Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/03/2015, a pag. 33, con il titolo "L'analogia controversa tra Iran e Terzo Reich" il commento di Davide Frattini.
Frattini ha riassunto bene il pensiero di Netanyahu, poi, secondo la vecchia legge del "non solo ma anche" - che non si applica sempre, ma se c'è di mezzo Bibi, sì - riporta il pensiero di tale James Fallows, sconosciuto ai più, ma ottimo da citare per rendere il pezzo 'equilibrato'. Ma nel silenzio di Frattini insieme al suo PC, ci piace credere che condivida il pensiero del Premier.
Ecco l'articolo:
Una nazione che «ingurgita e divora» altre nazioni. Una nazione che dichiara di voler annientare un'altra nazione. Una nazione che rappresenta il male assoluto. Benjamin Netanyahu lo ha riassunto in nove parole per rispondere alla domanda di un glovane: «E' il 1938 e l'Iran è la Germania». L'analogia guida la sua strategia e le mosse politiche, ha dettato le frasi scelte dal primo ministro israeliano per rivolgersi al Congressq americano. Un discorso per criticare chi aspira a un accordo con gli ayatollah sul' programma nucleare. Perché il parallelo storico coinvolge anche i protagonisti. Netanyahu non l'ha detto ai deputati e ai senatori ma lo pensa: il presidente Barack Obama è come Neville Chamberlain, il premier britannico che scelse di negoziare con Adolf Hitler e le trattative con Teheran non possono che portare a una nuova Monaco. Netanyahu si è attribuito ll ruolo di Winston Churchill, il politico che esprime le dure verità, il condottiero che non accetta i compromessi e le illusioni: non si può scendere a patti con Paesi come l'Iran e la Germania nazista perché non possono essere addomesticati, le eventuali intese non fanno altro che rinviare lo scontro inevitabile, il ritardo nell'affrontare Hitler ha causato la morte di sei milioni di ebrei. Gli esempi che Obama sembra seguire sono invece quelli delle aperture di Richard Nixon alla Cina negli anni Settanta e la dottrina del contenimento con l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Il modello 1938 non convince analisti come James Fallows che, sulla rivista Atlantic, lo smonta, evidenzia le differenze con la situazione attuale: l'Iran — malgrado le accuse di Netanyahu — non è così espansionista, i capi nazisti spinsero il mondo alla guerra meno di un decennio dopo aver conquistato il potere, dal 1979 i leader a Teheran — «per quanto aggressivi e distruttivi» — non hanno ancora dimostrato un tale istinto suicida. Fallows suggerisce: se non è il 1938, allora l'Iran è uno Stato che si comporta male (come molti altri) e i negoziati possono funzionare.
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