Riprendiamo dalla STAMPA e dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/01/2015, gli articoli di Francesca Paci, pag.9,Paolo Salom,pag.12
La Stampa-Francesca Paci: " Amina: gli islamisti sfruttano le donne, se vincono saremo noi le prime vittime"
Francesca Paci Amina Sboui
Se pensi alla Francia pensi alla Marianne. E se pensi alla Marianne mentre il fondamentalismo sfida la libertà pensi ad Amina Sboui, la blogger tunisina che dopo la foto a seno nudo con la scritta «il mio corpo è mio e non è l'onore di nessuno» postata su Facebook è diventata suo malgrado un'icona della primavera femminile araba. «Je suis Charlie e con la convinzione più profonda» dice Amina che sbarca nelle librerie italiane con l'autobiografia «Il mio corpo mi appartiene» (Giunti).
Perché sei Charlie?
«Charlie un giornale satirico blasfemo che passa messaggi forti attraverso disegni scioccanti: è esattamente ciò che ho fatto e faccio io».
La tua provocazione ha la forza di essere donna in un mondo tradizionale e conservatore.
«Se in Tunisia ha vinto il candidato laico Essebsi è grazie al milione di donne che, come me, ha votato per lui. In tutto il mondo arabo ci sono movimenti che s'ispirano al femminismo, è una grande novità. Penso alle saudite finite in carcere per il diritto alla guida dell'auto».
Le donne sono anche la nuova frontiera del terrore: dalle baby kamikaze di Boko Haram alla Boumeddiene, la jihadista è un frutto avvelenato dell'emancipazione?
«In generale per i terroristi la donna è solo sesso e cucina. Di colpo ora appaiono donne che impugnano le armi accanto agli uomini. E deprimente vederle impegnate nella guerra santa perché se gli islamisti dovessero vincere sarebbero le prime vittime. E la religione che le incoraggia a lottare con questi mostri. La Hayat mi pare debole, una normale come me manipolata dal marito».
C'è un parallelo tra le vignette sul profeta di Charlie e la dissacrazione che hai pagato con il carcere?
«Entrambi abbiamo criticato una certa società o setta e malgrado la grande differenza abbiamo quasi gli stessi nemici».
la domanda che oggi si fa l'Europa è se esista un islam moderato.
«La risposta è chiara, l'Europa la conosce da quando i musulmani sono arrivati qui: vivere pacificamente è possibile. Gli integralisti non rappresentano i musulmani, scioccati forse più degli europei da questi attacchi. Gli integralisti vanno esclusi dalla società, qualunque sia la loro religione. Ma escludere un'intera comunità produrrebbe più problemi che soluzioni.
Quando dici che il tuo corpo ti appartiene cosa intendi?
«Mi appartiene rispetto alla società, di cui la mia famiglia è parte, rispetto alla religione e anche rispetto a me, perché a un certo punto mi sono chiesta se quando faccio qualcosa lo faccio per me o per la società, per la famiglia o per Dio
A che punto è la Tunisia?
«La Tunisia è un esempio per gli altri paesi delle primavere arabe, una transizione pacifica e democratica dall'islamismo alla laicità. Ora siamo uno stato civile come un tempo, con una grande libertà d'espressione».
All'inizio collaboravi con le Femen, poi te ne sei andata. Perché?
«Non lo so esattamente, forse un malinteso. E solo che io non voglio avvicinarmi ai luoghi di culto e mi sono allontanata dal movimento. In questo momento penso solo che tutti debbano tornare ad agire insieme: quel che sta accadendo è pesante».
Corriere della Sera-Paolo Salom: " I musulmani non condannano per un misto di paura e di omertà"
Paolo Salom Boualem Sansal
«L'Occidente può anche rifiutarne l'idea. Ma per gli isla-misti la situazione è assolutamente chiara: loro hanno dichiarato guerra all'Occidente». Boualem Sansal, 65 anni, scrittore algerino su cui pende una condanna a morte degli integralisti, è l'autore, tra l'altro, del romanzo II villaggio del tedesco (Einaudi) e di un saggio sull'Islam politico, Gouverner au nom d'AUah (Gallimard), in cui affronta senza soggezione per il politicamente corretto la relazione tra religione e potere, tra verità assoluta e realtà sfuggente della condizione umana. Rispondendo al telefono dalla sua casa di Algeri, spiega perché, a suo avviso, i drammatici avvenimenti di Parigi non sono semplici «atti di terrorismo», per quanto efferati, e tanto meno «episodi criminali», quanto piuttosto «episodi di un conflitto in corso da tempo e capace di nuove, imprevedibili crudeltà».
Che guerra è questa che si svolge nelle strade delle città europee? Quali sarebbero gli obiettivi?
È un conflitto che ha diverse ragioni e più obiettivi. Gli islamisti ne giustificano la legittimità per i bombardamenti occidentali in Siria, in Iraq e in altre parti del mondo arabo. Ma se vogliamo fare un passo in più, scopriamo che così loro cercano di costruire un senso ilalnacclato Boualem 99 Sansal, 65 anni, e uno scrittore algerino. Non sono Da11992 semplici condanna atti di pubblicamente terrorismo: l'estremismo islamico. Per hanno questo su di lui dichiarato pende una guerra condanna a morte di appartenenza alla comunità islamica, vogliono tracciare una linea precisa tra un "noi" e un "loro", spingendo gli indecisi a schierarsi. Pensiamo alle azioni di Merah (le stragi a Montauban e Tolosa, ndr) o di Mehdi Nemmouche (l'assalto al museo ebraico di Bruxelles, ndr), e ora i massacri di Charlie Hebdo e del negozio kosher: per i giovani delle banlieues, i killer diventano degli "eroi" da imitare. O rifiutare: ma, in questo caso, rischiano di essere visti come traditori venduti all'Occidente».
Lei parla di guerra, ma c'è chi, in Europa, li considera solo atti di terrorismo... «Usano armi da guerra: kalashnikov, bombe. Sono stati addestrati al combattimento e questo portano, con estrema fierezza, nelle strade delle città d'Europa: di cos'altro si dovrebbe parlare? D'altro canto, non è nemmeno la prima volta che accade: durante la guerra d'Algeria, o più avanti, nel corso della guerra in Iraq, la battaglia è stata portata sul territorio europeo per spaventare e dividere i governi. Con risultati, dal loro punto di vista, estremamente soddisfacenti».
Ai musulmani viene oggi chiesto di denunciare queste aggressioni, di parlare chiaramente contro la violenza. È giusto farlo?
«Io credo e lo dico apertamente che i musulmani debbano denunciare gli islamisti per salvare la loro religione. Perché questi estremisti violenti stanno distruggendo l'Islam. La vera difficoltà per la comunità islamica è che le differenti in- Gli islamisti sono una minoranza che in Francia opprime chi vorrebbe integrarsi terpretazioni del Corano sono trasversali rispetto alla società. Insomma, in una stessa famiglia ci sono fratelli schierati sui due fronti: quello moderato e quello radicale. Durante la guerra civile, in Algeria, la gente aveva paura di denunciare i membri del proprio clan. Una situazione che può essere paragonata alle famiglie mafiose: nessuno parla perché non si possono toccare i parenti. E poi c'è la paura della vendetta. Così arriviamo all'omertà».
Ma perché tanto odio verso l'Occidente? In Francia ci sono 6 milioni di musulmani, la maggior parte dei quali nati e cresciuti nella République...
«In verità, gli islamisti sono una minoranza che opprime una maggioranza che vorrebbe vivere serenamente nella loro patria d'adozione. Ma seminando odio si previene l'assimilazione, si difende la "purezza" islamica. II discorso è semplice: è colpa degli occidentali, ci hanno colonizzato, noi siamo lì a lavorare, ci sfruttano. Molti alla fine maturano un sentimento di rivincita. Altri dicono: finalmente si occuperanno di noi, ora che il nostro estremismo li terrorizza».
Che cosa si può fare per arginare una contrapposizione che può portare a un punto di non ritorno?
«Non è facile ma occorre trovare il modo di liberare i musulmani dalla paura di dire quello che pensano. Dobbiamo sapere però che i nostri avversari sono uomini che non hanno timore di essere chiamati assassini».
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