Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/03/2015, a pag. 34, con il titolo "Io e la Milano che sa volare", l'analisi di Daniel Libeskind.
Daniel Libeskind
Il mio legame con Milano è molto antico. È una città che ho sempre amato e per questo, ancora prima dei grattacieli, ho scelto di farvi crescere le opere più importanti della mia vita: che naturalmente sono i miei figli. Noam e Lev sono andati alla scuola elementare «Armando Diaz» di Via Crocefisso. Quasi un decennio fa ho scelto Milano come sede europea per il mio studio di architettura e design, oggi gestito da mio figlio Lev. Mia figlia Rachel e mia nipote, a Milano ci sono addirittura nate. Questa è la città in cui mia moglie ed io abbiamo una casa, nella quale veniamo almeno una volta al mese. Per questo mi onora essere stato coinvolto nella grande avventura dell’Expo. Non solo con due progetti, ma anche come «ambassador», insieme a personaggi quali Armani e Bocelli. Una grande opportunità per testimoniare la mia completa adesione al tema «Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita» e allo stesso tempo il mio amore per la città: non avrei potuto essere qui con maggiore entusiasmo.
Il Museo ebraico di Berlino, ideato da Libeskind
Incomincio parlando del tema. Credo che Expo sia una grande opportunità per esplorare le idee. Offre uno sguardo democratico su quello che succede nel mondo, anche attraverso le forme dell’architettura, dal momento che questo è il mio mestiere. Per quanto mi riguarda mi sento fortunato a potervi partecipare con due clienti come Siemens e Vanke. Con Siemens abbiamo realizzato le quattro sculture che si trovano nel cuore dell’esposizione, in Piazza Italia, proprio all’incrocio fra il Cardo e il Decumano, le due arterie principali del sito. Ognuna è alta dieci metri ed è stata realizzata con 14 tonnellate di alluminio. Alla presentazione ufficiale qualcuno le aveva chiamate Expo Gates , altri Expo Trees . In effetti, si riferiscono anche alla struttura di un albero ma di alberi a Expo ce ne sono tantissimi, e io preferisco legare queste opere ad un’altra immagine suggerita dalla forma, l’immagine delle ali. «Wings» come le ali di un grande volatile. Il movimento plastico allude al mistero degli uccelli in volo, come dovrebbero sempre essere la fantasia e l’immaginazione, specialmente per interpretare temi quali l’energia, la tecnologia, la sostenibilità. Le sculture avranno un contenuto multimediale con effetti luminosi e sonori, appositamente concepiti da un team di esperti. Ma non saranno effetti speciali ad alto impatto, né rumoroso né visivo.
Il Padiglione ideato da Liebeskind e Vanke a Milano per l'Expo
Li si potrà cogliere solo avvicinandosi, come una sorpresa che si rivolge a ogni singolo visitatore. Il secondo progetto che mi vede coinvolto è il padiglione realizzato per Vanke, il più grande gruppo immobiliare cinese. Si ispira all’idea di Shi-Tang, una forma di ristorante comunitario ma anche portatore di un concetto ampio che richiama lo spazio di una struttura sociale intera, antichissima, fatta di condivisione e tradizione e costantemente aperta all’innovazione in quanto prosecuzione della strada e del luogo pubblico. Anche in questo caso la tecnologia avrà una grande importanza, basta pensare ai pannelli esterni che rivestono l’intera struttura, dotate di un innovativo sistema autopulente. Una specie di magia, solo che accade veramente.
Ecco, io penso che l’Expo sia anche questo. E che rappresenti l’Italia e Milano alla perfezione. Sono consapevole di quello che molti italiani pensano del loro Paese. So che molti si lamentano della burocrazia e dei tempi lunghi, molti parlano di inefficienza, molti criticano i meccanismi complicati delle leggi e delle regole. Ma io vi dico, e posso dirlo con consapevolezza dopo aver costruito opere architettoniche in tutto il mondo, che sono critiche sbagliate. Credete che costruire un grattacielo nel resto del mondo sia meno complicato che a Milano? Pensate che altrove non esistano problemi, che non ci sia corruzione, che tutto fili liscio?
Lavorare nel cantiere di Expo è stato intenso ma il processo ha portato ad un risultato eccellente e da parte dell’organizzazione Expo abbiamo trovato un forte sostegno. Costruire un padiglione è decisamente un processo più snello e semplice che realizzare un grattacielo per la minore complessità dell’edificio ma anche perché si lavora in un ambito protetto e non nel cuore di una città che è pulsante. Milano sta cambiando in fretta e vederla crescere, per me che la amo con gli occhi di uno straniero, credetemi è bellissimo. Il mondo, ormai da molto tempo, non è più una competizione tra nazioni: è una gara tra grandi città. Milano deve solo avere il coraggio di essere se stessa, senza paura. Vivere col brivido di rischiare. Se lo fa ha già vinto.
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