Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/05/2015, a pag. 1-4, l'analisi "La scelta di Hirsi Ali".
Ayaan Hirsi Ali e la copertina del suo recente libro
Roma. Per la dissidente islamica Ayaan Hirsi Ali, personificazione delle persecuzioni ideologiche e fisiche dell’islam radicale, il leader dei conservatori David Cameron è una “scelta facile” alle elezioni inglesi. Hirsi Ali lo scrive in un op-ed pubblicato ieri dal Times, e la sua preoccupazione è la lotta contro l’estremismo islamico. Per l’intellettuale di origini somale – dal 2004 sotto scorta in Olanda per aver collaborato alla produzione del corto “Submission”, di cui rimase ucciso il regista Theo van Gogh; poi riparata negli Stati Uniti – soltanto un candidato ha messo in chiaro l’importanza della questione, e questo è l’attuale premier, l’unico che abbia mostrato vera “determinazione nel colpire il flagello dell’estremismo islamico in Inghilterra”.
Hirsi Ali ha appena pubblicato un libro, “Eretica”, in cui pone le basi per una riforma epocale dell’islam, e da oltre 13 anni segue da vicino la diffusione dell’estremismo islamico nell’occidente. Questa diffusione è più preoccupante in Inghilterra che altrove, lo dimostrano l’uccisione del fuciliere Lee Rigby da parte di un terrorista musulmano nel maggio del 2013, e le centinaia, se non migliaia di cittadini inglesi andati in Iraq e Siria per unirsi allo Stato islamico. Eppure l’ascesa dell’islam radicale è stato uno dei grandi temi taciuti di questa campagna elettorale. I candidati fanno di tutto per scansare l’argomento della minaccia jihadista, per ossequio al politicamente corretto o per convenienza.
E’ un fenomeno comune a gran parte dei leader occidentali, e David Cameron è un’eccezione isolata. Soprattutto perché, a differenza degli altri, Cameron è l’unico a riconoscere che quella dell’estremismo islamico non è solo una questione di lotta al terrorismo, è una battaglia di idee, sostiene Hirsi Ali.
Hirsi Ali parla di “estremismo non violento”, del processo di proselitismo e di radicalizzazione delle comunità musulmane in corso in tutto l’occidente, che non può essere trattato solo come una questione di sicurezza e di antiterrorismo, ma come una vera battaglia culturale. Durante il suo governo, Cameron ha dimostrato di voler combattere questa battaglia, e senza mai mettere in dubbio che i cittadini musulmani siano parte integrante dell’Inghilterra, è stato uno dei primi leader occidentali a riconoscere il fallimento del modello del multiculturalismo.
Cameron ha contrastato duramente il proselitismo dell’islam radicale nelle scuole private, ha cacciato i predicatori d’odio e varato norme dure per evitare le infiltrazioni del terrorismo. In questo campo, le credenziali di Ed Miliband sono traballanti: di recente il candidato laburista ha promesso che se andrà al governo trasformerà l’islamofobia in un “hate crime”. Un altro esempio della differenza d’approccio del Labour si è visto a Birmingham, dove vive una delle più grandi (e turbolente) comunità islamiche d’Inghilterra.
Qui domenica un consigliere comunale laburista di fede musulmana ha organizzato un comizio a cui hanno partecipato parlamentari e alcune figure di spicco del partito, ma in una foto del comizio pubblicata su internet si è visto che in platea i maschi e le femmine, queste ultime tutte velate, erano seduti in due zone diverse, rigidamente separati, come durante la lezione di un’università islamica. La polemica sulla “segregazione di genere” durante il comizio del Labour è scoppiata subito, alcuni dei laburisti presenti si erano espressi in passato contro il proselitismo islamico ma non hanno fiatato quando domenica c’è stato bisogno di assecondare i voti pesanti della comunità musulmana. Non ha fiatato nemmeno Miliband.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante