Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/04/2015, a pag. 11, con il titolo "Fischi dagli estremisti: Brigata ebraica applaudita da molti", il commento di Francesco Rigatelli; dal CORRIERE della SERA, a pag. 39, con il titolo "Corteo di Milano: quegli insulti razzisti", l'intervento di Dario Venegoni, vicepresidente Aned.
Lanciamo una sfida per il prossimo 25 aprile: chi organizza i cortei abbia il coraggio di escludere gli eredi del nazi-islamismo. Se non avrete questo coraggio, sarete complici.
Vorremmo, inoltre, che la festa del 25 aprile sia davvero unitaria. A tal fine, dovrebbero essere rappresentate tutte le componenti che hanno partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo. Meno bandiere rosse, dunque, e una festa condivisa da tutti gli antifascisti.
Ecco gli articoli:
La bandiera della Brigata ebraica
LA STAMPA - Francesco Rigatelli: "Fischi dagli estremisti: Brigata ebraica applaudita da molti"
Francesco Rigatelli
Non ci stanno i giovani ebrei a passare per soccombenti. La contestazione alla Brigata ebraica avvenuta durante la cerimonia per il 25 aprile è stata per loro solo l’ennesimo episodio di antisemitismo. «Chi ci ha fischiato? I soliti estremisti che hanno fatto una pessima figura», racconta Daniele Nahum, 32 anni. Lui è l’artefice del maggiore spazio dato alla Brigata durante le celebrazioni: «Di solito gli veniva riservato un angolino, quest’anno c’erano centinaia di persone. Un successo che ha suscitato applausi e commozione, mentre le contestazioni sono state minime». Nahum, ex capo dei giovani ebrei ed ex vicepresidente della Comunità ebraica milanese, è responsabile Cultura del Pd a Milano e come tale ha organizzato un convegno sulla Brigata ebraica all’interno di un programma, Bella ciao, sulla storia della Resistenza: «Da lì è nata l’idea di far sfilare la Brigata al centro del corteo con il Pd, protetta dal servizio d’ordine del partito, a fianco del vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, dell’assessore Pierfrancesco Majorino, dell’architetto Stefano Boeri. Per la prima volta si è potuto ricordare degnamente la resistenza ebraica in Italia e in Europa. Molti pezzi della sinistra l’hanno capito».
Alla manifestazione ha partecipato anche Riccardo Correggia, 18 anni, capo di Hashomer hatzair, che significa giovane guardiano, praticamente gli scout socialisti sionisti. A Milano sono un centinaio e da cento anni si occupano di educazione. «Siamo una parte della Comunità che si fa riconoscere. Siamo anticonformisti e se c’è da criticare il governo israeliano lo facciamo senza problemi. Eppure se manifestiamo veniamo sempre scambiati per quelli che odiano la Palestina, ma non è così». «Partecipare è stata una decisione difficile - ricorda Correggia -. Tra noi ci sono ragazzi piccoli, che a sentirsi gridare dell’assassino si spaventano, ma nel complesso sono contento perché siamo riusciti a dare un messaggio positivo. Tra l’altro molti della Brigata ebraica facevano parte del nostro movimento».
Lo ricorda anche Guido Guastalla, che a 73 anni proprio giovane non è più ma il 25 aprile c’era ed è l’editore di Due della brigata, il libro di Miriam Rebhun, da cui è partito il dibattito. «È la storia di due fratelli gemelli - riepiloga Guastalla - mandati negli Anni 30 da Berlino in Palestina per sfuggire alle persecuzioni. Da lì uno parte per combattere in Francia, l’altro con i 5 mila della Brigata ebraica che risale da Taranto a Ravenna. Per cinquant’anni la storia è scomparsa dalla memoria storica, ma sa una cosa? Allora Israele non esisteva e la Brigata si chiamava palestinese. Viene chiamata ebraica oggi per evitare equivoci».
CORRIERE della SERA - Dario Venegoni: "Corteo di Milano: quegli insulti razzisti"
Pubblichiamo con piacere l'intervento di Dario Venegoni, vicepresidente Aned, che esprime una posizione chiara dopo decenni di silenzio, da parte dell'Associazione Nazionale Ex Deportati, sull'antisemitismo di estrema sinistra.
Ecco l'intervento:
Dario Venegoni
A margine dell’immenso, festoso, pacifico corteo del 25 Aprile a Milano, resta una questione aperta. In piazza San Babila alcune decine di sedicenti sostenitori della causa palestinese hanno dato il peggio di sé, prendendosela prima con gli ex deportati nei campi nazisti e poi con i sostenitori della Brigata ebraica. L’attacco all’Associazione degli ex deportati (Aned) chiarisce definitivamente la radice razzista di quel gruppo. Nella loro beata ignoranza hanno pensato che in quanto superstiti dei lager nazisti si dovesse trattare di ebrei: di qui i fischi, e addirittura l’accusa di essere «assassini» gridati al figlio di un deportato politico ucciso a Steyr e a un superstite di Mauthausen. Non c’è altra spiegazione per spiegare questo assalto verbale, se non quella dell’odio razzista. E così cade definitivamente ogni ipotetico velo giustificazionista anche per gli attacchi alla Brigata ebraica. Quel gruppo di invasati danneggia la causa palestinese. Anche per questo sarebbe stata doverosa una dissociazione pubblica dei rappresentanti dell’Autorità palestinese. Una dissociazione che purtroppo agli ex deportati non è ancora giunta.
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