Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/05/2015, a pag. 19, con il titolo " 'Il Califfo è paralizzato dalle ferite', l'Isis si affida ad Al Afri", la cronaca di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
Abu Ala Al Afri
Ma davvero il Califfo è in gravi condizioni e semiparalizzato? Il quotidiano britannico The Guardian ne è convinto ed ha aggiunto dettagli sul ferimento del leader durante un raid della coalizione il 18 marzo. Nella ricostruzione del giornale il capo dell’Isis è stato colpito mentre si trovava su un convoglio nella regione di Al Baaji, ad ovest di Mosul, in Iraq. Un corteo di veicoli sarebbe stato centrato da missili lanciati da caccia alleati. Un evento che però il Pentagono non ha confermato, forse perché non in possesso di elementi precisi e certi. Subito dopo l’attacco, Abu Bakr al Baghdadi è stato trasferito dai suoi uomini in un rifugio dove è stato in seguito curato da un paio di medici fatti arrivare da Mosul. Sembra che il Califfo abbia subito danni irreparabili alla spina dorsale, che hanno costretto il movimento a designare un nuovo leader: Abu Alaa al Afri, mentre arriva la notizia che l’Isis avrebbe ucciso almeno 300 prigionieri yazidi (600 secondo fonti curde).
Al Afri è un personaggio che è «nato» qaedista, ha combattuto in Afghanistan ed ha fatto parte del Consiglio dei mujaheddin, una delle formazioni più agguerrite contro la presenza Usa. Di origini turkmene, ex insegnante, Al Afri — come Al Baghdadi — è stato catturato e detenuto in un campo di prigionia gestito da iracheni e statunitensi. Tornato libero, è rientrato nei ranghi conquistando una posizione di rilievo. Lo definiscono un bravo oratore ma anche un militante dalle grandi doti tattiche, un uomo in grado di gestire situazioni difficili. Il suo nome era emerso anche dopo l’uccisione dei due precedenti capi dello Stato islamico, nel 2010.
In seguito all’eliminazione di Abu Omar al Baghdadi e Al Masri, era stato indicato da Osama come possibile nuovo responsabile del movimento. Carismatico e grande organizzatore, Al Afri è considerato da molti esperti come il vero gestore dell’Isis mentre Abu Bakr al Baghdadi avrebbe assunto più che altro un ruolo di guida spirituale. Fonti irachene sostengono anche che il nuovo (presunto) leader vedrebbe con favore una riconciliazione con i qaedisti siriani di Al Nusra, così come una revisione della catena di comando, dividendo le cariche in modo più equo tra combattenti stranieri e locali.
Proprio la storia dello Stato islamico insegna che la decapitazione del gruppo incide solo in parte. Gli Usa e gli iracheni hanno ucciso uno dopo l’altro i dirigenti che hanno preso il posto di Al Zarkawi, ma la fazione ha tenuto ed è rinata. Per due ragioni: l’ideologia è più forte del singolo; la persecuzione dei sunniti non è mai finita e dunque c’è sempre la spinta ad appoggiare chi li difende con le armi.
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