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Ugo Volli
Cartoline
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Netanyahu contro Obama, come Churchill contro Chamberlain 02/03/2015
 Netanyahu contro Obama, come Churchill contro Chamberlain
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Barack Obama, Benjamin Netanyahu

Cari amici,
nonostante i ricatti, la disinformazione, le minacce di Obama e della sua corte (incluso il suo “cavallo” israeliano Herzog: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=57368#.VPG8Gog7JIA.facebook), Netanyahu è già in America e domani parlerà davanti al Congresso riunito, accolto da una unanime risoluzione di benvenuto del Senato (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/senate-resolution-unanimously-welcomes-netanyahu/2015/02/28/), gesto non comune. Ancora meno comune l'atto che Netanyahu ha fatto prima di partire, andando a visitare il Kotel (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/netanyahu-visit-western-wall-before-leaving-for-us/2015/02/28/), il Muro Occidentale (o “del pianto” come lo si usa chiamare in Europa), che è il luogo più emblematico della coscienza ebraica, il segno materiale del contatto fra Israele e la storia del popolo ebraico. La preghiera davanti a quel che resta del recinto del Tempio di Gerusalemme è un atto molto inconsueto per un politico come Netanyahu, certamente attaccato alla religione ma di solito molto discreto nell'esibire questo legame. Certamente essa sottolinea una partita che il Primo Ministro israeliano considera decisiva non tanto per lui stesso quanto per Israele e il popolo ebraico.


Neville Chamberlain, Winston Churchill

Vedremo quel che dirà Netanyahu a Washington e quali saranno le reazioni americane. E' chiaro che il centro del suo discorso sarà il pericolo inaccettabile dell'accordo di “condominio” del Medio Oriente che Obama sta concludendo con l'Iran al prezzo di lasciarlo “all'orlo” dell'armamento atomico (a distanza di un anno dalla bomba, dicono le indiscrezioni dell'amministrazione, con un numero definito ma molto consistente, forse 6.500 forse 10.000, di “centrifughe”, le macchine che servono a produrre l'esplosivo nucleare ma senza limiti sulla produzione degli altri componenti del sistema d'arma nucleare: inneschi, missili ecc.). Naturalmente questo limite si eroderà nel tempo, potrà essere superato in segreto e violato apertamente in caso di una crisi; ma tanto, sempre secondo le solite indiscrezioni, Obama ha accettato di limitare a dieci anni la durata dell'accordo, dopodiché liberi tutti. Perché? Dicono che Obama sia convinto che in questo periodo ci sarà un cambio generazionale e fra dieci anni potrebbe prevalere un nuovo leader meno bellicoso di Kathami. Come lo sa? Ha consultato le stelle o la palla di vetro? Non lo possiamo sapere. Ma sappiamo che la rivoluzione iraniana dura da 35 anni e non ha affatto l'aria di smorzarsi nel tempo, anzi diventa via via più aggressiva, che attualmente domina Irak, Siria e Yemen, ha forti basi in Libano, Sudan e Bahrein, piazza soldati direttamente ai confini di Israele, a mille e cinquecento chilometri dalle basi. Il calcolo di Obama è del tutto avventurista. Detto fuori dai denti, sembrerebbe che lui voglia prendersi la gloria della pace e lasciare i suoi successori risolvere l'imbroglio di un Iran che domina il Medio Oriente. Oltre naturalmente i paesi che stanno lì e si trovano ad avere l'Iran come vicino o quasi vicino, prima di tutto Israele, ma anche l'Egitto, l'Arabia Saudita e i Paesi del Golfo. Tutti preoccupatissimi della trattativa fra America e Iran.

Vedremo dunque quel che su questo piano dirà Netanyahu, che parlerà al Congresso americano non solo nell'interesse di Israele, ma dell'Occidente. L'invito a Netanyahu da parte di chi ha la capacità costituzionale di togliere le sanzioni all'Iran (tutto il congresso) e di ratificare o meno l'accordo (il Senato, secondo la Costituzione americana) è la testimonianza di una straordinaria fiducia. Dei molti provvedimenti che il Congresso poteva prendere per cercare di capire che cosa stesse combinando Obama, quella che ha scelto è di sentire il premier israeliano, che ne risulta come un Churchill di fronte ad Obama/Chamberlain. E' un servizio che Israele fa a tutto l'Occidente e che ha suscitato l'ira e l'invidia di Obama. Che però per uscire da questo sgradevole ruolo dovrebbe rispondere ad alcune domande, che non mi permetto di porgli io, perché certo non mi baderebbe, ma che dico a voi perché stanno nelle cose stesse. Eccole:

1. Se l'accordo con l'Iran è tanto buono e importante, perché lo tiene segreto?

2. E perché, sempre se è tanto buono, gli dà così fastidio che uno dei soggetti evidentemente interessati, come il primo ministro di Israele, lo voglia discutere?

3. Se l'Iran è pacifico, perché vuole le centrifughe che arricchiscono l'uranio? E' un fatto tecnico che l'uranio arricchito sopra il 30% serve solo come esplosivo per la bomba atomica. Perché l'Iran vuole le centrifughe, che non interessano a Italia, Germania, Canada, Australia ecc.? Non stiamo discutendo qui delle centrifughe, ma della bomba atomica per l'Iran? A che scopi legittimi può servirgli?

4. (questo l'ho già chiesto, ma vale la pena di ripeterlo) Che basi ha Obama per dire che fra dieci anni l'Iran sarà meno aggressivo di adesso? Nelle indiscrezioni risulta che fra dieci anni l'Iran potrà legalmente costruirsi la Bomba. Che cosa sono dieci anni?

5. Che cosa riceve in cambio il mondo dalla rinuncia alla proibizione della costruzione della Bomba? Ci sono diverse risoluzioni del consiglio di sicurezza che proibiscono l'armamento nucleare iraniano. Perché mandarle in soffitta?

6. Come sa Obama che in un momento di crisi, nascostamente, l'Iran non si costruirà la Bomba?

7. Perché dell'accordo non fanno parte i missili? Che se ne fa l'Iran di missili intercontinentali (che già in parte possiede) se non per usarli con la Bomba? Insomma, non sta permettendo un armamento che non colpirebbe solo Israele, ma tutto l'Occidente?

8. Insomma noi europei, gli americani, gli uomini liberi del mondo, abbiamo o no il diritto di conoscere le ragioni e i contenuti del trattato che Obama sta stringendo con l'Iran e di discuterlo?

E' la vicenda più decisiva per la pace nel mondo che sia accaduta dopo il crollo dell'Urss, il rischio più grande per la nostra libertà: una dittatura fanatica ed imperialista, animata da un'ideologia apocalittica, cui viene permesso di raggiungere l'arma assoluta. Pensiamoci tutti.


Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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