Scomparso Umberto De Giovannangeli con L'UNITA', Michele Giorgio non soffre di solitudine, Il MANIFESTO e ILSOLE24ORE con Ugo Tramballi sono ormai diffcili da distinguere l'uno dall'altro. Le firme sono infatti intercambiabili.
Non stupisce il quotidiano comunista, se non altro coerente con la propria ragione ideologica, continuiamo invece a chiederci come sia possibile che il quotidiano di Confindustria tenga una posizione così stupidamente ostile nei confronti di Israele. Il Manifesto/Stürmer deve allora decidersi, se gli ebrei controllano l'economia mondiale, come sosteneva la buonanima di Hitler, allora occore dire chiaramente che sono una una maniga di masochisti, permettendo al quotidiano che li rappresenta di svolgere una politica così ferocemente, stupidamente ostile a Israele.
Oggi, 03/01/2015, Il MANIFESTO a pag. 7, IL SOLE24ORE a pag. 12
Il Manifesto-Michele Giorgio: " Crimini israeliani, il dado è tratto"
Michele Giorgio
Non sapendo più che pesci pigliare, dopo le varie sconfitte subite dall'Anp, ecco cosa scrive il quotidiano comunista nel richiamo in prima pagina: " Crimini di guerra, Abu Mazen ora fa sul serio ". Prima scherzava ?
GERUSALEMME I1 dado è tratto. L'ambasciatore palestinese al Palazzo di Vetro, Riyad Mansour, ha depositato ieri all'ufficio legale dell'Onu i documenti per accedere a 14 convenzioni e trattati, tra cui lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Il presidente Abu Mazen non è tornato indietro e ha confermato quanto annunciato, e firmato in diretta televisiva, dopo la bocciatura a fine anno, da parte del Consiglio di Sicurezza, della risoluzione palestinese che chiedeva il ritiro entro tre anni di Israele dai territori che ha occupato nel 1967. Mansour ha precisato che lo Stato di Palestina chiede che siano indagati i crimini di guerra commessi da Israele a partire dallo scorso 13 giugno, in particolare a Gaza. Ma, ha aggiunto, non esclude di chiedere che il procedimento venga allargato a tutte e tre le offensive militari che Israele ha lanciato contro Gaza a partire dalla fine del 2008: Piombo Fuso, Colonna di Difesa e Margine Protettivo. Anche la colonizzazione israeliana, ha concluso Mansour, rientra nei crimini di guerra. Il capo negoziatore dell'Olp, Saeb Erekat, ha comunicato che la richiesta di adesione sarà accolta tra 60 giorni. Il passo palestinese potrebbe innescare le ritorsioni discusse dal governo Netanyahu. Voci non confermate parlano di ulteriori restrizioni per i palestinesi nei Territori occupati e del congelamento dei permessi speciali accordati ai dirigenti dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Netanyahu l'altro giorno ha affermato che i palestinesi hanno da temere più di Israele da una indagine su crimini di guerra, alla luce di quella che ha definito "d'alleanza" tra l'Anp e il movimento islamico Hamas. In realtà Netanyahu sa che i palestinesi sono in grado, sulla base di rapporti e inchieste internazionali, di far mettere sotto indagine Israele in relazione al comportamento delle sue Forze armate. Per questa ragione ha annunciato che proteggerà in ogni sede i suoi soldati e ufficiali. Oltre alle sanzioni israeliane, Abu Mazen e l'Anp potrebbero subire anche quelle statunitensi. Washington che ha condannato la decisione palestinese di aderire alla Cpi, versa annualmente nelle casse dell'Anp circa 400 milioni di dollari. Un taglio dei finanziamenti potrebbe essere preso subito in considerazione dal nuovo Congresso, controllato dai Repubblicani, fortemente filo israeliano. Una nuova legge prevede che nessun finanziamento Usa potrà essere dato ai palestinesi se questi agiranno per far indagare cittadini israeliani per presunti crimini di guerra. Negli ultimi mesi membri repubblicani e democratici del Congresso hanno chiesto ripetutamente il congelamento dei finanziamenti all'Anp. Secondo fonti di Ramallah la leadership palestinese non sarebbe particolarmente preoccupata da queste possibili ritorsioni poiché i fondi Usa finiscono in gran parte negli apparati di sicurezza dell'Anp. Tagliandoli gli Usa finirebbero per colpire proprio le strutture che più apertamente cooperano con i servizi segreti israeliani.
IlSole24Ore-Ugo Tramballi: "La lunga strada verso l'Aja"
Ugo Tramballi
Tramballi scrive "..questo conflitto, il più lungo della storia moderna e, per i sani di mente, il più insensato. " Peccato che non specifichi che il conflitto è nato e continua su iniziativa arabo-palestinese, Israele non ha fatto altro che difendersi. Capiamo che a Tramballi dispiaccia il risultato, sicuramente si sarebbe trovato più a suo agio nel commemorarne i defunti se gli israeliano fossero stati sterminati, ma così non è andata, se ne faccia una ragione, invece di disinformare i lettori del Sole.
La sua interpretazione del voto Onu va al di là di qualsiasi giudizio, è soltanto ridicola, Tramballi che si autoproclama interprete dell'ambasciatrice Usa all'Onu ! Il tono usato nei confronti di Netanyahu è indegno di un giornale serio, il SOLE24ORE riconferma con questo pezzo di Tramballi di non esserlo.
Dopo attento studio e scrupolosi accertamenti, ieri gli esperti del ministero della Difesa d'Israele hanno decretato che quella dell'estate scorsa a Gaza fu guerra. Con 50 giorni di combattimenti e 67 soldati uccisi (più cinque civili fra cui un bambino) "Soglia di protezione" non poteva essere considerata solo un'operazione militare. Nelle statistiche dei conflitti è l'ottava combattuta da Israele contro gli arabi, a partire dal 1948. E tuttavia sorprendente che sia ufficialmente la prima israelo-palestinese. Alla fine, dopo circa un secolo di rivolte, terrorismi, 48 anni di occupazione, intifade e controintifade, inutili battaglie nella striscia di Gaza, israeliani e palestinesi hanno la loro guerra accertata. Probabilmente con 2.100 morti, 500 dei quali bambini (e 4mila razzi lanciati contro Israele), i palestinesi non avevano mai pensato che "Soglia di protezione" non lo fosse. E l'ultimo tassello dell'incredibile ma vero di questo conflitto, il più lungo della storia moderna e, per i sani di mente, il più insensato. Così insensato da non avere vie d'uscita, come dimostrano gli avvenimenti di questi ultimi giorni. All'inizio della settimana il Consiglio di sicurezza Onu aveva respinto per un solo voto una risoluzione presentata dall'Autorità palestinese di Abu Mazen. Si proponeva di proclamare lo Stato palestinese e terminare l'occupazione israeliana entro il 2017. Una rappresentazione dell'insensatezza di questo conflitto è stata anche la dichiarazione di Samantha Power, l'ambasciatrice americana all'Onu, che pure aveva votato contro la risoluzione: «Il voto non deve essere visto come la vittoria di uno status quo insostenibile ma come una sveglia». Power dunque riconosceva l'errore di avere votato contro e allo stesso tempo ribadiva la posizione americana sempre e comunque a favore d'Israele. Lo status quo della questione palestinese è insostenibile ma in alternativa alla proposta palestinese non c'è nulla. Nessun negoziato, nessuna volontà israeliana di riprenderlo, nessun tentativo americano di spingere Bibi Netanyahu a farlo. Ci sono solo le elezioni israeliane di metà marzo nelle quali il premier potrebbe rivincere: due giorni fa ha conquistato facilmente le primarie del Likud, il suo partito di destra. Persa la battaglia del Consiglio di sicurezza, Abu Mazen ha ripreso la battaglia su un altro fronte, iniziando le pratiche di ammissione alla Corte criminale internazionale dell'Aja. Nella sua condizione di "Stato osservatore non membro", l'Autorità palestinese può chiedere di entrare nelle agenzie Onu. Giusto o sbagliato che sia, mossa pragmatica o radicale, non si può pretendere che i palestinesi restino ad aspettare che gli americani, gli israeliani o entrambi si decidano a fare scelte coraggiose. Netanyahu, che non ha mai smesso di trattare allo stesso modo Abu Mazen a Ramallah e Hamas a Gaza, è andato su tutt e le furie. Il timore è che,entrando nella Corte, i palestinesi chiedano la condanna dei militari israeliani per crimini di guerra commessi a Gaza. Nella sua nevrotica convinzione che il mondo sia interamente abitato da antisemiti, Netanyahu non tiene conto che i palestinesi potrebbero non essere ammessi alla Corte; né che i suoi giudici siano disposti così facilmente a diventare strumenti politici dell'Autorità palestinese.
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