mercoledi` 20 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera-Il Tempo Rassegna Stampa
08.01.2015 Charlie Hebdo: chi informa, le interviste
Paolo di Stefano intervista Umberto Eco, le dichiarazioni di Salman Rushdie, Viviana Mazza intervista 'Ala Al Aswani, intervista a Souad Sbai

Testata:Corriere della Sera-Il Tempo
Autore: Paolo Di Stefano-Salman Rushdie-Viviana Mazza-Souad Sbai
Titolo: «'Siamo in guerra fino al collo: l'Isis è il nuovo nazismo' - Il messaggio di Salman Rushdie: 'E' un'irrazionalità medievale' - 'Noi musulmani dobbiamo reagire' - 'Hanno anche provato a comprare il mio silenzio, ma io non mi vendo'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/01/2015, a pag. 17, con il titolo "Siamo in guerra fino al collo: l'Isis è il nuovo nazismo", l'intervista di Paolo Di Stefano a Umberto Eco; a pag. 17, con il titolo "Il messaggio di Salman Rushdie: 'E' un'irrazionalità medievale", le dichiarazioni di Salman Rushdie; a pag. 19, con il titolo "Noi musulmani dobbiamo reagire", l'intervista di Viviana Mazza a 'Ala Al Aswani; dal TEMPO, a pag. 6, con il titolo "Hanno anche provato a comprare il mio silenzio, ma io non mi vendo", l'intervista a Souad Sbai.


"Sharia Hebdo"

Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Paolo Di Stefano intervista Umberto Eco: "Siamo in guerra fino al collo: l'Isis è il nuovo nazismo"

Un elogio a Umberto Eco,  l'unico intellettuale italiano - non classificabile con chi ha sempre criticato l'Islam- a definire la strage di Parigi " il Nuovo Nazismo".


Paolo Di Stefano                               Umberto Eco

«Cosa deve dire un povero disgraziato di fronte a fatti simili?». Per prima cosa Umberto Eco tiene a precisare che non ha ancora letto Sottomissione , il romanzo di Michel Houellebecq, e dunque non può parlarne: «Il mondo è pieno di gente che parla di libri che non ha letto, compresi quelli che dicono di conoscere il Corano senza averlo mai aperto». Ma sulle condizioni da cui è venuta fuori la strage di Parigi, qualcosa da dire c’è, eccome: «Quel che è certo è che sono cambiate le modalità della guerra — dice Eco —, c’è una guerra in corso e noi ci siamo dentro fino al collo, come quando io ero piccolo e vivevo le mie giornate sotto i bombardamenti che potevano arrivare da un momento all’altro a mia insaputa. Con questo tipo di terrorismo, la situazione è esattamente quella che abbiamo vissuto durante la guerra». Il nuovo romanzo di Eco, Numero zero , in uscita domani da Bompiani, rientra nella categoria della fantapolitica anche se rivolto al passato recente (stagione Mani Pulite) e non al futuro prossimo come quello immaginato da Houellebecq. E non ci sono i giornalisti coraggiosi del settimanale satirico Charlie Hebdo , ma altri tipi di cronisti molto poco onorevoli. Anche il furore scatenato da un libro, come nel caso di Sottomissione , non è certo un inedito: «Figurarsi, si è verificato abbondantemente nel corso della storia dell’umanità. Anche la fatwa contro Salman Rushdie, per i suoi Versi satanici , era legata a un romanzo… E non era certo una novità. Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Ha mai visto degli animisti che hanno tentato di conquistare il mondo con le armi? Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi. Le guerre pagane, tutto sommato, erano sempre locali. Forse un po’ i Romani… Ma i Cartaginesi hanno combattuto per ragioni commerciali, non per imporre il culto di Astarte». Umberto Eco ha scritto romanzi e saggi, dal Nome della rosa alla più recente Storia delle terre e dei luoghi leggendari , con al centro le fantasie perverse (e violente) suscitate da certe opere, letterarie e no, che magari inizialmente non aspiravano a proporsi come verità assolute: «È duemila anni — dice — che prendiamo sul serio l’ Eneide : Augusto ci ha fondato sopra delle pretese piuttosto importanti. Ci sono centinaia di testi diventati fantasmi pericolosi soprattutto grazie a coloro che non li hanno letti». È condivisibile l’analogia intravista da Emmanuel Carrère, fresco autore del romanzo Il Regno (ambientato nei decenni del Cristianesimo delle origini), tra questo nostro tempo di passaggio e l’epoca che portò dalla civiltà greco-romana a quella giudeo-cristiana? «Mi pare accettabile, accade ciò che purtroppo è sempre accaduto, solo che adesso ci siamo dentro noi… Trent’anni fa, per la Repubblica , ho scritto un articolo in cui dicevo che eravamo di fronte non più a un’emigrazione come quella degli italiani in America o in Svizzera, ma a una migrazione, e le migrazioni sono globali, sono amplissime nello spazio e durano molto tempo. Già allora scrivevo che finché non si fosse arrivati a un nuovo equilibrio, si sarebbe versato molto sangue. La civiltà occidentale, che abbia o no la forza di sostenersi, sta facendo fronte a un processo colossale di migrazione, così come è accaduto secoli fa alla romanità». Il paradosso di cui parla Houellebecq è che il mondo musulmano dal punto di vista sociale è più vicino alla destra estrema che vorrebbe respingerlo con tutte le forze. «Non mi pare giusto che si dica genericamente “musulmani”, come non sarebbe stato corretto giudicare il Cristianesimo sulla base dei metodi utilizzati da Cesare Borgia. Ma certo lo si può dire dell’Isis, che è una nuova forma di nazismo, con i suoi metodi di sterminio e la sua volontà apocalittica di impadronirsi del mondo». La prospettiva che la civiltà occidentale in crisi, erede decaduta della cultura dei Lumi, possa un giorno allearsi con i Paesi arabi, è dunque tutt’altro che una visione fantapolitica confinata nei romanzi? «La fusione di civiltà è una possibilità che può verificarsi grazie alle migrazioni. Quando in Italia ci saranno 50 milioni di extracomunitari e solo 10 milioni di italiani, avverrà, forse, quel che è avvenuto duemila anni fa. Del resto è già successo chissà quante volte, in Asia o altrove: i mongoli in Cina eccetera». Non si può negare che questa previsione fa paura, a pensarla oggi: «È chiaro che tutti i grandi cambiamenti ci terrorizzano. Ma sa, a me tutto sommato resta poco, però ho dei nipoti, e mi auguro che imparino a vivere in queste prospettive. E poi in fondo sarebbe terrorizzante anche immaginare un outlet al posto del Duomo». Questa in effetti è una visione che potrebbe anche materializzarsi: «Certo, e qualcuno ne sarebbe sicuramente contento».

CORRIERE della SERA - Salman Rushdie: "Il messaggio di Salman Rushdie: 'E' un'irrazionalità medievale"


Salman Rushdie

«Sto al fianco di Charlie Hebdo, come tutti dobbiamo essere, per difendere l’arte della satira che è stata sempre una forza di libertà e contro la tirannia, la disonestà e la stupidità». Così Salman Rushdie ha condannato sul sito di Pen, associazione inglese di scrittori per la libertà di espressione, l’attacco al settimanale francese (e su Twitter ha rilanciato l’hashtag #JeSuisCharlie). «La religione, forma medievale di irrazionalità, quando si combina con le armi moderne diventa una reale minaccia alle nostre libertà», dice lo scrittore angloindiano contro cui l’ayatollah Khomeini emanò nell'89 una fatwa di condanna a morte per «blasfemia nei confronti dell’Islam» con I versetti satanici .

CORRIERE della SERA - Viviana Mazza intervista 'Ala Al Aswani: "Noi musulmani dobbiamo reagire"


Viviana Mazza                 'Ala Al Aswani

«Questi criminali sono pericolosi per tutti, per noi egiziani quanto per i francesi». Lo scrittore ‘Ala al-Aswani, autore di romanzi acclamati in Europa — e in modo particolare in Francia — tra cui «Palazzo Yacoubian» e «Chicago» (editi in Italia da Feltrinelli), nei quali affronta anche la realtà dell’estremismo, parla al telefono dal Cairo. Ha appena visto in tv le immagini del massacro in Francia. «Mi sono sentito male. Avevo incontrato quei caricaturisti a una cena a Parigi, li ho riconosciuti. Conosco il loro giornale: so che si pone come obiettivo quello di spezzare i vincoli alla libertà di espressione. Questo è un barbaro attacco alla civiltà».

Questo attentato aumenterà i sospetti nei confronti dei musulmani in Europa? «Potrebbe succedere, ma non dovrebbe, non è giusto. Se stiamo parlando di civiltà, va fatta giustizia e vanno puniti tutti coloro che sono responsabili, ma non chi non lo è. Anch’io, che sono musulmano, sono stato attaccato dai fanatici. Nell’ottobre 2013 ho rischiato d’essere ucciso all’Institut du Monde Arabe di Parigi: stavo parlando di letteratura, presentavo il mio libro “Cairo Automobile Club”, quando qualcuno mi ha accusato di essere contro l’Islam. Io ho replicato che non è vero. Erano della Fratellanza musulmana: “Hai tradito la rivoluzione”, hanno gridato e hanno iniziato a lanciare oggetti, rompendo un vetro sopra la mia testa. Non so cosa sarebbe successo a me e al mio interprete francese di 72 anni, se non fossero intervenuti i poliziotti: ci hanno spinti in uno scantinato e hanno riportato l’ordine. Ci hanno salvati. Anche in Egitto sono stato attaccato dai fanatici due volte, una delle quali mentre una troupe francese mi intervistava e un’altra nella mia clinica odontoiatrica. Quel che voglio dire è che i fanatici sono pericolosi per noi quanto per l’Occidente».

La libertà di espressione sia da difendere anche quando offende la religione? «La mia opinione personale è che non ci debba essere alcun limite alla libertà di espressione, anche se offende i princìpi di altre persone. Se non ti piacciono quelle caricature, non comprare quel giornale. E se credi che i tuoi diritti siano stati violati, puoi denunciare i giornalisti in tribunale. Ma gli estremisti religiosi, come d’altro canto i fascisti, non sono di quest’idea. In ogni caso, questo è un tema di cui potremmo dibattere fino a domani, ma c’è un’enorme differenza tra discutere e uccidere qualcuno perché ha scritto qualcosa».

Ha sentito parlare del libro di Houellebecq, «Sottomissione»? Immagina una Francia governata nel 2022 dai Fratelli musulmani e l’imporsi di un nuovo ordine sociale. «Ho letto alcuni articoli scritti sul libro: si tratta di fiction e ognuno ha il diritto di immaginare quel che vuole. L’unica cosa su cui non sono molto d’accordo è usare l’Islam come termine collettivo, perché non lo è, perché il problema è il wahhabismo, che è cresciuto in Arabia Saudita per quarant’anni grazie ai soldi del petrolio e che è stato sottovalutato dai governi occidentali. Nel mio Paese, alla fine degli anni Settanta, la maggior parte dei musulmani erano tolleranti. Chi si dichiarava apertamente “non credente” non aveva problemi. Negli anni Trenta fu pubblicato un famoso libro intitolato “Perché sono ateo?”, di Ismail Adham. Fu distribuito, venduto. La reazione? Un autore religioso replicò con un altro libro: “Perché credo in Dio”. Eravamo musulmani anche allora. Il problema non è l’Islam, è l’Islam wahhabita: questa è la base ideologica del terrorismo. I wahhabiti considerano infedeli non solo i cristiani e gli ebrei, ma anche i musulmani liberal che non condividono le loro idee: anzi i musulmani progressisti sono anche più odiati, perché possono avere un’influenza maggiore su altri musulmani».

Pensa che l’Europa continuerà a subire simili attentati per mano di fanatici? «Molto dipende dall’atteggiamento dei governi. Ci sono due livelli: quello della sicurezza e quello dell’ideologia. Per quanto riguarda la sicurezza, bisogna applicare la legge contro chi ha commesso questi crimini ed evitare di usare forza eccessiva contro degli innocenti solo perché hanno un nome e un aspetto arabo: questo non farebbe che alimentare il fanatismo. Sul piano ideologico, la maggior parte delle moschee in Occidente sono sponsorizzate da gruppi wahhabiti. C’è una seconda generazione di musulmani, nati in Francia, che è problematica, perché si sentono maltrattati e discriminati dal governo: è sempre possibile trovare delle soluzioni, ma quando questi giovani senza lavoro e frustrati vanno in moschea al venerdì e l’imam dice loro che chiunque non segua le regole dell’Islam è un infedele, quando viene alimentata la paranoia che l’Occidente sia contro la nostra religione, questa visione wahhabita dell’Islam può essere molto pericolosa. Penso che quello che si dovrebbe fare è verificare con attenzione quale educazione religiosa viene impartita nelle moschee d’Europa».

Che cosa possono fare i musulmani? «Poco fa ho chiamato il mio editore francese, Actes Sud, per esprimere la mia solidarietà e chiedere di pubblicare a mio nome una condanna di quest’atto barbarico. È un mio dovere in quanto scrittore conosciuto in Europa e nato musulmano».

IL TEMPO - Intervista a Souad Sbai: "Hanno anche provato a comprare il mio silenzio, ma io non mi vendo"


Souad Sbai

Souad Sbai, ex parlamentare di Forza Italia, è presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia. Cosa pensa dell'assalto al giornale Charlie Hebdo? «Ferma condanna senza se senza ma per questo atto criminale, ideologico e religioso. È arrivata l'ora che l'Occidente apra gli occhi su questo fenomeno criminale che è anche militare. Non è più l'estremismo fai da te delle moschee, qui si tratta di veri e propri commandi composti da persone preparatissime e pericolosissime. Sottovalutare la loro forza e la loro crudelta è da ignoranti. Bisogna che tutta l'Europa si unisca per affrontare il tema del terrorismo».

L'Italia corre il rischio di attentati come è successo in Francia? «Spero che per il nostro Paese non ci sia alcun rischio. Bisogna stare attenti al futuro, però, a quelli che vanno in Siria, ai piccoli gruppi di cellule in sonno. Non credo che in Italia siamo al livello di ciò che è accaduto a Parigi, sembrava di vedere un film».

Lei ha paura per la sua incolumità? Dopo tutto è una delle persone che ha ricevuto numerose minacce da parte degli integralisti. «Chi ha subito tante minacce è chiaro che è preoccupato, direi una bugia se affermassi il contrario. Certo non sono il tipo che si vende, anche se hanno provato a comprare il mio silenzio offrendomi molti soldi. Oggi ho l'occasione per dire, dopo aver denunciato il fatto alle autorità, che non sono in vendita. La libertà è sacra e non si compra. Oggi si piange per queste persone morte. Domani forse, se non si corre ai ripari, non riusciremo nemmeno a piangere».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera e al Tempo, telefonare:
Corriere della Sera 02/62821
Il Tempo 06/675881
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@corriere.it
http://www.iltempo.it/section/index.aspx?action=contattaci

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT