Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29(06/2015, a pag. 14, con il titolo "Califfato e jihadisti sono solo terrorismo': nell'islam d'Italia 9 su 10 contro l'Is", l'analisi di Vladimiro Polchi.
Rivolgiamo una domanda all'autore dell'articolo e al giornale che lo pubblica: se i musulmani italiani sono davvero tanto moderati, come mai non esprimono questa loro posizione? Quante piazze hanno riempito per protestare contro i crimini dello Stato islamico? Nessuna, eppure questi crimini sono commessi da islamici contro altri islamici, oltre che contro l'Occidente, gli ebrei, Israele, i cristiani e le minoranze mediorientali.
Sono forse bloccati da una inspiegabile inerzia? Difficile crederlo, perché quando si tratta di protestare contro i presunti crimini di Israele contro i "poveri" palestinesi le strade e le piazze si riempiono in un battere di ciglia di folle inferocite. Folle pronte a condire questi cortei in sostegno del terrorismo con slogan antisemiti, striscioni che inneggiano alla Shoah e bandiere di Israele bruciate.
Anche questa è moderazione?
Invitiamo a leggere la lettera di un lettore, con la risposta di IC, pubblicata alla pagina http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=90&id=58674. Ne riportiamo di seguito una parte:
Conosco una coppia di musulmani da circa cinque anni, gestiscono il distributore dove faccio rifornimento; lui marocchino lei tunisina, di loro mi aveva colpito il fatto che parlassero sempre in italiano anche tra loro. Li ho sempre portati ad esempio di musulmani moderati. Sopratutto lui, amichevole con me fin dal primo momento anche se io sono ebreo, durissimo coi terroristi che fanno del male (anche) ai musulmani pacifici come lui. Lei un po' aggressiva, con le solite menzogne su Israele ma lui mi diceva sempre di portare pazienza, 'ché lei era stata cresciuta a bugie dai suoceri ed è difficile cambiare a 40 anni'. "Tu conosci la verità lei conosce solo le bugie che le hanno raccontato" mi diceva.
Oggi entro nel loro bar annesso al distributore per pagare il pieno fatto al self service, stanno guardando la TV che parla dell'attentato alla fabbrica chimica in Francia, li sento parlare in arabo, niente di strano, penso, non c'è nessun altro e non si sono accorti del mio arrivo.
Poi si girano verso di me... vedo le loro espressioni... non c'è dubbio sono contenti dell'attentato!
Lui mi guarda, sorride ma io riesco solo a dire "Taqiyya..." cioè la possibilità, anzi il precetto di mentire al nemico presentandosi come agnello per poi essere lupo al momento giusto.
Conosco la taqiyya, so di dover diffidare eppure per cinque anni mi hanno preso in giro... ci sono cascato come uno stupido ed ora sono lì a bocca aperta a chiedermi come ho fatto ad essere così ingenuo!
Lui non finge più, mi dice: "Stiamo arrivando", io ritrovo l'orgoglio, alzo la testa, getto i soldi della benzina sul bancone e prima di uscire per l'ultima volta rispondo: "Vi stiamo aspettando".
Claudio Novara
Ecco l'articolo:
«L’Is è un gruppo terroristico ». Ovvio? Non proprio, se a dirlo sono i musulmani d’Italia. E non si fermano qui: «I foreign fighters tradiscono l’islam» e «il rischio attentati in Italia è molto basso». Se li ascolti, gli islamici di casa nostra ti rassicurano: moderati e ostili a ogni deriva integralista. Non senza ombre, però. Per loro, l’Italia non garantisce la piena libertà di culto, né una vera integrazione. Insomma, il nostro Paese rischia di trasformarsi in una fabbrica di tensioni. Mentre le cronache inseguono gli ultimi attentati targati Is, la fondazione Leone Moressa ha realizzato per Repubblica un’indagine per comprendere l’opinione dei musulmani in Italia: un esercito di un milione e 600mila fedeli.
Oggi, infatti, circa un terzo degli immigrati è di fede islamica. Le nazionalità più rappresentate sono la marocchina ( circa 450mila presenze), l’albanese (300mila) e quella del Bangladesh (100mi-la): «Si tratta di comunità radicate nel nostro Paese da molti anni — scrivono i ricercatori della Moressa — ben inserite nel tessuto socio-economico locale ». Il sondaggio intercetta anche molti giovani musulmani di seconda generazione e di cittadinanza italiana. Ebbene, cosa pensano? Le criticità, innanzitutto: il 63% ritiene che la propria libertà di culto in Italia non sia garantita. Per questo chiedono una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica (molto importante per l’80,8% degli intervistati) e la costruzione di moschee (il 76,5%). Solo una minoranza (il 34,6%) fa autocritica e ritiene necessario formare i musulmani stessi al rispetto delle leggi italiane. Non solo. Appena un quarto degli intervistati (26,6%) ritiene che gli islamici siano ben integrati, mentre la maggior parte denuncia una scarsa integrazione e addossa le colpe alla «scarsa apertura della società italiana ».
Sul piano personale, invece, le cose vanno meglio: i musulmani si sentono ben inseriti all’interno della comunità islamica e della società italiana (rispettivamente il 67,4% e il 63,6%). Ma è sull’islam che le risposte sorprendono. Oltre la metà dei musulmani (il 69,3%) sostiene che le primavere arabe del 2011 abbiano portato a un peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, mentre il 15,7% pensa che abbiano migliorato solo la situazione politica. E ancora: il 47,3% ritiene che la politica debba favorire la libertà religiosa, ma solo il 18,3% giudica opportuna una netta separazione tra politica e religione, mentre ben il 34,4% sostiene che la politica debba ispirarsi ai dettami religiosi. I musulmani d’Italia si rivelano comunque un popolo di moderati: l’88,5% giudica lo Stato islamico un gruppo terroristico non ispirato all’islam, l’8,5% ne riconosce il giusto intento ma ne condanna l’azione e il 3,1% sostiene che l’Is cerchi di diffondere il “vero” islam.
Islamismo e libertà di parola
La maggioranza giudica negativamente anche i foreign fighters, musulmani europei che combattono in Medio Oriente: l’80,9% lo ritiene un fenomeno isolato che non è collegabile alla comunità islamica, il 17,6% sostiene che si ispira sì alla religione ma ne condanna le azioni e solo l’1,5% li riconosce come combattenti per i valori dell’islam. Altro tema caldo è il rischio terroristico in Italia. Il 71% dei musulmani ritiene che sia molto basso, il 23% pensa che il rischio sia medio, mentre poco più del 6% lo avverte alto o molto alto. I fattori di rischio? Il 41% indica la complessa situazione internazionale, il 39% denuncia la mancanza di efficaci politiche di integrazione, il 15,1% punta il dito contro la gestione poco efficace della sicurezza italiana, mentre solo il 4,8% collega il terrorismo ai movimenti migratori e agli sbarchi sulle coste. «Dall’indagine emerge un punto di vista della comunità islamica abbastanza inedito — concludono i ricercatori della Moressa — da un lato la richiesta di tutele e integrazione nella società ospitante, e dall’altro una netta contrapposizione al terrorismo e all’Is».
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