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La Repubblica Rassegna Stampa
03.02.2015 Il proclama dello Stato islamico: 'Prima il Medio Oriente, poi Roma'
Cronaca e commento di Carlo Bonini, Giampaolo Cadalanu

Testata: La Repubblica
Data: 03 febbraio 2015
Pagina: 1
Autore: Carlo Bonini, Giampaolo Cadalanu
Titolo: «Jihad, le mappe della paura: 'Così colpiremo in Italia'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 03/02/2015, a pag. 1-17, con il titolo "Jihad, le mappe della paura: 'Così colpiremo in Italia' ", cronaca e commento di Carlo Bonini, Giampaolo Cadalanu.


Carlo Bonini                              Giampaolo Cadalanu


Terroristi dello Stato islamico

Con un documento in formato elettronico di cento pagine in un inglese scolastico e a tratti incerto, dal titolo The Islamic State 2015 raccolto in Rete e rilanciato ieri dal sito “Wiki-Lao.it” - il Califfato torna ad agitare insieme la propaganda e la minaccia all’Europa, in particolare ai due Paesi che ne sono la porta sul Mediterraneo: Italia e Spagna. E questo proprio nei giorni in cui il ministero dell’Interno si prepara a disporre una nuova serie di espulsioni preventive di islamisti radicali.

Fonti qualificate della nostra Intelligence e Antiterrorismo accreditano l’autenticità di questo ennesimo pamphlet nero (nel 2014 ne era stata diffusa dall’Is una prima “edizione”), ma secondo le stesse fonti lo scenario “militare” prefigurato nel documento - a cominciare dall’auspicato uso di missili terra-terra lanciati da Libia e Tunisia contro le nostre coste meridionali - appare quantomeno «immaginifico».

The Islamic state 2015 cita per la prima volta l’Italia a pagina 90, proponendo un versetto degli Hadith, i detti e i fatti del Profeta. «Attaccherete l’Arabia - si legge - e Allah vi darà la vittoria, quindi la Persia (Iran) e Allah vi renderà vittoriosi, quindi Roma (Italia) e Allah vi darà la vittoria, quindi Al-Dajjal (l’Anticristo) e Allah vi darà la vittoria». Ed è da questa profezia che il documento prefigura un orizzonte non lontano - il 2020 «cento anni dalla caduta del Califfato ottomano» - in cui «i Romani (Unione europea e America) invaderanno la Siria per una battaglia finale con lo Stato Islamico», che diventerà la loro Apocalisse, offrendo «la possibilità ai combattenti musulmani di colpire l’Europa con missili catturati ai regimi arabi fantoccio ». E quindi di accerchiarla con un’invasione da terra lungo tre direttrici (nel documento illustrate su mappa presa da Google). Da Ovest, la Spagna. Da Sud, Roma. Da Est, la Turchia.

In un’enfasi retorico-militare crescente, gli estensori del documento si rifanno a scenari e strategie militari da Medioevo. E, tuttavia, ne aggiornano gli strumenti: «Ansar Al Sharia in Libia e Al Qaeda nel Maghreb islamico cominceranno a sparare missili verso il cuore dell’Europa ». I missili in questione sarebbero quelli contrabbandati da Ansar Bayt Al-maqdis con Hamas e da Al Qaeda nel Maghreb. Alcuni indicati come di fabbricazione Nato, altri ex libici di produzione russa e sovietica. Le piattaforme di lancio dovrebbero essere Tunisia, Libia e Marocco. Gli obiettivi, le nostre coste meridionali e l’Andalusia. «Uno scenario militarmente del tutto irrealistico - osserva una qualificata fonte di intelligence - perché, ad oggi, né l’Is, né le formazioni islamiste nel Maghreb possiedono armi con gittata sufficiente a colpire le nostre coste o quelle della Spagna. Senza contare che la propaganda dell’Is volutamente ignora l’ombrello di difesa elettronico- militare che ci difende sul fianco sud da qualsiasi tentativo di attacco».

Diviso in capitoli che illustrano la storia, le articolazioni militari e politiche, il welfare e l’investimento dell’Is sulla Jihad dei bambini, il documento è in realtà un assemblaggio di dichiarazioni di fede e contributi giornalistici ripresi dalla stampa internazionale, con tanto di foto a colori, tabelle e infografiche. Tutto questo anche se qualche pagina più avanti si precisa che «lo Stato islamico ha decapitato alcuni giornalisti di paesi non musulmani, molti dei quali sono stati poi svelati come spie o ex soldati». Si parla anche di John Cantlie, il britannico che l’Is, dopo averlo preso prigioniero, ha lasciato lavorare nel suo territorio perché «appare persona sincera e genuina, che vuole far sapere ciò che ha senso per una audience occidentale».

Gli analisti sono propensi a credere che sia stato compilato a più mani, probabilmente con il contributo dei cosiddetti foreign fighters, cioè occidentali conquistati alla causa dello Stato Islamico. Oltre che nei proclami di potenza militare, gli scopi di propaganda del documento sono evidenti nelle intenzioni di possibile proselitismo. C’è persino una tabella che informa gli aspiranti jihadisti dei vantaggi di aderire allo Stato Islamico: non si paga l’affitto, né le bollette, le tasse le pagano solo i non musulmani e anche la spesa mensile è garantita. C’è persino la cifra corrisposta ai miliziani con moglie e un figlio, una sorta di “assegni familiari”, che corrispondono a 150 dollari: più del welfare previsto in Finlandia, rivendica orgogliosamente il documento. Non è ben chiaro se il conto finale sia pagato con il denaro delle banche irachene conquistate durante l’attacco a Mosul o attraverso il contrabbando del petrolio estratto nelle zone controllate.

È prevista una serie di raccomandazioni anche per la giornata ideale di ogni jihadista: sveglia alle 4.45, alle 5 c’è la preghiera del mattino, alle 5.30 si comincia lo studio del Corano e un’ora dopo l’esercizio fisico. Alle 8 si prendono le armi per manutenzione, pulizia, esercizi di smontaggio, e alle 11 si va a sparare. Il resto della giornata è scandito dalle preghiere rituali, si va a letto alle 22. Insomma, si segue il motto dello Stato Islamico, che campeggia a pagina 33 accanto alla foto di un mitragliatore: «Un libro (il Corano) come guida, e una spada che lo sostiene».

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