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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.04.2015 Perchè i cristiani devono cominciare a porsi delle domande e dimenticare l'altra guancia
Emmanuel Carrère intervistato da Alessandra Coppola

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 aprile 2015
Pagina: 14
Autore: Alessandra Coppola
Titolo: «Carrère: siamo alla fine dell'Impero. L'islamismo è l'alieno che intimorisce»

Riprendiamo da CORRIERE della SERA di oggi, 05/04/2015, a pag.14, con il titolo "Carrère: siamo alla fine dell'Impero. L'islamismo è l'alieno che intimorisce ", l'intervista di Alessandra Coppola a Emmanuel Carrère.


Alessandra Coppola     Emmanuel Carrère

Emmanuel Carrère, perché adesso questo libro sui primi cristiani e la scrittura dei Vangeli? A questo punto della sua vita e della sua carriera? Che cosa rappresenta per lei II Regno? «E un «adesso» molto lungo — risponde lo scrittore francese —, perché è un libro cominciato sette, otto anni fa. Penso che, anche se non si è credenti, valga la pena porsi la domanda dove mi colloco rispetto a questa storia? Che cosa rappresenta per me?»  E' la storia della prima generazione cristiana, ma è anche la vicenda di una «piccola setta ebrea che in meno di tre secoli ha divorato dall'interno l'Impero romano». C'è anche quest'atmosfera di fine di un'era nel suo libro. Ne ha accennato sul Corriere nella recensione al romanzo di Michel Houellebecq, Sottomissione: «La laicità, II secolarismo, il materialismo ateo hanno fatto il loro tempo». Stiamo vivendo, anche noi, gli ultimi giorni dell'Impero? «Diffido delle grandi analisi storiche. Ma sì, ho l'impressione che siamo alla fine di qualcosa. Non voglio giocare a fare il profeta. C'è, però, una mutazione in corso. E Houellebecq ne ha una visione molto acuta e originale. È vero: il modo in cui la civiltà greco-romana è arrivata alla fine è evocativo, ci ricorda qualcosa. Davanti a fenomeni storici, religiosi che disorientano, difficili da classificare, che non ci ispirano simpatia, abbiamo sempre interesse a ricordarci che cos'era il cristianesimo, diventato poi la base di una grande civiltà: per il mondo greco-romano era qualcosa di alieno, considerato con disgusto, diffidenza, ripugnanza, qualcosa di pericoloso, ostile. Una sorta di quinta colonna infiltrata: faceva paura e disgustava». II fenomeno che oggi ispira paura e diffidenza è l'Islam? Nel Regno lei osserva che «la democrazia laica è la nostra religione (...) la superstitio che vuole la nostra morte è stato il comunismo oggi è l'islamismo». «Sì, e non è molto originale. Si riferisce a un sistema di pensiero esterno al nostro, che non bisogna ignorare. In fondo, era per me una delle poste in gioco nello scrivere un libro come Limonov (il lavoro precedente di Carrère,ndr), dedicato a lettori come me, come lei: per quanto possiamo essere diversi, abbiamo in comune la democrazia, i diritti dell'uomo, la libertà d'espressione. Cercare di fare il ritratto di un uomo che considera eroi personaggi come Bin Laden o Gheddafi è interessante. Limonov pensa, per esempio, che la democrazia che noi cerchiamo di esportare sia l'equivalente del colonialismo cattolico, con la stessa convinzione di voler portare il bello, il bene. II suo punto di vista rappresenta tutto quello che è l'altro dalla nostra civiltà. Io non lo condivido, ma mi interessa vedere il mondo dal punto di vista dell'avversario, di chi pensa di dover far saltare tutto». Con l'eccezione di un breve episodio, Il Regno» è un libro molto casto, asessuato. «È il problema delle origini del cristianesimo. Onestamente, mi infastidisce questo modo di ignorare la sessualità. Ed è vero che il libro è molto casto, e i suoi eroi sono per la maggior parte uomini». Le tre religioni monoteiste sono piuttosto misogine. Un ritorno dei fenomeni religiosi sotto questo aspetto deve preoccuparci? «Apro una parentesi. Non sono un conoscitore dell'Islam e non voglio aggiungere sciocchezze alle numerose che già si dicono a riguardo. Ma c'è una cosa di cui non parliamo abbastanza. Contrariamente a Gesù, il Profeta era un uomo circondato da donne, amava le donne. È qualcosa che dovremmo dire a sua difesa. Il puritanesimo dell'Islam non è presente alle origini». Come è stato portare il suo «Regno» — agnostico anche se aperto al mistero — in un Paese molto cattolico come l'Italia (tradotto per Adelphi)? «Pensavo che qualche lettore sarebbe stato scioccato. Sarebbe stato bene essere un po' condannato dalla chiesa, dare un po' scandalo (ride), ma per nulla. Meglio così». Del resto, lei scrive che la religione cattolica è l'unica di cui si può scherzare senza conseguenze gravi... «Può succedere che qualcuno scenda in strada per protestare, ma nessuno prende una mitragliatrice e spara. Certamente, è in ragione della sua età: il cristianesimo è oggi una religione che non fa male a nessuno». Inoffensiva perché vecchia? «Rispetto all'Islam ha cinque secoli in più. Se si guarda al cattolicesimo anche solo 500 anni fa, non è difficile pensare all'inquisizione, ai roghi, a volti che non ci ispirano molta simpatia. Al di là delle specificità di ognuna di queste religioni, cinque secoli di scarto spiegano qualcosa in termini di ritardo di integrazione nei confronti di una società laica, democratica e della libertà di espressione»

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