L'importante ricostruzione che proponiamo in questa pagina mostra come, nel primo dopoguerra, la stampa comunista non nutrisse una pregiudiziale avversione contro Israele, dovuta al fatto che l'URSS, considerando che una parte dell'immigrazione dalla Russia zarista nella Palestina ottomana era di orientamento socialista, avrebbe avuto nel nuovo Stato ebraico un alleato in Medio Oriente. Israele deluse però quella aspetttativa. Al punto che la sinistra italiana - PCI ma anche in parte il PSI- si schierarono con l'Unione Sovietica, negli anni '60 e in particolare dopo la guerra dei Sei giorni del 1967, alleata dell'Egitto e degli altri Paesi arabi. Il PCI ha quindi seguito ubbidiente la svolta voluta da Mosca, dimostrando ancora una volta la sua dipendenza dal regime sovietico. Questo spostamento, relativamente repentino, è documentato e approfondito dal recente libro di Valentino Baldacci "1967. Comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei giorni", di cui abbiamo discusso a più riprese di recente: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58384 http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=58234
La copertina del libro
Ecco l'articolo:
Per sfatare molti luoghi comuni sugli ebrei “messi lì dagli inglesi” o sulla loro tendenza imperialista, proverò a raccontare la genesi dello Stato di Israele attraverso alcuni ritagli storici del quotidiano comunista “L’Unità”.
Se oggi uno di voi fermasse la prima persona che gli capita a tiro e gli chiedesse cosa ne pensa di Israele, probabilmente tirerebbe fuori il solito pacchetto preconfezionato che descrive Israele come uno stato ladro di terre, creato ad hoc dal Regno Unito, assassino, massacratore dei palestinesi che vivevano lì da secoli, Rothschild, ecc.
Ho confutato una per una tutte queste tesi, e oggi non mi ripeterò.
A parlare per me saranno le pagine del quotidiano comunista l’Unità, che quasi 70 anni fa, nel momento genetico di Israele, aveva una posizione molto, molto diversa da quella attuale.
Partiamo dal 30 giugno 1946,
Ebrei rastrellati, tutte le sedi delle organizzazioni ebraiche occupate e perquisite, un paio di morti e un uso massiccio dell’esercito. Basterebbe questo articolo a dimostrare che il presunto favore dello UK nei confronti del nascituro Israele e degli ebrei è solo una costruzione posteriore, elaborata in alcuni ambienti per mostrare come Israele sia sempre stata vicina ai paesi c.d. “imperialisti”.
Come potete vedere nell’articolo, l’operazione di cui sopra porta all’arresto di ben 2.000 ebrei.
Molti di voi, specie i filopalestinesi, si chiederanno per quale motivo lo UK abbia agito in questo modo.
Ma come? E la dichiarazione Balfour del 1917, quella con cui il governo inglese faceva sapere a Lord Rothshild che avrebbe supportato la creazione di una “national home for Jewish people“?
Beh, molti non sono a conoscenza del fatto che la politica inglese mutò in modo progressivo fra l’inizio degli anni venti e la fine degli anni’30. Per farsi un’idea della situazione, consiglio la lettura per intero, o quantomeno di qualche estratto, dei Libri Bianchi.
Il più importante è senza dubbio l’ultimo, elaborato in seguito alla Grande Rivolta Araba del 1939, il quale limitava l’immigrazione ebraica per i successivi 5 anni a sole 75.000 unità.
Gli inglesi erano quindi apertamente schierati in favore degli arabi, tanto da ostacolare in tutti i modi prima l’afflusso in Israele di coloro che volevano fuggire dalla furia nazista, e poi dei sopravvissuti alla Shoà.
Tornando al luglio del 1946, è interessante notare come la prima reazione degli ebrei palestinesi (ritaglio in alto) sia stata di tipo passivo: non avrebbero più collaborato con le autorità britanniche.
Non tutte le formazioni politiche o paramilitari ebraiche agirono però allo stesso modo. Il 22 luglio 1946 infatti avvenne il famoso attentato presso l’Hotel King David di Gerusalemme, centro operativo militare e istituzionale dei britannici.
A finalizzare l’attentato, che provocò 91 morti (fra cui 17 ebrei) , furono l’Irgun e la frangia estremista (scissa dall’Irgun a partire dal 1940) conosciuta come Banda Stern.
Resta da dire che le autorità ebraiche, come confermato qui sotto, presero immediatamente le distanze dal gesto. Una condanna del terrorismo che oggi non viene espressa quasi mai da istituzioni e autorità arabe di tutto il mondo.
Nei giorni successivi, lo UK continua la lotta senza quartiere all’immigrazione ebraica. Gli inglesi sperano in questo modo di mantenere buoni rapporti con gli amici arabi (specie dopo la fine del Mandato) e di poter avere nell’area il minor numero di ebrei possibile.
D’altro canto, gli ebrei europei, decimati dai nazisti, non si sentivano sicuri in Europa, e molti avevano parenti che li aspettavano in Palestina.
Gli inglesi ne fermarono a migliaia (alcuni tentavano la traversata del mediterraneo su imbarcazioni di fortuna) e li deportarono presso alcuni campi recintati costruiti a Cipro (se non ci fosse stato lo humor ebraico a far loro compagnia, probabilmente in molti avrebbero tentato il suicidio).
Verso la fine del 1946 si cerca di trovare un soluzione alla questione palestinese per mezzo di una Conferenza cui avrebbero dovuto prendere parte inglesi, arabi ed ebrei. La conferenza ha luogo, ma gli ebrei e gli arabi palestinesi non vi prendono parte, poiché entrambi le fazioni pongono delle condizioni alla loro partecipazione.
Quelle degli ebrei sono:
1) creazione di uno stato ebraico in Palestina;
2) concessione del permesso di immigrare in Palestina per 100.000 ebrei europei
Quelle degli arabi sono invece:
1) che venga invitato alla Conferenza anche il Gran Mufti;
2) che alla Conferenza non prendano parte gli ebrei;
3) che lo UK denunci la dichiarazione di Balfour e si ritiri dalla Palestina (in modo che gli arabi possano regolare il problema rappresentato dagli ebrei in autonomia)
Per rimanere aderente alle fonti, vi ripropongo qui sotto l’articolo originale.
Anche l’antisionista (o l’antisemita mascherato da antisionista) più convinto non può negare quanto fossero differenti le condizioni poste da ebrei e musulmani di Palestina. Come confermato da questi articoli, l’idea degli Arabi, supportati dagli inglesi, era quella di spazzare via gli ebrei già alla fine del mandato (come già tentavano di fare da una ventina d’anni).
Non a caso, gli arabi palestinesi posero come condizione la partecipazione del Gran Muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, fautore del panarabismo e convinto sostenitore di una jihad senza sosta che eliminasse qualsiasi elemento non-musulmano. Al-Husseini fu anche un grande sostenitore di Hitler, che lo finanziò assieme a Mussolini per diversi anni (come testimoniato da Galeazzo Ciano). Su questo personaggio si potrebbe scrivere molto altro (fece assassinare decine di oppositori, rifiutò il piano di partizione della Palestina perché la presenza degli ebrei accanto ai musulmani lo disgustava, ecc.), ma questo breve quadro è sufficiente a farvi capire la sue intenzioni.