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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
08.01.2015 Charlie Hebdo: Visto da Israele
Commenti di Maurizio Molinari, Fiamma Nirenstein

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Maurizio Molinari - Fiamma Nirenstein
Titolo: «Così i nuovi estremisti islamici hanno portato la jihad in Francia - Quell'esecuzione è il simbolo dell'orrore puro»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/01/2015, a pag. 4, con il titolo "Così i nuovi estremisti islamici hanno portato la jihad in Francia", il commento di Maurizio Molinari; dal GIORNALE, a pag. 1-5, con il titolo "Quell'esecuzione è il simbolo dell'orrore puro", il commento di Fiamma Nirenstein.


Maometto: "E' dura essere amato da dei coglioni"

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Così i nuovi estremisti islamici hanno portato la jihad in Francia"


Maurizio Molinari

Con la strage di giornalisti nella redazione di «Charlie Hebdo» gli integralisti hanno portato la jihad nel cuore della Francia, aprendo quella che punta ad essere una campagna di terrore nel cuore dell’Europa. Gli autori, secondo fonti dell’antiterrorismo europee confermate da «Le Point», sono Chérif Kouachi e Said Kouachi due franco-algerini di 32 e 34 anni tornati quest’estate in patria dalla Siria, entrambi nati a Parigi, che hanno avuto come fiancheggiatore un terzo uomo, Hamid Mourad, un ragazzo di 18 anni che secondo alcuni documenti ritrovati in serata frequenterebbe ancora la scuola e sarebbe cresciuto – come i suoi più esperti compagni – nella banlieue di Parigi.

I veterani delle brigate
I killer sono dunque dei veterani delle «Brigate francesi» create dallo Stato Islamico (Isis) per raccogliere ed inquadrare i circa 500 volontari transalpini giunti in Siria ed Iraq negli ultimi due anni.
Uno di loro fu non a caso al centro di indagini nel 2008 sui volontari jihadisti che partivano dal XIX arrondissement. Le «Brigate», create su base linguistica, sono le stesse a cui appartiene Abu Salman al-Faranci, che lo scorso 19 novembre ha mostrato il volto in un video realizzato da «Al Hayat» - il centro di nuovi media del Califfato - gettando in un falò il passaporto francese per poi rivolgersi ai correligionari in patria invitandoli a «portare il terrore nelle case degli infedeli» al fine di «non farli dormire di notte», suggerendo gesta come l’«avvelenamento dei cibi».
Il video di sfida seguì di pochi giorni quello precedente sull’esecuzione dell’ostaggio Peter Kassing nel quale per la prima volta jihadisti francesi e britannici mostravano il volto mentre decapitavano dei soldati siriani, dimostrando di non temere conseguenze. Si tratta di un crescendo di esposizione dei jihadisti europei da parte del Califfato che, in meno di due mesi, ha portato al blitz contro «Charlie Hebdo» messo a segno con efficienza militare e nervi saldi.
A suggerire la genesi della campagna europea era stato lo stesso Califfo, nel discorso pronunciato dopo essere sopravvissuto ai raid Usa su Qaim, quando in un messaggio audio chiese alle cellule all’estero di «far esplodere i vulcani della Jihad sotto il terreno dei nemici» ovvero dei Paesi che partecipano alla coalizione anti-Isis guidata dagli Usa.

L’Antiterrorismo
Per Richard Barrett, ex capo dell’Unità antiterrorismo dell’Onu, «il Califfo ha deciso di colpire all’estero in risposta agli attacchi della coalizione» aprendo un nuovo fronte della Jihad che ha due obiettivi complementari: far franare la coalizione e reclutare negli ambienti salafiti in Europa per aumentare gli attacchi.

Al Qaeda e l’Isis
Ma non è tutto perché, secondo testimoni della strage citati da «20Minutes», i killer avrebbero detto «Siamo Al Qaeda in Yemen» indicando l’appartenenza ad uno dei rami ancora solidi della vecchia Al Qaeda, guidata da Ayman al-Zawahiti in Pakistan. Non si può dunque escludere che l’attacco sia frutto della cooperazione fra Al Qaeda e Stato Islamico che, dopo un lungo periodo di rivalità, hanno iniziato a operare assieme in Siria attraverso Al-Nusra per volontà di Al-Zawahiri.
A suggerire la convergenza fra le maggiori matrici del jihadismo sunnita c’è anche la scelta dell’obiettivo perché «Charlie Hebdo» era stato nel 2012 oggetto di una fatwa di Mir Faroq Husseini, leader taleban afghano - gli alleati storici di Bin Laden - accompagnata dalla promessa di 400 mila dollari per chi avesse «fatto giustizia» del settimanale reo di «offese al Profeta Maometto».
Una terminologia ripresa da Abu Hamza Shruri, esponente del Califfato, che poco dopo la strage parigina ha dichiarato ad un sito islamico: «Abbiamo iniziato a vendicarci in nome del Profeta. Ed è solo l’inizio».

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Quell'esecuzione è il simbolo dell'orrore puro"


Fiamma Nirenstein

La frase di Bertolt Brecht «beato il Paese che non ha bisogno di eroi» non ha mai funzionato. È solo un'esibizione di correttezza politica. Da quando il terrorismo islamista attacca con la sua sete di sangue, è ancora meno vera. Da ieri, purtroppo, abbiamo dodici nuovi eroi: due poliziotti, dieci giornalisti. Sono morti per noi. Una foto insopportabile ci mostra nell'ultimo momento della sua vita uno dei poliziotti che hanno tentato di fermare i delinquenti che hanno «vendicato Maometto» uccidendo tutto lo staff di Charlie Hebdo. L'uomo di 42 anni, di nome, ironicamente, Ahmed, alza disperato le mani davanti al viso cercando di fermare il colpo che lo ucciderà senza pietà. I suoi assassini non conoscono altra logica di quella del fanatismo, dello Stato islamico, della giusta morte degli infedeli. Sono uomini che tagliano la testa di altri esseri umani. Gli altri eroi che non dimenticheremo mai sono i disegnatori uccisi. Come Salman Rushdie, come Theo Van Gogh, sono stati inseguiti per anni da una condanna a morte, e presi di sorpresa in un luogo che ogni giornalista considera suo per confidenza e sicurezza: la riunione di redazione. «Charb» non aveva accettato la richiesta del governo di essere cauto, sapeva cosa rischiava. Anche Ahmed sapeva di affrontare assassini ben armati... e ha cercato lo stesso di fermarli. La loro preparazione e la loro flemma appaiono tali da cancellare per sempre l'idea del «lupo solitario» mezzo pazzo. Gli eroi uccisi ieri erano tutti combattenti della battaglia della libertà, contro quelli che «amano la morte più di quanto noi amiamo la vita». Se lasceremo che costoro seguitino ad agire senza una forte reazione si espanderanno sorprendendo e terrorizzando perché il loro scopo non è obliterare il confine Siria-Irak, ma conquistare il mondo distruggendo gli infedeli. Il simbolo è forte e chiaro: chi è più infedele di un giornalista che disegna nudo qualsiasi re, cristiano, ebreo, musulmano... e osa disegnare Maometto senza pantaloni?

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