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Libero Rassegna Stampa
30.05.2015 Conto alla rovescia per Assad, ora si rischia l'effetto domino
Analisi di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 30 maggio 2015
Pagina: 15
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Conto alla rovescia per Assad, ora si rischia l'effetto domino»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/05/2015, a pag.15, con il titolo " Conto alla rovescia per Assad, ora si rischia l'effetto domino ", l'analisi di Carlo Panella

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Carlo Panella

Con la caduta di Ariha nelle mani dei qaidisti di al Nusra che ora controllano tutto il confine con la Turchia, la sconfitta di Assad entra nel novero delle probabilità concrete. Anche perché nella battaglia per Ariha i suoi alleati fondamentali, i miliziani libanesi di Hezbollah, sono stati battuti come non era mai accaduto. Ma il dato più interessante e inquietante è la alleanza militare che ha portato a questa vittoria. Un patto tra al Nusra e i miliziani delle organizzazioni sostenute dall'Arabia Saudita e dalla Turchia che sino a pochi mesi fa si combattevano aspramente.
Alleanza inquietante, denominata Esercito della Conquista, che testimonia che Erdogan e re Salman sono disposti a tutto, anche a dare forza ad al Qaeda, pur di abbattere al Assad, forse anche a governare la Siria "in condominio" con le peggiori forze jihadiste, magari con l'intenzione, ancora più machiavellica e diabolica, di usare al Nusra contro l'Isis.
Isis che peraltro, nelle stesse ore, si è impadronita dell'aeroporto di Sirte, in Libia, concretissimo pericolo per l'Italia. L'unico dato certo è che il futuro della Siria è in una frantumazione in mini Stati: uno di Assad, sulla costa nord, attorno a Latakia, nella regione degli alauiti; uno di al Nusra e dei suoi alleati turco-sauditi; uno dei curdi e uno dell'Isis.
Nella fondamentale Damasco, invece, è prevedibile che si scateni una battaglia feroce, dall'esito incerto. E i cristiani damasceni pagheranno un caro prezzo per l'appoggio dato ad un Assad che li abbandonerà al loro destino. L'esplosione della Siria avrà poi un devastante effetto domino sul Medio Oriente e farà saltare ogni equilibrio in un Libano in cui Hezbollah sarà spinto a reagire in attacco alla sconfitta subita dai suoi 5.000 miliziani in Siria.
Soprattutto, rischia di spingere l'Iran a un intervento militare diretto e devastante, per non perdere quella sponda siriana che dal 1979 è fondamentale per la stessa sicurezza del regime khomeinista.
Si aprirà una fase di caos, nei cui confronti quello iracheno apparirà poca cosa, a riprova che la politica di "non intervento" voluta da Obama, porta guai e disastri come è sicuramente più di quella "interventista" di Bush.
Un anticipo delle nuove dinamiche di questo caos è andato in onda giovedì su al Jazeera, emittente di quel Qatar che finanzia al Nusra, con una lunga intervista al suo leader, Abu Mohammed al Golani, assiso sulla poltrona del governatore di Idlib, che ha esordito con un: «Prendo ordini da Ay-man al-Zawahiri», l'erede di Bin Laden. Il suo messaggio è stato molto politico, ben più raffinato di quelli di Abu Bakr al Baghdadi e teso palesemente a tranquillizzare l'Occidente: « La nostra unica missione è abbattere il regime e sconfiggerne gli agenti a cominciare da Hezbollah. Damasco sta per cadere».
Poi, parole tranquillizzanti per gli alawiti, i membri della setta scismatica sciita degli al Assad, spina dorsale del regime, che al Golani - a differenza di al Baghdadi che scanna gli sciiti e alawiti in Iraq - rassicura, probabilmente in modo strumentale: «Gli alawiti non sono il nostro obiettivo, l'ultima battaglia non sarà a Qardaha, il villaggio alawita degli Assad, ma a Damasco e combatteremo solo chi ci spara. La nostra guerra non è una vendetta contro gli alawiti, dopo la vittoria fonderemo uno Stato islamico solo dopo aver consultato tutti i gruppi siriani».
Infine, un messaggio all'Occidente: «Al Nusra non ha piani né ordini per attaccare l'Occidente è Al Zawahiri a darci le direttive e non abbiamo ricevuto chiare richieste di adoperare la Siria come piattaforma per attacchi contro gli Usa e l'Europa perché non vogliamo sabotare la missione di abbattere Assad».
È da notare l'ambiguità dell'enunciato che palesemente significa che se al Zawahiri darà l'ordine di attaccare l'Occidente, sará sicuramente obbedito.
Infatti al Golani specifica: «Forse Al Qaeda ha piani contro gli Usa ma non qui in Siria».
Nel complesso, l'intervista segnala una novità clamorosa: al Qaeda, sotto la direzione di al Zawahiri, figlio di una potente famiglia del Cairo, si mette a fare politica, ora che ha ripreso alla grande le sue forze in Siria, grazie allo spazio datogli dal non intervento di Obama. Tesse alleanze tattiche con Turchia e Arabia Saudita , rifiuta - come già fece nel 2005 Osama bin Laden in polemica con al Zarkawi, il leader con cui si formò al Baghdadi - la politica di sgozzamento degli sciiti, e rassicura l'Occidente (per ora).
Una lezione di contorta politica mediorientale per il dilettante Obama.

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