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Libero Rassegna Stampa
08.05.2015 Al Jazeera: antisemitismo, sessismo e propaganda islamista sulla televisione del Qatar
Cronaca di Simona Verrazzo

Testata: Libero
Data: 08 maggio 2015
Pagina: 12
Autore: Simona Verrazzo
Titolo: «Antisemita e sessista, bufera su Al Jazeera»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/05/2015, a pag. 12, con il titolo "Antisemita e sessista, bufera su Al Jazeera", la cronaca di Simona Verrazzo.

Anche negli Stati Uniti si accorgono di quello che diffonde la televisione targata Qatar Al Jazeera. Antisemitismo, sessismo, bassa propaganda islamista che finora ha avuto successo in Occidente, dove l'emittente viene citata come fonte affidabile e degna di essere creduta.
A chi vuole seguire le vicende mediorientali e del mondo arabo in particolare, consigliamo I24 News; trovate il link sulla home page di IC, sulla colonna di destra, e potete scegliere tra tre lingue: inglese, francese, arabo.

Ecco l'articolo:

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Terremoto ai vertici di Al Jazeera, la tv del Qatar finita più volte sotto accusa per le sue news giudicate troppo di parte. Stavolta si parla di antisemitismo e sessismo. Nella bufera è finita Al Jazeera America (Ajam), lanciata in grande stile nel 2013 dall'acquisto di Current TV di Al Gore. Notizia di giornata è il licenziamento del suo amministratore delegato, Ehab Al Shihabi, che non ha saputo gestire l'uragano che ha travolto la tv panaraba in neanche una settimana, con tre sue alte dirigenti dimessesi quasi in contemporanea e un ex dipendente che ha avviato una causa legale da 15 milioni di dollari contro la stessa azienda con accuse di anti-semitismo e sessismo.

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Al Jazeera: non un organo di informazione indipendente, ma associazione politica di diffusione di pregiudizio contro Israele e non solo

Tutto ha inizio il 28 aprile, quando Matthew Luke, supervisore Media e gestione archivio, cita in giudizio la rete perché sarebbe stato licenziato per aver protestato contro i commenti offensivi e razzisti di Osman Mahmud, senior vice- presidente del settore Operazioni trasmissione e tecnologia. Luke ha reso noto all'azienda il comportamento di Mahmud e per questo sarebbe stato licenziato: da qui la sua decisione di fare causa ad Al Jazeera, chiedendo alla Corte suprema di New York un risarcimento di 15 milioni di dollari.

Il 29 aprile si dimettono due top manager, entrambe donne, entrambe vice-presidenti esecutivi: Diana Lee (Risorse umane) e Dawn Bridges (Comunicazioni). Il network subito si affretta a dire che non c’è alcun collegamento tra le due vicende, ma passano pochi giorni e arriva il colpo di grazia. Lunedì ad annunciare le dimissioni, via mail, è Marcy McGinnis, vicepresidente per le attività di sensibilizzazione e ex stella della CBS: il motivo della sua scelta sono alcune dichiarazioni da «clima di paura» di Al Shihabi, che intanto ai media aveva definito «assurde» le accuse da Luke. Alla fine lui, che ha guidato la rete dal 2013, viene rimosso dalla carica di amministratore delegato, immediatamente sostituito da Al Anstey.

Il risultato è un disastro di immagine: le accuse di Luke vanno dal favorire i musulmani e discriminare le donne fino a dichiarazioni che avrebbe detto Mahmud come «chi sostiene Israele dovrebbe bruciare all'inferno». Una beffa per la tv del Qatar, che tante aspettative aveva riposto nel suo lancio oltreoceano per scollarsi l'etichetta di «tv che trasmette i video-messaggi di Osama bin Laden». La scelta di sbarcare in America si è rivelata un flop. Dagli ascolti bassissimi alle accuse di Al Gore punta il dito contro i vertici dell’azienda che non avrebbe pagato 65 milioni di dollari su un totale di 100.

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