Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/04/2015, a pag. 11, con il titolo "Le Pen è il peggio? Dieudonné dice no", il commento di Francesco Borgonovo.
Quello di Borgonovo che riproduciamo di seguito è un articolo aberrante. Borgonovo ripulisce la figura di Dieudonné, uno dei maggiori antisemiti di successo contemporanei (nel senso che ha avuto successo proprio grazie al suo antisemitismo).
Pur di criticare quelli che definisce "i salotti bene di Parigi", un quotidiano come Libero non esita a cercare quanto ha in comune l'antisemitismo di Dieudonné, egemone nelle periferie delle città francesi a maggioranza musulmana, e quello di cui il Front National di Marine Le Pen è erede: l'antisemitismo dei controrivoluzionari due secoli or sono, degli anti-dreyfusardi a fine '800, di Laval e Pétain al tempo di Vichy.
E' una prova in più che la posizione del Front National, come quella dei suoi simpatizzanti in Italia, non è la risposta all'islamismo, ma semmai un ulteriore problema.
Ecco l'articolo:
Francesco Borgonovo
Dieudonné stringe la mano a Jean-Marie Le Pen, padre di Marine Le Pen: antisemiti di tutto il mondo unitevi
Per capire quali siano gli umori che stanno agitando la Francia è estremamente utile la lettura del bel libro di Sebastiano Caputo, direttore del quotidiano online L’Intellettuale Dissidente. Il volume si intitola Franciavanguardia (pubblicato da Historica edizioni/Circolo Proudhon) e contiene interviste con alcuni fra i più interessanti intellettuali francesi di oggi, da Éric Zemmour a Jean Claude Michea, passando per Alain de Benoist e Laurent Ozon.
Tra i vari personaggi intervistati c’è anche Dieudonne M’Bala M’Bala, il comico satirico che da parecchio tempo suscita polemiche a non finire per le sue posizioni - che definire ruvide è un eufemismo - su Israele e sul rapporto dell’Occidente con i musulmani. «Il suo successo risale agli anni Novanta quando in coppia con Elie Semoun (ebreo di origini marocchine) realizzò i primi spettacoli legati alle problematiche sociali del Paese», scrive Caputo. «Apprezzato dai salotti cultural-mondani della Parigi bene e dagli “anti-razzisti di professione”, Dieudonné fu scelto persino dal regista Alain Chabat per recitare in Asterix e Obelix: Missione Cleopatra con Monica Bellucci e Gérard Depardieu. Alla domanda “qual è stato il tuo percorso intellettuale-morale che ti ha portato a diventare il personaggio che sei oggi” risponde senza mezzi termini: “Non ho proprio cambiato posizione: il mio cammino verso l’anti-razzismo mi ha portato oggi a combattere il vero razzismo”».
Già, perché oggi Dieudonné non è più molto amato dai salottini chic della sinistra francese. Piace invece nei quartieri popolari, nelle cosiddette banlieues, dove migliaia di ragazzi mostrano compiaciuti la quenelle, il gesto inventato da Dieudò che starebbe a indicare la lunghezza del pene (prima cheil suddetto venga infilato nel deretano dei «poteri forti», che nell’immaginario del comico sono di vario ordine e grado, dal governo francese ai sionisti). Un gesto accusato di rappresentare un saluto nazista al contrario, cosa sempre smentita dal suo creatore.
La satira di Diedonné è, ovviamente, sgradevole per molti. Anche perché tocca tasti dolorosi. Per esempio, a marzo, il comico si è preso una condanna per apologia di terrorismo, dopo un tweet in cui diceva «Je suis Charlie Coulibaly». Sgradevole, sì, ma non del tutto falso: indicava che il comico è sì parte dell’Occidente che si indigna per gli omicidi e l’attacco alla libertà d’espressione, ma è anche parte di un altro mondo, che è appunto quello delle periferie.
Così come può risultare sgradevole la sua insistenza martellante sul sionismo. «L’obiettivo era quello di rompere un tabù: perché è possibile scherzare sulla tratta degli schiavi africani e non sugli ebrei», spiega a Caputo. «La concorrenza delle vittime è insopportabile, anch’io sono discendente di un Paese colonizzato e di schiavi, ma la dignità impone il silenzio. Nessun popolo può colpevolizzare le generazioni che non c’entrano nulla. Non ci sono buoni e cattivi, sono contro tutte le commemorazioni e le leggi memoriali, voglio abrogarle ». Dice ancora il comico: «Mi hanno detto per decenni che Jean Marie Le Pen e il Front National era il male assoluto, e invece ho scoperto che il razzismo non era lì dove mi facevano credere che fosse».
Parlando del governo francese afferma: «Sono utile a queste persone, forse incarno per loro l’albero che nasconde la foresta. Quindi mettono i miei spettacoli comici prima della disoccupazione e della crisi economica. Sperano di farsi rieleggere sulla strumentalizzazione del razzismo e dell’antisemitismo ». Magari sgradevole, sì. Ma Dieudò è la voce di una parte della Francia. Una voce che va ascoltata, a costo di turarsi il naso, se si vuole capire che sta succendo da quelle parti. Perché le spaccature e le difficoltà che si vivono lì stanno per diventare (e in parte sono già) le nostre.
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