Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/06/2015, a pag.10, con il titolo "Un muro divide la Francia tra islam e repubblica: il libro scandalo di Arnaubec ", l'articolo di Mauro Zanon.
Olivier Arnaubec Mauro Zanon
Francia, 2023. Il Paese è spezzato in due. Un muro alto 7 metri e lungo 700 chilometri si snoda da Rochefort-sur-Mer, sulla costa Atlantica, a Briançon, al confine con l'Italia, separando nettamente il Sud, trasformatosi in una Repubblica islamica, e il Nord, tomato ad essere uno Stato Laico.
In Costa Azzurra, l'epica del bikini, Brigitte Bardot, la Saint-Tropez mondana e il Festival di Cannes sono un ricordo lontano e ormai sbiadito: le donne sfilano lungo i boulevard indossando fl burqa, gli esercizi sono tutti halal-compatibili, e la quotidianità è ingabbiata dai principi della Sharia.
A Parigi e dintomi, invece, l'islam è proscritto, Marianne è inviolabile, e i giudici si limitano a leggere i verdetti infallibili pronunciati dalla "Macchina della giustizia". Olivier Arnaubec, avvocato di Nizza e contributor del sito identitario Riposte Laique, se la immagina così la Francia che verrà nel suo "2023 Le Mur", romanzo di anticipazione sociale che fa impallidire "Soumission" di Michel Houellebecq per la cupezza delle profezie esposte.
Non c'è nessun Ben Abbes, nessuna alleanza idilliaca tra islamici moderati e partiti "repubblicani" contro il Front national, nessuna sottomissione dolce, insomma, nel romanzo di Arnaubec. C'è invece una Francia che dal 2023 sarà frazionata in due da un muro, non solo ideale ma reale, eretto in seguito a un'efferata guerra civile. Una guerra di sette, sanguinosissimi anni, che opporrà due campi inconciliabili come la Francia laica e l'islam, i Galli e i musulmani, e si lascerà alle spalle 500.000 morti.
La costruzione di un islam repubblicano è l'ennesima utopia della gauche, vuole dirci Amaubec. L'islam e la République, Allah e Marianne, sono incompatibili. Punto. Il sogno del vivre-ensemble, dell'islam moderato, si sbriciola progressivamente lungo i capitoli del libro, all'intemo del quale Amaubec mostra come la guerra tra laici e discepoli di Allah sia in realtà già in atto, nella crociata per rimuovere i presepi dai luoghi pubblici, nella proposta di convertire le chiese dismesse in moschee, nella richiesta di islamizzare il calendario repubblicano, decretando l'A'd el-Kebir e l'A'd el-Fitr, rispettivamente festa di inizio e fine ramadan, feste nazionali, nella pretesa, infine, di rendere l'arabo obbligatorio a scuola.
"La battaglia di Nizza" tra franco-francesi e musulmani, cui Amaubec dedica due grandi capitoli, così come tutto il resto del libro faranno rizzare i capelli alle élite islamofile. Ecco il solito pessimista, ecco l'ennesimo fautore dello scontro di civilità, diranno. Eppure basterebbe aprire i giomali sulle pagine di attualità - si pensi al muro ungherese per fermare i flussi incontrollati di immigrati clandestini - per rendersi conto che lo scenario dipinto da Arnaubec è tutt'altro che un delirio apocalittico.
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