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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.06.2015 Ezra Pound: fascista e antisemita, la poesia non sia un'attenuante
Le lettere di Saul Bellow, commento di Pierluigi Battista

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Saul Bellow - Pierluigi Battista
Titolo: «Saul Bellow: cari amici scrittori - Il manicomio per Pound voluto da Saul Bellow»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di ieri, 14/06/2015, a pag. 34, con il titolo "Saul Bellow: cari amici scrittori", una lettera di Saul Bellow a William Faulkner; dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/06/2015, a pag. 43, con il titolo "Il manicomio per Pound voluto da Saul Bellow", il commento di Pierluigi Battista.

Ezra Pound è stato un fascista convinto e un antisemita. Come scrive Saul Bellow, il fatto che sia stato un poeta non può essere considerata un'attenuante. E' poesia inneggiare al fascismo e allo sterminio degli ebrei ! Ezra Poud era schierato con i nemici del proprio paese. In tempo di guerra, in ogni paese, questa attività era giustamente considerata tradimento, con la conseguente condanna a morte. Gli Usa sono stati generosi, limitandosi alla sola detenzione in una clinica per malati mentali. Non confondiamo la libertà di opinione con l'alto tradimento. Céline scampò alla fucilazione perchè riuscì a fuggire dalla Francia liberata. Sia Céline che Pound erano propagandisti del nazi-fascismo, più responsabili, proprio perchè illustri intellettuali.

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA - Saul Bellow: "Saul Bellow: cari amici scrittori"

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Saul Bellow


Ezra Pound               William Faulkner

A WILLIAM FAULKNER. RENO, 7 GENNAIO 1956

Caro signor Faulkner, la ragione per cui le sto scrivendo questa lettera è esporle le mie opinioni su quello che ha suggerito riguardo al fatto che dovremmo chiedere il rilascio di Ezra Pound. «Mentre il presidente di questo comitato », ha detto lei, «ha ricevuto un premio dal governo svedese e un’onorificenza dal governo francese, il governo americano manda in prigione uno dei suoi migliori poeti». È un ragionamento che mi lascia davvero a bocca aperta. Lei, signor Faulkner, ha ottenuto con merito i riconoscimenti di questi governi. Ma a quanto ne so, non ha cercato di rovesciarli o destabilizzarli. Peraltro Pound non si trova in prigione, bensì in un manicomio. Se fosse sano di mente dovrebbe essere processato per alto tradimento; se fosse pazzo, non sarebbe il caso di rilasciarlo unicamente perché è un poeta. Nelle sue poesie e nei suoi discorsi via radio, perorava l’ostilità verso gli ebrei e predicava odio e sangue. Davvero mi sta chiedendo di partecipare a rendere omaggio a un uomo che invocava la distruzione dei miei consimili? In Francia Pound sarebbe stato fucilato. Liberarlo perché è un poeta? Magari poeti migliori di lui sono stati sterminati. L’America è stata misericordiosa riconoscendo a Pound l’infermità mentale e risparmiandogli la vita. Quello che mi sconcerta è che lei e il signor Steinbeck, che da tantissimi anni avete a che fare con le parole, non vi rendiate conto della rilevanza delle frasi esplicite e brutali di Pound sui «giudei» che conducono i «gentili» al macello. Questa è poesia? È un invito a uccidere. Se a pronunciarlo fosse stato un contadino o un calzolaio, avremmo detto che era un pazzo. Il mondo intero congiura per ignorare quello che è successo, le guerre colossali, gli odi smisurati, le stragi inimmaginabili, la distruzione dell’immagine stessa dell’uomo. E noi — «un gruppo rappresentativo di scrittori americani» — ci mettiamo a fare lo stesso? Un bel pasticcio! Sinceramente suo

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista: "Il manicomio per Pound voluto da Saul Bellow"


Pierluigi Battista


Ezra Pound fa il saluto fascista

È difficile dover dar torto a uno scrittore tra i più ammirabili come Saul Bellow, uno dei giganti della letteratura del Novecento. Ma Bellow sulla sorte di Ezra Pound sbagliò. Sbagliò a maltrattare William Faulkner che lo voleva coinvolgere in un’iniziativa insieme a John Steinbeck per liberare il poeta Ezra Pound dalla lunga detenzione in un manicomio a causa delle sue idee politiche, insomma del suo fascismo. In una delle «Letters» pubblicate dall’editore Viking e una cui raccolta è stata resa nota in Italia da Antonio Monda per La Repubblica , Bellow nel 1956 sostenne invece che Pound meritava il trattamento disumano riservatogli nel manicomio St. Elisabeth a Washington. C’è chi sostiene che fu il male minore.

Che se Pound non fosse stato marchiato come infermo di mente, la condanna a morte per alto tradimento sarebbe stata inevitabile. Che i suoi discorsi a favore della Rsi (Repubblica sociale italiana) mussoliniana erano un atto di esplicito sabotaggio che gli Stati Uniti, in guerra contro il fascismo e il nazismo, non avrebbero potuto non punire. Contrastando l’iniziativa di Faulkner, Bellow scriveva che Pound aveva predicato «odio e sangue», anche contro gli ebrei. Ma quella predicazione valeva tredici anni di un uomo considerato pazzo e sottoposto a terapie medico-psichiatriche che di frequente oltrepassavano la soglia della crudeltà? Sosteneva Bellow: fosse stato un cittadino americano qualunque e non un poeta, nessuno si sarebbe accorto di niente.    

Ma invece furono gli Stati Uniti a fare di Pound il bersaglio che avrebbe dovuto calamitare il disgusto pubblico per uno che era stato dall’altra parte e che aveva detto e scritto cose incompatibili con la (sacrosanta) crociata antinazista. Volevano ammonire, dare un esempio, colpire chi aveva fiancheggiato con le sue idee il nemico che incarnava il Male assoluto. Ma la psichiatrizzazione del dissenso politico, anche del più inaccettabile, è una caratteristica dei sistemi totalitari, non di una grande democrazia.

Trattare come un pazzo pericoloso da rinchiudere uno che si era messo dalla parte di Mussolini è una pratica ingiusta, una vendetta, una ritorsione spietata. Era questo il concetto che i Faulkner, gli Steinbeck, gli Hemingway e in Italia Vanni Scheiwiller volevano sottolineare. Non il privilegio per un poeta, ma la denuncia di una mostruosità compiuta su un uomo trattato da pazzo solo per le parole spese lungo gli anni nelle sue poesie e per alcuni discorsi radiofonici. Tredici anni in un manicomio.

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