Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/02/2015, a pag. 4, la lettera di Michele Magno.
Pubblichiamo una lettera dalla rubrica dei lettori del Foglio, la giudichiamo alquanto interessante, perchè ci rivela un Abu Mazen al passato, un aspetto che astutamente il capo dell'Anp si guarda bene dal riproporre, ma che è utile capire come, per lui come per Arafat, la dissimulazione sia ora e sempre il vero uso della politica. Eccolo, il 'moderato' con il quale Israele dovrebbe dialogare, dandogli fiducia. Come diceva Totò - che di questi tipi se ne intendeva- "Accà nisciuno è fesso", speriamo che Bibi se ne ricordi.
A destra e in basso: Abu Mazen
Ecco la lettera:
Al direttore - Come la senatrice Elena Cattaneo, anch’io mi sarei astenuto. Parlo del disegno di legge approvato da Palazzo Madama, che punisce il reato di negazionismo. Metto per un momento da parte la vexata quaestio dei limiti che deve avere la libertà di opinione e di ricerca storica (per me anche agli imbecilli e a quelli che fanno moralmente e politicamente schifo deve essere garantita). Mi sia consentito, invece, di fare una domanda a tutti noi. C’è un libro che si intitola “L’altro lato: il rapporto oscuro tra nazismo e sionismo”. Il suo autore è Mahmoud Abbas (meglio conosciuto come Abu Mazen), presidente dal 2005 dell’Autorità nazionale palestinese. E’ stato pubblicato ad Amman trent’anni fa. E’ un concentrato delle più classiche tesi negazioniste (sulla realtà delle camere a gas e dei forni crematori, sul numero dei morti della Shoah, sul suo “mito” e così via). Non solo: Abbas vi richiama l’heskem haavara (“accordo di trasferimento”), stipulato il 25 agosto 1933 tra la Federazione sionista tedesca, la Banca anglo-palestinese e le autorità economiche naziste. Secondo lui, dimostrerebbe l’originaria collusione del movimento sionista col regime hitleriano. E’ vero che Abu Mazen ha ritrattato le sue idiozie (ma solo parzialmente, e solo nel 2003 in un paio d’interviste), tuttavia il libro è ancora in circolazione e chi lo ha scritto non ha chiesto di ritirarlo. La domanda è questa: la prossima volta che il leader palestinese verrà in Italia, le procure della Repubblica non dovrebbero incriminarlo per apologia dell’antisemitismo?
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