Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/02/2015, a pag. 40, con il titolo "Netanyahu rimuove i giurati favorevoli a Grossman", la cronaca di Davide Frattini.
David Grossman è uno scrittore celebrato in tutto il mondo, Israele compreso. Con lui Amos Oz e A.B. Yehoshua. Sono loro i più citati. Ma la letteratura israeliana è ricca di tantissimi altri scrittori, meno recensiti e acclamati, che però avrebbero tutte le carte in regola per esserlo. Un solo nome, per esempio, Aaron Appelfeld, di cui la critica italiana non ha ancora valutato la grandezza.
Ecco l'articolo:
Davide Frattini
Benjamin Netanyahu David Grossman
Chi teme? I giudici o il loro giudizio? Come investigatori che mettono insieme un indizio dopo l’altro, i commentatori sui giornali stanno cercando di ricostruire il movente di una decisione presa da Benjamin Netanyahu che altrimenti non sanno spiegare. Il premier israeliano è anche ministro ad interim dell’Educazione, un ruolo che gli permette di scegliere i critici da inserire nella giuria del Premio Israele per la letteratura, il più importante del Paese.
Ha deciso di rimuovere due professori universitari, Avner Holtzman e Ariel Hirschfeld, perché «troppo spesso — scrive sulla sua pagina Facebook — sembra che membri estremisti concedano la vittoria ai loro amici. La composizione deve essere bilanciata, riflettere le varie correnti della società israeliana».
I consiglieri del primo ministro ricordano che Hirschfeld ha pubblicato un commento in favore dell’obiezione di coscienza: «È inaccettabile in un Paese dove il servizio militare è fondamentale». Di Holtzman — assicura chi lo conosce — non si conoscono le idee politiche, se le è sempre tenute per sé, preferendo dedicarsi agli studi all’università ebraica di Gerusalemme.
Il premio è stato vinto tra gli altri da Aharon Appelfeld, Avraham B. Yehoshua, Amos Oz, Natan Zach. Nomi quasi scontati: «Se non loro, chi altro?», scrive l’editorialista Yaron London sul quotidiano «Yedioth Ahronoth». Già, chi altro?
Manca — fa notare London — David Grossman. La paura di Netanyahu e della destra (amplificata dalla campagna elettorale, si vota tra un mese) sarebbe stata proprio la predilezione di Holtzman e Hirschfeld per il romanziere amato dagli israeliani e conosciuto in tutto il mondo. Uno scrittore che non ha mai nascosto le sue posizioni di sinistra, che già si è rifiutato di stringere la mano a un primo ministro (Ehud Olmert), che ogni anno accetta di parlare in piazza Rabin (e ogni parola è una critica ai governi), che ancora crede in un accordo di pace e ancora rimpiange di non aver gridato prima il suo no all’offensiva — all’inizio l’ha sostenuta —– contro l’Hebzollah libanese, dopo il rapimento nove anni fa di due soldati israeliani.
Il figlio Uri, carrista, è stato ucciso il 12 agosto del 2006, nelle ultime ore di battaglia. L’orazione funebre pronunciata da Grossman davanti alle spoglie del giovane è il manifesto di quella Israele — avversaria politica di Netanyahu — che spera sia possibile cambiare con il dialogo il destino di guerra: «La nazione ora si farà un esame di coscienza, noi ci chiuderemo nel nostro dolore, attorniati dai nostri buoni amici, circondati dall’amore immenso di tanta gente, che per la maggior parte non conosciamo. Vorrei che sapessimo dare gli uni agli altri questo amore e questa solidarietà anche in altri momenti. È forse questa la nostra risorsa più particolare. Vorrei che potessimo essere più sensibili gli uni nei confronti degli altri. Che potessimo salvare noi stessi ora, proprio all’ultimo momento, perché ci attendono tempi durissimi».
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