Oggi, 15/01/2015, tutti i quotidiani italiani si schierano in difesa di Dieudonné, il comico francese antisemita che si è definito "Charlie Coulibaly" dopo gli attentati di Parigi. In questo modo ha "preso le distanze" dall'attentato contro Charlie Hebdo, ma al tempo stesso ha promosso l'efferato attacco del terrorista Coulibaly al supermercato kosher, costato la vita a quattro persone uccise semplicemente perché ebree.
L'unico contributo contro Dieudonné è l'intervista a Gilles Van Kote, direttore di LE MONDE, ripresa da REPUBBLICA e pubblicata oggi da IC in altra pagina.
Adolf Hitler e Dieudonné M'Bala M'Bala
Sul CORRIERE della SERA, a pag. 57, Sergio Romano difende Dieudonné sulla base di una "libertà di espressione" che deve essere "totale". Aggiunge che, se Charlie Hebdo avesse attaccato gli ebrei, le reazioni sarebbero state differenti. Romano dimentica che assai spesso Charlie Hebdo ha attaccato sia gli ebrei sia Israele in modo molto pesante. Chiude con: "non dovremmo dimenticare che anche le società musulmane hanno le loro memorie", un paragone inaccettabile.
Su REPUBBLICA, a pag. 1, è Adriano Sofri a prendere le difese del comico francese. Sofri sostiene che quello che è successo fosse esattamente quello che Dieudonné, riconosciuto come antisemita, cercava. Certamente Sofri non ha torto, ma che cosa dire degli apologeti del fascismo? Anche costoro vanno lasciati parlare in modo da non offrire loro visibilità? Togliamo il divieto di rifondare il Partito Fascista perchè limita la libertà di opinione ? Chi diffonde odio sociale va considerato uno che manifesta un'opinione ?
Sul FOGLIO, a pag. 1, un pezzo si fa paladino della libertà di parola. In questo modo si scaglia contro "il carattere intollerante e repressivo della liberté francese", colpevole di aver messo all'angolo il coté cristiano reazionario che il Foglio sostiene nelle sue campagne a difesa del cattolicesimo più intollerante e conservatore.
IL MANIFESTO presenta, a pag. 6, il catenaccio "Arrestato l'umorista Dieudonné per 'apologia di terrorismo' ". Dieudonné viene definito "umorista" invece che antisemita e negazionista della Shoah. L'ennesimo cedimento di un quotidiano senza credibilità alcuna.
Sul GIORNALE, a pag. 1-8, Vittorio Macioce si associa al coro che difende le parole di Dieudonné in nome del principio della libertà di espressione. Ma anche questo, come tutti i principi, non può venire reso assoluto, e infatti in altri casi non lo è (si pensi, per esempio, all'apologia di fascismo, un reato riconosciuto in Italia).
LIBERO va persino oltre e titola l'articolo di Gianluigi Paragone a pag. 1-6 "Dovremmo sentirci anche un po' Dieudonné". A pag. 5, Davide Giacalone sostiene che a tutti dovrebbe essere consentito comunicare le proprie idee, anche quando sono ripugnanti. Anche in questo caso, non viene considerato un aspetto fondamentale: gli astratti valori dello Stato liberale sono morti. Sono stati uccisi ad Auschwitz, non molti anni fa. E' ora che si riconosca che anche gli ideali più nobili e importanti, come la libertà di parola, debbano fare i conti con la realtà del mondo a cui vanno applicati.
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
Corriere della Sera 02/62821
La Repubblica 06/49821
Il Foglio 06/589090
Il Manifesto 06/687191
Il Giornale 02/85661
Libero 02/999666
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