi, avevano poi avuto blande smentite di facciata che non sono mai riuscite a togliere la sensazione che il principe fosse il portavoce di una nuova scuola di pensiero che stava sempre più prendendo piede nel mondo sunnita, prova ne è l'alleanza anti Isis fra Egitto e Israele.
Al-Walid bin Talal è tornato nei giorni scorsi agli onori della cronaca a causa di diverse voci di corridoio riportate dal Jerusalem Post, dal Times of Israel e da varie agenzie di stampa, secondo le quali il principe avrebbe in programma un viaggio di sette giorni in Israele durante il quale vorrebbe recarsi a Gerusalemme per poter pregare all'interno della moschea di al Aksa. Mentre in Israele si attendono conferme per avviare la procedura di accoglienza del Principe, si tratta sempre di un nobile legato a una famiglia regnante, questi rumors stanno creando un vero terremoto in molti ambienti e sarebbero una sorta di preparazione a un avvicinamento diplomatico alla luce del sole fra Arabia Saudita e Israele.
Se fino a qualche anno fa tutto questo era impensabile oggi la situazione è diversa e per vari motivi. Riad si troverà presto a doversi confrontare con l'Iran sciita (gli accordi di Ginevra non fermeranno il programma nucleare iraniano), e anche con il Califfato che dopo aver inglobato cinque nazioni sta minacciando ciò che resta del mondo arabo rimasto senza guida dopo il fallimento delle "primavere arabe".
Questi sono gli incubi odierni dell'Arabia Saudita alla quale, per ironia della sorte, non rimane altro, sia in chiave strategica che anti-terroristica, che un avvicinamento a Israele. Che le due nazioni dietro alle quinte abbiano avuto in passato contatti importanti è un dato di fatto, notizie mai smentite danno per certo che Riad abbia concesso a Gerusalemme il permesso di sorvolo del proprio territorio nel caso in cui si decidesse di bombardare i siti nucleari iraniani. E, cosa molto importante per capire a che livello siano arrivati i rapporti fra le due nazioni, di recente sono arrivati in Israele alcuni aerei della Saudi Arabian Airlines che oltre a trasportare uomini d'affari da e per Riad hanno anche eseguito lavori di manutenzione presso la stazione della ELAL dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
Ma c'è di più. Nei prossimi mesi le due piattaforme petrolifere israeliane nel Mediterraneo denominate Leviathan e Tamar entreranno a pieno regime, e se fino a oggi le estrazioni di Gas naturale sono state assorbite dal mercato intemo, presto lo Stato Ebraico si affaccerà come produttore sul mercato dell'energia e non è un segreto che grandi potenze, Cina e India in testa, siano già in attesa con le loro offerte per accaparrarsi i primi contratti. Anche questo aspetto, che non è di poco conto, starà pesando sulle decisioni che verranno prese a Riad, i giacimenti israeliani sono i più importanti fra quelli scoperti negli ultimi trenta anni e l'Arabia Saudita, che ha sempre guidato la politica dell'OPEC, ha tutte le intenzioni di evitare l'entrata massiccia di gas israeliano sul mercato a prezzi molto più bassi da quelli decisi dal cartello dei produttori.
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