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Corriere della Sera-La Repubblica Rassegna Stampa
06.01.2015 Iran: chi comanda è sempre Khamenei, il referndum è una presa in giro dell'Occidente
Croinaca di Francesco Battistini, Giampaolo Cadelanu intervista Shirin Ebadi

Testata:Corriere della Sera-La Repubblica
Autore: Francesco Battistini-Giampaolo Cadalanu
Titolo: «Referendum sul nucleare-Ma a Teheran contano solo gli ayatollah, decideranno loro»

Continua la commedia dell'Iran moderato con la truffa del rewferendum 'popolare'. L'occidente ci casca, così come la maggior parte dei media, ma non chi l'Iran conosce bene, come rivela l'intervista a Shirin Ebadi su REPUBBLICA di oggi, 06/01/2015, a pag.15. Dal CORRIERE della SERA, a pag.13, riprendiamo invece l'articolo dal titolo più possibilista di Francesco Battistini. 

Corriere della Sera-Francesco Battistini: " Referendum sul nucleare, il presidente iraniano si appella al suo popolo"

 
Francesco Battistini     Ayatollah Khamenei

Volete voi l'accordo col Grande Satana? «Sono 36 anni che la nostra Costituzione prevede i referendum, eppure non ne abbiamo mai fatti...». Davanti agli economisti di Teheran, un congresso d'orecchie ben aperte per la preoccupazione e di bocche spalancate per la sorpresa, Hassan Rouhani domenica ha dosato bene le parole: «L'esperienza dimostra che il nostro Paese non può avere una crescita sostenibile, se è isolato...», ha attaccato il presidente iraniano. In sala s'è fatto il silenzio. «Gli ideali della nostra rivoluzione del 1979 non sono legati alle centrifughe atomiche: sono legati ai nostri cuori, ai nostri cervelli, alla nostra determinazione...». Qualcuno ha iniziato ad agitarsi sulla sedia. «Per una volta, vorrei vedere che cosa succederebbe se le nostre questioni principali non fossero sottoposte a un voto parlamentare...». Brusii, qualche battimano: «Sono materie che hanno un impatto sulla vita quotidiana del popolo. Vorrei vedere, se fossero sottoposte a referendum...». L'applauso finale è stato lungo, liberatorio. Un referendum sul nucleare. Una bomba, nella teocrazia delle decisioni dall'alto. Rouhani ci prova. E sfida i falchi del Parlamento e i Guardiani della Rivoluzione, che il 15 gennaio lo vogliono far sedere al nuovo round negoziale di Vienna solo se i 5 + 1 (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania) tolgono le sanzioni che schiacciano il Paese. L'embargo internazionale ha trascinato l'Iran al 20% d'inflazione e a sforare il bilancio del 6%, ma ottenere che il mondo lo levi è «quasi impossibile», come spiega un analista del Financial Times: il crollo del petrolio sta peggiorando la situazione, con un budget statale che prevedeva d'avere a marzo il greggio a ioo dollari e si ritrova, invece, a dover vendere 50 dollari il barile. Saper bene che gli Usa hanno rotto l'asse politico con l'Arabia Saudita, grande nemico dell'Iran; ricordare però che ci sono sia i sauditi che gli americani a premere verso il basso il prezzo dell'oro nero; intravedere una via d'uscita nell'accordo atomico con gli Usa, per spiazzare proprio Riad: è nel calcolo di tutto ciò che il conservatore pragmatico Rouhani si muove. Potendo contare anche sul consenso di Khamenei: «Difendere la Rivoluzione vuol dire comprendere le realtà politiche», ha raccomandato mesi fa la Guida suprema, quando ha parlato anche d'«indulgenla eroica» verso gli stranieri. «Aprire agli investimenti stranieri è il nostro obbiettivo», gli ha fatto eco domenica il presidente. E se fino al 3o giugno c'è tempo per raggiungere un accordo con l'Occidente sulle centrifughe, e chiudere l'era nera di Ahmadinejad e di quelle «scelte che ci hanno portato all'isolamento», perché no? L'applauso della sala è stato un pre-referendum. «Ithodahafez», l'hanno salutato gli economisti: che Dio ti guardi.

La Repubblica-Giampaolo Cadalanu: " Ma a Teheran contano solo gli ayatollah, decideranno loro"


Giampaolo Cadalanu          Shiin Ebadi

 Shirin Ebadi è scettica sul "nuovo corso" di Teheran. Nella Repubblica islamica. dice l'avvocatessa premio Nobel per la pace nel 2003, tutto resta sotto il controllo dell'ayatollah Ali Khamenei.
 Il presidente Rouhani ha suggerito la possibilità di sottoporre l'accordo sul programma nucleare a referendum popolare, per superare l'opposizione dei fondamentalisti Che ne pensa?
«Rouhani non ha parlato specificamente di energia nucleare, ha detto in modo vago che secondo la Costituzione iraniana si può fare un referendum su questioni importanti. In realtà secondo l'articolo 177 della Costituzione il referendum è possibile solo con il consenso della Guida suprema. E parlando di energia nucleare Rouhani aveva già dichiarato più volte che la decisione finale spetta a Khamenei. Se il leader rigetta la proposta di referendum, non succede niente». Insomma, il potere reale del presidente è molto limitato?
«Secondo la Costituzione tutti i poteri sono in mano a Khamenei, il presidente ha pochissimi poteri. Per questo motivo il presidente Khatami — che pure era un progressista — ha cercato di reali77are i suoi programmi per otto anni, ma non ha concluso nulla».
Ma Rouhani è stato eletto con il sostegno di Khamenei
«Sì, ma senza il permesso della Guida suprema non può fare niente».
Secondo lei, ilpopolo iraniano sceglierebbe la fine dell'isolamento internazionale o invece resterebbe legato a una logica nazionalista, difendendo il programma nucleare fino alla fine?
«
La maggioranza del popolo iraniano vuole uscire dall'isolamento, vuole che finiscano le sanzioni. E comunque la maggioranza è contraria alle politiche del regime, per questo motivo nel giugno 2009 ci sono state le proteste e manifestazioni che hanno portato agli arresti domi-ciliari di oppositori come Mir Hossein Mousavi e Mehdi Kar roubi. La gente ha votato Rouhani perché fra le sue promesse elettorali c'era anche la liberazione di loro due, ma la Guida suprema non era d'accordo..
Le sanzioni economiche hanno colpito duramente il popolo iraniano?
«Le sanzioni hanno danneggiato molto la popolazione. In più, adesso è sceso il prezzo del petrolio, e questo ha reso il popolo iraniano ancora più povero. Quindi la gente vuole che questo accordo arrivi al più presto possibile, per mettere fine alle sanzioni. Però ci sono anche persone chehanno approfittato dellesanzioni per diventare molto ricche, è chiaro che loro sono contro ogni genere di accordo
Quanto è grande il potere dei fondamentalisti e dei pasdaran nel Paese? «Hanno un grande potere: non solo politico, ma anche militare e soprattutto economico».
Ma esiste ancora in Iran quello che in Occidente si chiama società civile? «Certo, in Iran c'è una società civile, ma il regime la reprime duramente, soprattutto dopo le manifestazioni del 2009. Hanno chiuso la mia Ong, insieme a tante altre
Com è la situazione dei diritti umani in questo momento?
«In Iran la violazione dei diritti umani è una pratica costante. Gli abusi sono talmente tanti che l'Onu ha deciso di indicare un osservatore speciale. Ma il regime fino ad oggi non ha permesso all'osservatore di entrare nel Paese. Però attraverso le informazioni che gli arrivano dalla gente e dagli attivisti, questo inviato ha potuto ricostruire quello che accade in Iran. E nelle sue relazioni si parla di violazioni molto gravi. Il numero di esecuzioni capitali è molto alto, ogni giorno vengono giustiziate tre persone. Restano comuni le discriminazioni di genere, quelle in base alla religione, e la censura è molto forte».
Quando si parla di questi temi i funzionari di Teheran in genere rispondono che l'Iran è una repubblica islamica, e non diventerà uno stato liberale occidentale. Lei che ne pensa?
«Come tutte le religioni, l'islam può avere diverse interpretazioni: c'è l'islam dei Taliban e quello della Tunisia. Anche quello che c'è scritto nel Corano va compreso: quello che regola il rapporto fra l'individuo e Dio, con la preghiera e il digiuno, dev'essere accettato così com'è. Ma ciò che regola il rapporto fra persone e società va adattato ai tempi. È vero che si parla di taglio della mano ai ladri, ma questo era riferito ai tempi in cui non esistevano le carceri. La sostanza è solo che rubare è male»

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