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La Repubblica Rassegna Stampa
12.01.2015 Il pericolo denunciato da Houellebecq è ormai una realtà
Abraham B. Yehoshua, intervistato da Guido Andruetto, non lo riconosce

Testata: La Repubblica
Data: 12 gennaio 2015
Pagina: 9
Autore: Guido Andruetto
Titolo: «Yehoshua: 'Non credete alla profezia di Houellebecq'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 12/01/2015, a pag. 9, con il titolo "Yehoshua: 'Non credete alla profezia di Houellebecq' ", l'intervista di Guido Andruetto a Abraham B. Yehoshua.

A.B. Yehoshua esprime opinioni legittime, ma sottovaluta il pericolo dell'islamismo in Europa. Contro questo pericolo, che ormai ha assunto i contorni nitidi di una realtà non più negabile, si alza invece la voce di Michel Houellebecq, il cui recente libro uscirà in libreria il 15 gennaio in Italia con il titolo "Sottomissione"(Bompiani ed.) 
Yehoshua invita a dialogare con i musulmani, ed è un proposito che riempie il cuore. Però per poter dialogare bisogna essere sempre almeno in due, e le organizzazioni islamiche in Europa non si sono finora neppure degnate di condannare formalmente l'attentato al supermercato kosher di Parigi. Dal dialogo, insomma, siamo ben lontani.
E' finita l'epoca dei proclami vuoti, è ora di affrontare la realtà per quella che è.

Ecco l'articolo:


A.B. Yehoshua


Michel Houellebecq e il suo recente libro "Sottomissione"

Dalla sua casa di Tel Aviv, Abraham Yehoshua risponde al telefono mentre a Parigi è in corso l'imponente manifestazione contro il terrore. E' evidente che l'intera città si sente ferita, ma la comunità ebraica parigina sembra avvertire in modo più marcato il senso di paura generato dagli attacchi della cellula jihadista. Si è trattato di due atti separati — dice il grande scrittore israeliano — quello contro Charlie Hebdo era guidato da una visione ideologica contro un giornale che opera per libertà di critica, mentre quello al negozio kosher è il risultato dello scontro in Francia tra la comunità musulmana e gli ebrei, che sono sempre presi come obiettivo, ancora di più in questo frangente a causa dell'inasprimento del conflitto in Medio Oriente.

Yehoshua, al corteo di Parigi tra i cinquanta capi di stato hanno sfilato anche Netanyahu e Abu Mazen. L'ha colpita la loro presenza fianco a fianco? Sarò sincero. No, sarei impressionato se invece di camminare insieme si sedessero intorno a un tavolo per cercare di negoziare seriamente, e se da parte dell'Europa e degli Usa ci fosse una vera pressione in questo senso. Questo va fatto. Se Netanyahu e Abu Mazen si mettessero a trattare, non dico che si risolverebbero i problemi legati ai musulmani nel mondo, ma certo si attenuerebbero le tensioni tra ebrei e musulmani in Europa.

I due milioni di persone in corteo sono la risposta al terrore, ma la tensione, soprattutto fra gli ebrei, resta alta. Crede che inizierà adesso un flusso migratorio dalla Francia verso Israele? lo parto dalla considerazione che l'immigrazione di ebrei in Israele da tutto il mondo vada sempre accolta positivamente. Qui in Israele un ebreo può realmente completare la sua identità e prendere coscienza della situazione. II problema è che molti ebrei francesi sono schierati a destra, e io temo sempre di più la creazione dello stato "binazionale" che Netanyahu ed i suoi amici stanno preparando. Quindi dico: che vengano ma per lavorare per la pace e la soluzione dei due Stati. Ossia, saranno i benvenuti, ma a patto che non vengano per insediarsi in Cisgiordania. E aggiungo: venite se siete mossi dalla volontà di raggiungere questa terra che è la nostra casa e non perché fuggite dall'antisemitismo.

Cosa devono fare invece gli ebrei che restano a Parigi per sentirsi più sicuri? Lavorare e investire sul dialogo con la comunità musulmana.

Contro il fanatismo che cosa deve fare adesso l'Europa? «Gli sforzi devono andare in due direzioni: rafforzare l'integrazione delle comunità islamiche nei diversi Stati europei e avere più rispetto della società multiculturale che è stata creata. Io naturalmente non condivido la previsione del libro di Houellebecq che dice che nel 2022 in Francia ci sarà un presidente islamico. Ma l'integrazione dei musulmani è un lavoro che va fatto. In più, lo ripeto, se si risolve il problema in Israele e Palestina può migliorare lo scenario anche nel resto del mondo e in Europa.

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