Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 13/01/2015, a pag. 13, con il titolo "Non uccidiamo la speranza dei musulmani che vivono in Occidente", il commento di Orhan Pamuk.
Orhan Pamuk
"L'Europa è il cancro, l'islam la risposta"
In Turchia YOUTUBE e TWITTER sono vietati, dichiara Orhan Pamuk. Dal sindacato giornalisti, giù giù fino all' ultimo Santoro/Travaglio/Vauro non si è levata nessuna protesta. Ma la Turchia era presente domenica a Parigi !
Il mio primo impulso è quello di non analizzare le motivazioni degli uomini che hanno attaccato il Charlie Hebdo. Le notizie da Parigi, prima di tutto, hanno suscitato in me un’immensa frustrazione e tristezza, perché questo attacco è un duro colpo per quelli che, come me, credono che i musulmani possano vivere in pace accanto ai cristiani in Europa. Questo attacco è un tentativo di uccidere questa speranza.
Molti miei amici hanno lavorato per riviste satiriche turche, e così mi fecero conoscere Hara Kiri , la prima rivista di Georges Bernier e François Cavanna, poi divenuta Charlie Hebdo. Nei paesi in cui la libertà di espressione è in pericolo, c’è una forte tradizione di riviste satiriche, molte delle quali vengono acquistate dai giovani lettori. Nel mio paese, dove recentemente sono stati vietati Twitter e YouTube, queste riviste sono sempre sotto pressione. Naturalmente, qui non abbiamo avuto niente di paragonabile a ciò che è successo al Charlie Hebdo, ma molti, qui in Turchia, condividono la rabbia e la frustrazione dei francesi. In questa parte del mondo, c’è una lunga e triste storia di tentativi di mettere a tacere l’opposizione o la libertà di parola con il terrore, con omicidi o attraverso la legge: uno dei miei libri, Il libro nero , pubblicato qui a Istanbul nel 1990, racconta la storia dell’uccisione dell’editorialista di un giornale per i suoi articoli sovversivi (purtroppo la libertà di espressione è caduta a un livello molto basso in Turchia). Tutti, non solo gli scrittori, abbiamo la responsabilità di difendere la libertà di parola. Tutti dobbiamo farlo, per comunicare la nostra cultura e i mondi in cui viviamo.
Dobbiamo ergerci a difendere la libertà di parola, non importa quale. Sarebbe un grave errore collegare l’ultimo romanzo di Michel Houellebecq, dove si parla di un immaginario presidente musulmano nella Francia del 2022, con questo evento. Naturalmente dobbiamo difendere il diritto di Houellebecq di esprimersi, ma mi sembra evidente che i problemi sono separati e che l’ostilità verso il Charlie Hebdo ha una lunga tradizione. Dobbiamo ricordare l’atto orrendo che è stato compiuto, le vite che sono state perse, e rimanere saldi contro questa distruzione della libertà di parola, contro questo attacco alla creatività umana e, devo sottolineare, alla dignità umana. La tensione è andata crescendo: questo attacco ha coinciso con un aumento dell’islamofobia in Europa. Sono sicuro che l’Europa sarà attenta a non cadere nella trappola rivolgendo la sua rabbia contro tutti i musulmani. Mi auguro che non ci sia un’escalation di questi attacchi brutali, ma sono preoccupato che possa avvenire.
Traduzione di Luis E. Moriones
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