Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/06/2015, a pag.3, con il titolo "Il silenziatore pericoloso", un editoriale che mette in luce un altro uso della Shoah, particolarmente grave, perchè non proviene da un pensiero antisemita di vecchio stampo, quindi non facilmente riconoscibile come tale. Nei fatti però lo è. Giusto quindi segnalarlo.
Emma Bonino Gad Lerner
Tirare in ballo la Shoah per gli immigrati non è solo antistorico Carlotta Sami, portavoce per il sud Europa dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha paragonato il dramma degli immigrati - che proprio secondo l'Onu coinvolgerebbe in tutto il mondo 60 milioni di persone soltanto nella categoria "rifugiati" - e l'atteggiamento di più o meno rigida chiusura di molti governi europei e mondiali, allo sterminio degli ebrei sotto il nazismo e all'indifferenza di gran parte delle potenze alleate che pure combattevano Hitler. L'erede (nella carica) di Laura Boldrini non è stata la sola nelle ultime settimane ad accostare la Shoah alle migrazioni di massa dal sud del mondo: con toni diversi lo hanno fatto in Italia Emma Bonino, Gad Lerner e altri. Personalità e intelletti che su altri fronti magari la pensano all'opposto ma che qui sembrano avere trovato un pensiero comune, e dunque quasi mai contraddetto dai grandi media e dalle big tv, per condannare i muri costruiti o in costruzione nel tentativo, magari sbagliato, di regolare o respingere flussi altrimenti incontrollabili, ma anche le tragedie in mare. Tirare in ballo la Shoah è comunque un errore storico e morale, questo sì drammatico; è un'insopportabile mistificazione dell'esistente e una banale scorciatoia per chiudere la bocca a chi, su clandestini e rifugiati, ha una legittima e differente opinione, e anche una legittima e differente soluzione (visto che le autorità una soluzione organica non l'hanno proposta). E' perfino imbarazzante ricordarlo. Lo sterminio pianificato degli ebrei, con i mezzi che sappiamo, come altri genocidi attuati nella storia, non ha nulla a che vedere con ciò che vediamo nel Canale di Sicilia, in centro America, in oriente, e sulle contromisure prese a Ventimiglia, nel Marocco spagnolo, in Ungheria, in Australia, negli Stati Uniti. Quello sterminio non è neppure assimilabile al razzismo, che pure ne fu una componente; per razzismo intendiamo, per come lo vediamo nelle democrazie contemporanee, quello nel tessuto sociale dell'Alabama e quello nella pazzia individuale in South Carolina. Strumentalizzare la Shoah come argomento definitivo e liquidatorio, arma assoluta per chiudere la bocca a coloro che di fronte a questo grande ed epocale rompicapo ha punti di vista non conformi al pensiero unico, 6 un'intollerabile violenza intellettuale. Un razzismo, questo sì, mentale. Diciamolo pure: una vergogna
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante