Riprendiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 23/06/2015, a pag. 32, con il titolo "Crimini di guerra, ma senza giudizi", il commento di Ugo Tramballi; dal MANIFESTO, a pag. 7, con il titolo "Onu. 'A Gaza crimini di guerra' ", il commento di Michele Giorgio.
Ecco gli articoli:
IL SOLE 24 ORE - Ugo Tramballi: "Crimini di guerra, ma senza giudizi"
Il commento di Ugo Tramballi è quello più esplicitamente anti-Israele tra quanti pubblicati sui quotidiani odierni. E questo è tanto più grave perché il giornale per cui scrive Tramballi è il Sole 24 Ore, non un organo politicamente schierato con l'estremismo di sinistra come il Manifesto.
1) Secondo Tramballi Hamas è un "partito". Non una organizzazione terroristica islamista e antisemita che cerca la distruzione di Israele, ma un inocente "partito".
2) Israele ha "sparato indiscriminatamente" contro i civili di Gaza. A tanto giunge la riscrittura della storia.
3) Tornando al "partito" Hamas, Tramballi scrive che è "contro il sionismo". Un'altra affermazione gravissima, che fa passare una tra le più violente organizzazioni terroristiche del mondo per una onesta congrega.
Ugo Tramballi
Le cifre della guerra di Gaza dell’estate scorsa sono queste. Palestinesi uccisi 1.462, un terzo dei quali minorenni. Israeliani civili 6 e 1.600 feriti. L’aviazione e l’artiglieria israeliane hanno colpito interi quartieri residenziali; Hamas ha lanciato su Israele 4.800 razzi e 1.700 colpi di mortaio. Entrambi sparando indiscriminatamente.
Se queste cifre diffuse dalle Nazioni Unite sono accurate, era difficile che la commissione indipendente costituita dalla Commissione per i diritti umani dell’Onu non stabilisse che Israele e il partito islamico palestinese hanno commesso dei crimini di guerra. L’enorme differenza fra le vittime civili degli uni e degli altri è in un certo senso irrilevante: se Hamas avesse avuto la stessa tecnologia e la medesima potenza di fuoco dello stato d’Israele, non avrebbe esitato a usarla sui civili della parte nemica.
Gli israeliani si sentono vittime di un antico pregiudizio delle Nazioni Unite la cui commissione – secondo loro – non tiene conto che è stato Hamas a provocare il conflitto. Ignorano che nessun paese, soprattutto se democratico, è legittimato alla violenza indiscriminata nemmeno se è attaccato. Hamas invece tace perché nel suo delirio islamico-nazionalista, crede sia legittimo sacrificare centinaia di palestinesi civili nella sua guerra contro il sionismo. È difficile se non impossibile che il risultato della commissione porterà alla sbarra della Corte criminale internazionale dell’Aia i vertici politici e i comandi militari delle due parti. È già accaduto che entrambi venissero sospettati di crimini di guerra e che la cosa finisse lì. Ed è più impossibile che difficile pensare si possa arrivare alla soluzione del problema che a scadenze obbligate porta gli israeliani a combattere a Gaza: cioè un processo diplomatico che prima o poi porti alla soluzione della questione palestinese e alla pace.
Secondo i vertici militari e i servizi di sicurezza la classifica delle minacce a Israele prevede Iran/Hezbollah libanesi al primo posto, seguiti dalla jihad globale al confine siriano e a quello egiziano, nel Sinai. I palestinesi sono nelle parti basse della classifica: non costituiscono un pericolo reale e imminente. Pur nel suo militarismo, Hamas non ha speranza di diventare più pericoloso. Si attendono la prossima guerra di Gaza e la conseguente nuova commissione.
IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "Onu. 'A Gaza crimini di guerra' "
A Michele Giorgio non basta che l'Onu abbia equiparato Israele (una democrazia vera che si difende dagli attacchi dei terroristi) e Hamas (una organizzazione dedita al terrorismo che ha instaurato un regime di violenza cieca e teocratica a Gaza).
Per Giorgio queste menzogne non sono ancora sufficienti. Ne vuole di più.
E allora critica il rapporto Onu perché "sopravvaluta l'intenzionalità palestinese e ridimensiona quella israeliana". Come dire: i terroristi di Hamas sono onest'uomini che compiono il loro (sporco) lavoro, Israele è invece un mostro che mai e poi mai dovrebbe azzardarsi a difendersi dagli attacchi degli estremisti islamici e fascisti che vorrebbero distruggere lo Stato ebraico.
Michele Giorgio
Questa è la linea del Manifesto: "Mai fermarsi fino alla distruzione dei sionisti [leggi: "degli ebrei"]"
E' un'inchiesta di eccezionale importanza quella pubblicata ieri dalla Commissione nominata dal Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani per indagare sull'offensiva israeliana «Margine Protettivo» e il conflitto a Gaza della scorsa estate. Un'inchiesta che sarà la base di possibili iniziative della Corte penale internazionale. Tuttavia in essa si scorgono i riflessi delle pressioni diplomatiche esercitate da Israele che una decina di giorni fa si è autoassolto con un rapporto in cui addossava ogni responsabilità ad Hamas. Rapporto preceduto da una dichiarazione di «non colpevolezza» di Israele firmata da ex capi di governo, ministri e comandanti militari occidentali, tra i quali due italiani, l'ex capo di stato maggiore Camporini e l'ex responsabile degli esteri Giulio Terzi.
Se da un lato il team guidato dalla giudice americana Mary McGowan Davis non manca di riferire le conseguenze delle ampie operazioni militari israeliane, dall'altro di fatto mette sullo stesso piano gli attacchi contro Israele lanciati dal movimento islamico Hamas e da altre fazioni palestinesi. «Sono credibili le accuse di crimini di guerra commessi sia da Israele che dai gruppi armati palestinesi» è scritto nel rapporto, in cui «si invita la comunità internazionale a sostenere il lavoro della Corte penale internazionale sui Territori occupati».
McGowan Davis ha sottolineato che la sofferenza umana a Gaza è stata senza precedenti e «avrà un impatto sulle generazioni future». Ha quindi parlato di un uso sproporzionato della forza da parte di Israele e riferito che l'inchiesta ha accertato che in 51 giorni di operazioni militari «sono stati uccisi 1462 civili palestinesi, un terzo dei quali erano bambini». «Il conflitto - ha affermato - ha visto un enorme aumento del fuoco usato a Gaza, con oltre 6000 raid aerei e circa 50 mila colpi da terra. Il fatto che Israele non rivide la pratica dei raid aerei, neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti, solleva la questione se questa fosse parte di una politica più ampia approvata, almeno tacitamente, dai più alti livelli del governo israeliano. Il rapporto però non avvalora in modo esplicito la denuncia palestinese sul fuoco indiscriminato fatto dalle forze armate israeliane sui centri abitati.
Al contrario la Commissione sembra addossare l'accusa di intenzionalità soprattutto ai gruppi armati palestinesi. Questi ultimi, ha spiegato McGowan Davis, hanno lanciato 4881 razzi e 1753 colpi di mortaio su Israele, uccidendo 6 civili e ferendone 1600. Il «lancio indiscriminato» di migliaia di razzi e colpi di mortaio, secondo la Commissione, aveva «l'obiettivo di diffondere il terrore tra i civili israeliani». I residenti vicino alla Striscia, prosegue il rapporto, «sono stati traumatizzati» dalla scoperta di 14 tunnel da Gaza per Israele e «dal timore di poter essere attaccati in qualsiasi momento da uomini armati che sbucavano dal terreno».
Pur essendo poco credibile la spiegazione data dai dirigenti di Hamas, che hanno parlato di razzi e colpi di mortaio indirizzati sempre verso postazioni e basi militari israeliane ma caduti ovunque perché le armi palestinesi non sono sofisticate, allo stesso modo il rapporto sopravvaluta l'intenzionalità palestinese e ridimensiona quella israeliana. Eppure molte decine di testimonianze raccolte dall'Ong israeliana «Breaking the Silence» tra ufficiali e soldati che hanno partecipato a «Margine Protettivo» dicono proprio il contrario. La Commissione d'inchiesta non sembra aver dato il giusto peso all'immensa differenza di potenza di fuoco tra le due parti, che pure è confermata dalle distruzioni e dal numero delle vittime civili: 1462 palestinesi e sei israeliane (oltre a un lavoratore asiatico, gli altri 66 morti israeliani sono soldati caduti in combattimento).
Per Israele in ogni caso il rapporto è totalmente sbilanciato. Il Consiglio dei diritti dell'uomo di Ginevra, si afferma in un comunicato, soffre «di una singolare ossessione per Israele». Benyamin Netanyahu ha negato che il suo Paese abbia commesso crimini di guerra a Gaza perché, ha detto il premier, «Israele si difende dal terrorismo». L'Anp di Abu Mazen, da parte sua, sostiene che il rapporto dell'Onu debba essere sottoposto alla Corte penale internazionale. Anche Hamas nega di aver commesso crimini di guerra ma un suo portavoce, Sami Abu Zuhri, assicura che esperti del movimento islamico si riservano di valutare in dettaglio i risultati dell'inchiesta.
Il rapporto della Commissione dell'Onu è stato pubblicato mentre a Gaza si diffondeva un'altra notizia, molto inquietante. Uno degli assassini dell'attivista e reporter Vittorio Arrigoni sarebbe scappato per rifugiarsi in Siria, o in Libia secondo un'altra versione, e per combattere assieme allo Stato islamico. Mahmoud Salfiti, membro di una cellula del gruppo salafita Tawhid wal Jihad - condannato all'ergastolo e poi in appello a 15 anni di reclusione- aveva ottenuto un permesso per lasciare il carcere durante il mese di Ramadan. Sarebbe scomparso qualche ora dopo il suo rilascio e avrebbe lasciato la Striscia attraverso un tunnel o addirittura per il valico di Rafah con l'Egitto grazie a un passaporto falso. Non è però escluso che Salfiti sia ancora a Gaza e che i suoi complici abbiamo riferito della sua fuga dalla Striscia per depistare la polizia. Le autorità di Hamas ieri sera non avevano ancora commentato o confermato la notizia.
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