Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/02/2015, a pag. 13, con il titolo "La guerra non si vince salvando ostaggi", il commento di Carlo Panella.
Carlo Panella
Il video dello Stato islamico con i due ostaggi giapponesi
Il Califfato continua a condurre il gioco e impone all’Occidente e ai Paesi arabi che lo combattono (poco) i suoi tempi e le sue orride regole. Mentre le milizie jihadiste in Iraq sono all'attacco di Kirkuk e costringono gli pshmerga a una strenua difesa, solo la questione degli ostaggi nelle loro mani capitalizza i media occidentali. “John lo sgozzatore”, con la sua slanciata figura nera e il suo perfetto accento inglese, entra nelle nostre case ogni sera e ci obbliga allo spettacolo osceno dei suoi sacrifici umani di ostaggi a cui taglia la testa col coltello, come fossero montoni.
Ad ogni morte riprende l'inutile dibattito: bisogna trattare o no? Disquisizione che racchiude tutta la debolezza dell'Occidente, perché in realtà tutti i Paesi trattano, ma nessuno lo ammette. Ha trattato l'Italia per le sue due cooperanti e per tutti gli ostaggi degli anni scorsi. Ha trattato - invano- la Giordania per il suo pilota abbattuto sui cieli del Califfato e anche per la vita del freelance giapponese. Ha trattato la Gran Bretagna per Alan Henning, il cooperante imprigionato. Sicuramente hanno trattato e trattano anche gli Stati Uniti. Lo stesso Barack Obama ha lasciato ieri intendere che gli Usa trattano per la liberazione di una cooperante americana di 26 anni che prestava aiuto alla popolazione siriana, imprigionata dal 2013. In un'intervista alla Nbc, infatti il presidente ha assicurato che gli Usa «stanno facendo tutto quello che è in loro potere per salvarla». Dunque, non il versamento di un riscatto (pare di 6 milioni di dollari), pagamento che la legge americana proibisce, ma un qualche “scambio”.
Trattativa che peraltro gli americani conducono a partire dalla valutazione del fatto che la prigioniera non è mai stata esposta alla gogna televisiva e neanche è stata mai citata. Particolarmente intenso è il dibattito in un Giappone che ha seguito col fiato sospesoe in diretta televisiva l'orribile calvario dei suoi ostaggi, infine decapitati. Giappone che non partecipa materialmente alla guerra contro il Califfato, ma che contribuisce alla Coalizione - raffazzonata e molto, molto inefficiente sino ad ora - che Obama ha messo in piedi. Giappone che è stato violentemente minacciato dallo stesso John “lo sgozzatore”, mentre brandiva il coltello sopra il freelance Goto, l'ostaggio inginocchiato ma ancora in vita : «Voi, insieme ai vostri stupidi alleati non avete capito che siamo assetati del vostro sangue. Abe, data la tua spericolata decisione dipartecipare a una guerra che non potete vincere, questo coltello non solo sgozzerà Kenji, ma continuerà la sua opera e causerà carneficine ovunque la vostra gente si troverà. L'incubo per il Giappone è incominciato ».
In un discorso addolorato e infuriato al Paese, il premier giapponese Shinzo Abe, ha ventilato ieri l'ipotesi che il suo Paese possa condurre blitz militari all'estero per liberare ostaggi. Soprattutto, Abe ha insistito su due fondamentali passaggi: la necessità che governo e Parlamento definiscano i protocolli e le regole da seguire a fronte della presa di ostaggi e la necessità di modificare la Costituzione. La carta fondamentale nipponica infatti, sin dal 1947, impedisce ogni impegno militare che non sia di difesa del territorio nazionale. Quindi, proibisce anche quei «blitz militari per liberare cittadini giapponesi presi in ostaggio» che invece ora Shinzo Abe ritiene indispensabili, anche come forma di deterrenza nei confronti dei rapitori.
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