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La Repubblica Rassegna Stampa
16.06.2015 I tweet antisemiti dell'assessore al comune di Madrid
Cronaca di Alessandro Oppes

Testata: La Repubblica
Data: 16 giugno 2015
Pagina: 22
Autore: Alessandro Oppes
Titolo: «Tweet antisemiti: esordio con scandalo per gli Indignados»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/06/2015, a pag. 22, con il titolo "Tweet antisemiti: esordio con scandalo per gli Indignados", la cronaca di Alessandro Oppes.

Non avrebbe potuto immaginare inizio peggiore Manuela Carmena, fiammante sindaco di Madrid che ha riportato la sinistra al governo dopo 25 anni di amministrazione del Partito Popolare. Come primo atto alla guida della capitale, ha dovuto chiedere a uno dei suoi più fidati collaboratori, l’assessore alla Cultura Guillermo Zapata, di farsi da parte. Colpa di una serie di tweet, vecchi di quattro anni ma ripescati prontamente dai partiti dell’opposizione e rilanciati con enorme rilievo dalla stampa fino a quando l’interessato, uno scrittore e sceneggiatore tv, non ha potuto far altro che dimettersi chiedendo scusa.


Manuela Carmena

Antisemitismo, violenza machista, terrorismo: il contenuto di quei messaggi, risalenti al 2011, è agghiacciante. «Come metteresti cinque milioni di ebrei in una 600? In un posacenere », dice il cinguettìo più commentato, che ha provocato la reazione indignata delle organizzazioni ebraiche. Un altro fa riferimento al terrorismo basco: «Si conferma che l’Eta, oltre che criminale, era idiota: con la quantità di simpatizzanti e alleati che aveva non è stata capace di prendere il potere». E poi, in altri 140 caratteri, un contorto miscuglio di due tragiche vicende della recente storia spagnola: «Hanno dovuto chiudere il cimitero delle bambine di Alcàsser perché Irene Villa non vada alla ricerca di pezzi di ricambio». Ad Alcàsser tre bambine vennero sequestrate, torturate e uccise negli anni ‘90. I loro corpi furono in seguito trovati in stato di decomposizione, due di loro erano state decapitate. Irene Villa, oggi scrittrice, giornalista e sciatrice paralimpica, perse entrambe le gambe oltre vent’anni fa, appena dodicenne, in un attentato dinamitardo dell’Eta.


Guillermo Zapata

Comprensibile, di fronte a frasi talmente aberranti, la generale ondata di indignazione. E a poco — anzi a nulla — è servito il tentativo di Zapata di spiegare che quei tweet erano stati «decontestualizzati », e che lui non è mai stato né antisemita, né filo- terrorista o difensore della violenza machista. Secondo lo scrittore — uno dei promotori del movimento Ganemos che ha dato vita alla candidatura municipale di “Ahora Madrid” guidata dall’ex magistrata Carmena — quei cinguettii si inserivano «all’interno di un dibattitto sui limiti dell’umore sui social network» e vennero scritti nello stesso periodo in cui il regista cinematografico Nachi Vigalondo fu aspramente criticato su Twitter per aver assicurato che l’Olocausto «fu una montatura».

Zapata difende però l’humor nero come «un’espressione sana per ridere degli orrori che commettiamo noi esseri umani». Il sindaco la vede in modo molto diverso: «L’umorismo è inaccettabile quando è crudele». Carmena difende però un altro giovane assessore, l’ex attivista del movimento degli “indignados” Pablo Soto. Anche lui beccato per un tweet imbarazzante di due anni fa, che ha per protagonista l’allora ministro della Giustizia del governo Rajoy, Alberto Ruiz Gallardón: «E per il prossimo trucco, avrò bisogno di una ghigliottina, di una piazza pubblica e di Gallardón». Soto si dice «profondamente pentito», Carmena accetta le scuse.

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