Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/02/2015, a pag. 19, con il titolo "Dieudonné alla sbarra: 'Paghi 30 mila euro'", la cronaca di Stefano Montefiori.
Stefano Montefiori Dieudonné M'bala M'bala
La quenelle, il gesto ideato da Dieudonné che imita il saluto nazista
Montefiori segnala le condanne di Dieudonné con le relative somme di denaro da pagare, non è ben chiaro se ha provveduto al pagamento. Le condanne che ha ricevuto riflettono specifici articoli del codice penale francese, ma non ci risulta che, essendo recidivo, abbia mai fatto qualche soggiorno in carcere.
Ecco l'articolo:
Il momento più imbarazzante si è avuto quando durante l’autodifesa Dieudonné si è lanciato in un paragone francamente azzardato: «Il mio voleva essere un messaggio di pace. Gesù non abbraccia forse sia Charlie sia Coulibaly? Non riconcilia i due in una stessa pace?». Il procuratore non si è lasciato troppo convincere e ha chiesto di condannare l’ex comico a 200 giorni di carcere, convertibili in un’ammenda di 150 euro al giorno ovvero 30 mila euro. Il reato contestato a Dieudonné è apologia di terrorismo, perché la sera di domenica 11 gennaio, dopo che milioni di persone erano scese in piazza in tutta la Francia in solidarietà con le vittime degli attentati, lui ha scritto su Facebook la frase «Sappiate che stasera, per quel che mi riguarda, io mi sento Charlie Coulibaly». Dieudonné ha storpiato lo slogan «Je suis Charlie» aggiungendo il cognome del terrorista che due giorni prima aveva ucciso quattro ebrei nell’attacco al supermercato kosher. Niente di sorprendente per Dieudonné, noto per le frasi antisemite pronunciate nei suoi spettacoli e per le undici condanne accumulate dal 2000 a oggi, per un totale di oltre 125 mila euro di multe (esclusi i 30 mila chiesti ieri).
Nell’aula del tribunale di Parigi Dieudonné ieri è tornato a giocare con le parole, ha assicurato di essere stato male interpretato e ha dichiarato solennemente di condannare «senza riserve e senza ambiguità questi attentati e qualsiasi violenza in generale». A suo dire, la frase scritta quella sera — e poi cancellata — derivava dal sentirsi escluso, perché aveva chiesto al ministero dell’Interno di partecipare alla marcia e non aveva ricevuto risposta. Dieudonné ha giocato a fare la vittima, descrivendosi come «un appestato», «trattato come un terrorista». Rémi-Pierre Drai, avvocato di parte civile, dice che «Dieudonné fa il clown per contrabbandare la sua filosofia dell’odio e trarre profitto dalla tragedia». La sentenza il 18 marzo.
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