Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/05/2015, a pag. 20, con il titolo "Nasce il governo Netanyahu, ma la maggioranza è in bilico", la cronaca di Fabio Scuto.
Fabio Scuto
Benjamin Netanyahu
È stata una partita a poker giocata per 42 giorni quasi fino all’ultimo minuto possibile, ieri sera poco prima della mezzanotte. Un estenuante confronto fra il premier incaricato Benjamin Netanyahu e il suo alleato-nemico Naftali Bennett, il leader di Focolare Ebraico che ha fatto pesare fino all’ultimo i suoi 8 voti necessari a raggiungere la risicata maggioranza di 61 seggi alla Knesset. Una trattativa sempre sull’orlo del fallimento, con la prospettiva di veder assegnato l’incarico dal presidente Rivlin al leader dei laburisti Herzog, arrivato secondo al voto di marzo.
Ma alla fine Bennett ha portato a casa importanti dicasteri e dopo la defezione del nazionalista Avigdor Lieberman anche quello della Giustizia per una delle sue “pupille”, Ayalet Shaked, entrata in politica appena due anni orsono. Saziati, prima, invece gli appetiti degli altri partiti della coalizione. Moshe Kahlon, capo del partito centrista Kulanu sarà il ministro delle Finanze come già stabilito da giorni. Così come altri strategici ministeri sono stati assegnati ai rappresentanti dei partiti religiosi Shas e United Torah of Judaism, tradizionali alleati di Netanyahu che tornano nel governo dopo una breve pausa.
Il quadripartito di Netanyahu fortemente ancorato a destra nasce però con difficoltà e vivrà con difficoltà, con un solo seggio di maggioranza sui 120 della Knesset. Prigionie- ro dei possibili “capricci” di ciascuno dei componenti, ognuno con una “wild card” nelle mani. Benjamin Netanyahu che aveva ribaltato un esito elettorale che sembrava scontato con il suo “sprint” personale degli ultimi giorni, non esce rafforzato con questa compagine governativa. Nel Likud la dirigenza accusa Bennett di «estorsione» per i ministeri e le presidenze di commissione pretese con solo 8 deputati e parla apertamente di una prossima «vendetta». Netanyahu esce anche personalmente ridimensionato dalla lunga trattativa con Naftali Bennett, l’uomo che solo 10 anni era il capo del suo staff e che invece adesso si sente pronto per poter competere nella leadership con l’antico maestro.
Tutto è cambiato lunedì scorso, quando il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman — leader di Israel Beitenu — ha annunciato che non avrebbe fatto parte del prossimo governo. Il progetto di Netanyahu di formare una coalizione con partiti religiosi e nazionalisti ha così perso un pezzo importante. Bennett avrebbe voluto per sé gli Esteri ma Netanyahu ha deciso di non assegnare l’incarico, in modo da poter offrirlo se in futuro sarà necessario allargare la coalizione. L’idea, nemmeno molto nascosta nel Likud, è quella di cercare di portare nell’Esecutivo in futuro anche Unione sionista, l’alleanza di centro sinistra guidata da Isaac Herzog.
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