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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.02.2015 Argentina: una marcia del silenzio per chiedere la verità sulla morte di Alberto Nisman
Commento di Rocco Cotroneo

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 febbraio 2015
Pagina: 15
Autore: Rocco Cotroneo
Titolo: «Il procuratore morto e la spia invisibile: la mano dei servizi nel giallo argentino»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/02/2015, a pag. 15, con il titolo "Il procuratore morto e la spia invisibile: la mano dei servizi nel giallo argentino", il commento di Rocco Cotroneo.


Il centro ebraico dopo l'attentato del 1993 a Buenos Aires


Alberto Nisman

Come tutte le spie che si rispettano, Antonio «Jaime» Stiuso è invisibile. Lo era, per meglio dire, perché domenica il giornale argentino Perfil ha pubblicato finalmente una sua foto. Quella precedente risaliva a dieci anni prima e sembrava piuttosto un identikit sfuocato. Come tutte le spie che si rispettano, quasi nessuno aveva sentito parlare di Stiuso fino a un paio di settimane fa. Quarant’anni di onorata carriera nei servizi segreti argentini senza sgarrare, dittatura militare o democrazia per lui era lo stesso. Per pochi addetti ai lavori, il suo nome si accoppiava con l’aggettivo potente, o onnipotente.


Cristina Kirchner

Era un fedelissimo di Nestor Kirchner, l’ex presidente, al quale aveva prestato svariati servizi. Con la moglie Cristina, invece, non si è mai preso bene. Non è chiaro il perché. A dicembre la «presidenta» lo aveva rimosso dal suo incarico nei servizi. Il suo avvocato dice che usa regolarmente un centinaio di linee telefoniche, ma non ha nulla da nascondere. Il nome di Jaime Stiuso è entrato di prepotenza nel caso di Alberto Nisman, il magistrato trovato morto, probabilmente ammazzato, tre settimane fa nel bagno della sua abitazione di Buenos Aires. In questa operetta buffa che è diventata la fine del giudice, Stiuso è un personaggio la cui parte in commedia è decisa dallo stesso governo argentino. È stata la Kirchner a tirar fuori il suo nome.

All’inizio aveva sostenuto che Nisman si era suicidato, poi ha cambiato idea dicendo che è stato ucciso. Infine ha fatto intendere che la chiave del delitto andava cercata nello strano legame tra Stiuso e Nisman. Ricapitoliamo: Alberto Nisman era il grande accusatore di Cristina, avrebbe dovuto presentarsi in Parlamento (ma è stato ucciso il giorno prima) e raccontare perché i colpevoli della strage di 85 persone all’associazione ebraica Amia nel 1994 l’avevano fatta franca. Il motivo, secondo lui, è che Cristina aveva fatto un patto segreto con l’Iran per coprire i responsabili, in cambio di un accordo commerciale. La Kirchner sostiene trattarsi di menzogne, spazzatura mediatica. Lo spione Stiuso era la gola profonda di Nisman; poi, intuendo che il complotto non stava in piedi, avrebbe deciso di eliminarlo.

Così vede il delitto la Kirchner. Lei è innocente, gli altri sono i gangster della storia. Alla famiglia del giudice ucciso non ha mandato neppure un telegramma di condoglianze. Non è cosa di tutti i giorni una presidente della Repubblica che si mette a fare ipotesi sul finale di un film giallo, come uno spettatore qualsiasi, ma questa è l’Argentina. E chi sta indagando sulla storia ne deve tenere conto. Stiuso verrà ascoltato nei prossimi giorni dai magistrati (luogo e orario segreti) e c’è chi lo vorrebbe anche a testimoniare in Parlamento. Pare sia stato uno degli ultimi a parlare con Nisman al telefono, poche ore prima della sua morte.

Per il resto la storia è assolutamente confusa, l’indagine si perde in mille rivoli e alcuni aspetti della vicenda sono surreali. Se davvero il grande spione ha ordinato di far fuori Nisman, potrebbe trattarsi del suo capolavoro di fine carriera perché molti credono che la soluzione del mistero non si troverà mai. Non ci sono indizi certi, sospetti, immagini o tracce di materiale genetico che inchiodino qualcuno. Seppure molto improbabile, a detta di tutti, l’ipotesi del suicidio resta in piedi.

Tutto lascia supporre che il caso Nisman entrerà di diritto nella galleria dei grandi misteri latinoamericani, a cavallo tra realtà e finzione. Dopo tre settimane la vicenda non lascia le prime pagine e resta il principale argomento di conversazione in Argentina, rendendo ancora più traballante il finale della presidenza di Cristina Kirchner, già minata dalla crisi economica. Magistrati e altri amici di Nisman hanno convocato una «marcia del silenzio» per il 18 febbraio, ad un mese dalla sua morte. «Per la verità e contro l’impunità», dicono.

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